Roberto Razzini, managing director di Warner Chappell, ci racconta la musica oggi e nel futuro. Senza rinunciare a uno sguardo al passato, forte dei suoi 38 anni in questo ambiente. L'INTERVISTA
(@BassoFabrizio)
In Warner dal 1990 ma c'è anche un prima di quella data. Roberto Razzini dal 1996 ricopre il ruolo di managing director di Warner Chappell, con mansioni di coordinamento di tutte le attività di acquisizione ed exploitation dei Cataloghi Internazionali e Nazionali e di tutte le Attività Creative. Conosce la musica ma in particolare la ha attraversata e ne ha vissuto cambiamenti, crisi, rinascite e rivoluzioni. Di tutto questo abbiamo parlato al telefono.
Roberto come attraversi questa fase?
Stiamo vivendo questo momento da editori musicali cercando di mantenere la normalità nel nostro lavoro. Noi viviamo di creatività e cerchiamo di mantenere il livello del nostro entourage al top.
In che modo?
Organizziamo sessioni di scrittura, opportunità di confronto e scrittura di nuovi brani. Quello che ci viene a mancare nella quotidianità sono immediatezza e prospettiva di un sbocco sul mercato, troppe cose in stand by.
Però progetti ne arrivano.
E' uscito Ghemon, è in arrivo Nek…non c’è un blocco totale, ma il rallentamento c’è.
Dopo l'estate andremo in overdose da pubblicazioni?
L'affollamento ci sarà poichè in un trimestre avremo quello che viene metabolizzato in un periodo più lungo.
Problemi Siae importanti, direi.
Per chi vive di diritto d’autore è un rallentamento. Niente musica nelle palestre, nei centri commerciali, niente pianobar. Qui lo stallo è grosso e non sappiamo quanto durerà. Potrebbe influire anche sul periodo estivo. La musica diffusa e dal vivo potrebbe essere soggetta a restrizioni. C'è una forte preoccupazione, la musica basa la sua forza su aggregazione e socialità.
Per non fermare la macchina c'è anche chi ipotizza concerti sotto forma di drive.in.
Sono dell'idea che valga la pena di fare ogni tentativo, bisogna tenere alte attenzione e voce. Fermarsi non ne vedo l’utilità a meno che non sia una azione dimostrativa e importante per dimostrare come sarebbe il mondo senza la musica.
Torniamo al diritto autore.
Permette al sistema di rinnovarsi, gli autori vivono solo di quello. Invece le aziende incassano e reinvestono su nuovi talenti. Se il meccanismo si inceppa si va incontro a una offerta musicale molto più povera. Se no ragioniamo sul mondo senza musica ma verrà meno un enorme elemento di conforto e speranza. Il primo maggio a casa è stato un controsenso ma può aiutare a diffondere determinati messaggi.
Gli autori saranno condizionati dal coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - I NUMERI ITALIANI: GRAFICHE) ?
Fatico a pensare che la musica nella sua espressione creativa possa rimanere impermeabile a quello che stiamo vivendo perché ha sempre raccontato la società contemporaneità.
In questo 2020 sono trent’anni di Warner Chappel.
Mi fa piacere che lo hai notato. Vanno però aggiunti altri otto nella distribuzione discografica, io parto dal negozio di dischi.
Sei stato protagonista di grandi trasformazioni.
In qualche modo si, se prendiamo come punto di osservazione i miei 38 anni di viaggio nella musica all’inizio c'erano LP, 45 giri e cassette. Oggi siamo all'immaterialità del mercato. Ogni nuovi supporto ha avuto una vita più rapida e veloce del precedente e lo streaming ha soppiantato tutto. Certo c'è il ritorno del vinile ma è nostalgia. Abbiamo vissuto più rivoluzioni credo di esserne stato testimone e osservatore.
Cosa ascolti?
Cerco di restare aggiornato ascoltando tutto poi c'è quello che si ascolta per gusto personale. Ho una formazione culturale musicale ampia, dal pop italiano più tradizionale a quello cantautorale fino al Rock americano degli anni 70, al Progressive. Vado a periodi., spazio tanto ma prevale la musica italiana.