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Rocco Hunt canta il ritorno alla vita con Sultant'a Mia: l'INTERVISTA

Musica

Fabrizio Basso

Dopo un lungo periodo di lockdown, in cui non è stato possibile per le persone stare insieme, questo Sultant'a Mia di Rocco Hunt arriva come una liberazione. L'INTERVISTA

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L'abbraccio, questo dimenticato. Nella realtà ma non nei pensieri. E dunque appena la fase 2 (TUTTO SUL CORONAVIRUS) ci ha permesso di avvicinarci alle persone amate e ai parenti per un vigoroso abbraccio. Questo momento Rocco Hunt, con la sua sensibilità, lo ha trasformato in canzone, Sultant'a Mia, che è il suo nuovo singolo. Lanciato sulla chat messenger in pochissimo tempo è diventata virale, un inno alla ritrovata vicinanza (ma rispettosa delle regole). Ne abbiamo parlato al telefono.

Rocco ancora una volta hai fotografato l'attimo.
Mi sono subito messo all’opera, il brano è frutto della quarantena e ora sono felice che la situazione si stia sbloccando.
Sei positivo?
Sta andando benissimo, significa che la gente ha voglia di musica, di ripartire e dimenticare.
Resteremo più umani o torneremo schiavi del tablet?
Al tablet non si sfugge, si va verso la digitalizzazione, lì si va e lo dicono i nativi digitali: i bambini alcune cose non le hanno presenti. Uscirne sarà dura, la gente ha paura, è spaventata, nessuno si fida dell’altro, il virus circola. Finché non c’è il vaccino ci sarà sempre ancora un po’ di paura di lockdown.
Ci vorrà del tempo. Cosa ti ha deluso?
Abbiamo capito quanto società e sistema sanitario siano fradici. E' bastato un virus che ci ha preso alla sprovvista per piegarci. Mi da fastidio la debolezza.
Eccoci a Sultant'a Mia.
E' un singolo che apre la pista a un altro che uscirà a breve. Sono partito con questo perché è il più happy tra quelli che ho fatto. Quando racconto che se non scendi salgo io sopra, trasmette un senso di liberazione. L'amore a distanza è stato un tormento.
La gente ha...abbracciato il tuo messaggio di liberazione.
Ho vissuto molte fasi nella mia vita, da Sanremo Giovani a pause di riflessione e forzate. Sembra che quello che pubblico crei un mood positivo, non sento pressione e in questo periodo sono ispirato e mi viene facile. E come dicevano i miei vecchi il ferro va battuto quando è caldo.
Il lockdown ti ha frenato, dal punto di vista pratico?
Ha stoppato il tour, che era bellissimo. Ma non ho voluto deprimermi, ho scelto di alzare l’asticella. I singoli d’oro e di platino con la mia lingua, il napoletano, sono una grande soddisfazione.
Cosa stai pianificando per i prossimi mesi?
Un progetto ampio in tempi brevi. Aspettando di riformulare le date del tour mi approccio a un altro progetto. Ho tanta musica da parte, un album è percorso di vita e di pensiero.
Filosofia che segui con costanza e trasparenza.
Nessuno mi spinge a pubblicare, ripeto sono in stato di grazia anche col mio team.
Dalla finestra di casa tua cosa si vede?
Mi sono affacciato poco perché cantavo in studio, in diretta sui social e ho preparato l'inedito. E comunque non mi piaceva appoggiarmi sul davanzale, dove vivo sono in centro e vedere vuota e desolata la mia Napoli mi dava un senso di tristezza, pareva di vivere una eterna domenica. Forse è per questo che sono nati parecchi brani introspettivi.
Cosa ti è mancato di più?
Eravamo abituati a viaggiare negli ultimi mesi e ora sono totalmente cambiate le abitudini. Amici e congiunti li ho riabbracciati adesso mi manca arrivare in una città nuova e abbracciare i fan e poi cantare davanti a loro. Mi manca quell'aggregazione che era normale e ora non lo è più.