Il leggendario musicista, già noto per il suo impegno politico, si è espresso in un videomessaggio a proposito del "razzismo sistemico" negli USA e della necessità di andare a votare per cambiare le cose
Tra le tante star dello spettacolo che in queste settimane si sono fatte sentire a proposito della questione razziale a seguito dell'uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto, non poteva certo mancare Stevie Wonder. Il musicista 70enne, già noto per il suo impegno politico, si è espresso sull'argomento in un lungo videomessaggio su Twitter che ha ottenuto numerose condivisioni.
Wonder ha parlato dell’attuale situazione politica, di Donald Trump (contro il quale aveva già protestato in passato) e del “razzismo sistemico” che a suo parere deve finire, al pari della violenza della polizia e dell’oppressione economica dei neri americani.
Il cantante vincitore di 25 Grammy Awards e un premio Oscar ha parlato anche del Juneteenth, la festività che il 19 giugno celebra l’emancipazione dalla schiavitù degli afroamericani. Nota anche come Freedom Day o Emancipation Day, questa ricorrenza è particolarmente sentita dalla comunità nera americana ed è anche riconosciuta ufficialmente dalla gran parte degli Stati Uniti d’America. Ma, si è lamentato Wonder, non lo è in North Dakota, South Dakota e nelle Hawaii.
“Come è stato celebrare la libertà quando ancora si sta lottando per essa?”, ha domandato Stevie Wonder, per poi raccontare come ci siano voluti ben 18 anni perché il Martin Luther King Day fosse riconosciuto come festa nazionale. Ma, con l’impegno degli attivisti, oggi il terzo lunedì di gennaio è ufficialmente dedicato a ricordare questa figura così importante.
L’artista, che nel suo discorso ha citato il suo celebre brano Visions e il movimento Black Lives Matter, ha poi concluso il suo appello incitando le persone ad andare a votare, per fare la differenza. “Il futuro è nelle vostre mani”, ha affermato Wonder, “Abbiamo il potere di votare e cambiare le cose”.