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The Cure: le 7 canzoni più famose della band di Robert Smith

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L’iconica band capitanata da Robert Smith in oltre 40 anni di carriera: ecco le più indimenticabili canzoni dei The Cure

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Sempre un po’ troppo alternative e bizzarri per il mondo della musica mainstream, ma anche troppo mainstream e di successo per la nicchia dei gruppi alternative. Risposta: The Cure. In questo limbo ha navigato per oltre 40 anni di carriera la band inglese fondata e guidata da Robert Smith, nata nel 1976 dal tumulto della musica post punk britannica, durante gli anni di esplosione della new wave. Tratti oscuri e decadenti hanno da sempre caratterizzato l’estetica dei Cure, trovando sollievo e liberazione nella marcata componente emozionale delle loro canzoni. Una formazione che negli anni ha visto al suo interno numerosi cambi di guardia e un’unica presenza costante: quella di Robert Smith. Un’icona dai capelli corvini arruffati e matita nera sugli occhi che ha guidato l’evoluzione dei Cure in studio e sui palchi di tutto il mondo.

L’ultimo album della band più famosa dell’alternative rock risale al 2008, “4:13 Dreams”, ma le recenti dichiarazioni di Smith fanno ben sperare l’enorme schiera di fan: un nuovo disco di inediti firmato The Cure sembra essere finalmente pronto e dovrebbe uscire proprio nel 2020. Nel frattempo, ripercorriamo la storia delle loro canzoni più famose, quelle che tutti dovrebbero assolutamente conoscere:

  • Friday I’m In Love
  • Boys Don’t Cry
  • Just Like Heaven
  • Close To Me
  • Lovesong
  • Lullaby
  • A Forest

Friday I’m In Love

Una canzone allegra e spensierata tra le tinte dark dei Cure, “Friday I’m In Love” è un perfetto brano da dancefloor per gli amanti del rock. Durante la composizione Robert Smith entrò in paranoia pensando di aver inavvertitamente copiato da qualche parte la progressione di accordi del brano, ma la melodia risultò assolutamente originale. “Friday I’m In Love” è la canzone dei Cure più conosciuta dal grande pubblico, secondo singolo estratto dal nono album “Wish” del 1992.

Boys Don’t Cry

Parlando della loro celeberrima “Boys Don’t Cry”, Robert Smith l’ha definita come: «Il tentativo di realizzare una canzone pop anni sessanta». Il brano ci riporta agli esordi della band, si tratta infatti del secondo singolo pubblicato dai Cure il 12 giugno 1979 (con “Plastic Passion” sul lato B). La canzone, inizialmente, non era stata inclusa in nessun album, ma è stata poi inserita nell’omonimo “Boys Don’t Cry”, riedizione del disco d’esordio “Three Imaginary Boys” pubblicata il 5 febbraio 1980 unicamente negli USA.

Just Like Heaven

Una meravigliosa canzone d’amore che Robert Smith ha scritto ispirandosi a un viaggio passato in riva al mare con colei che sarebbe poi diventata sua moglie. Gli stessi ricordi hanno costituito le basi per il video musicale diretto da Tim Pope, girato nella baia di Beachy Head (stessa location della clip di “Close To Me”). Il brano è stato il primo grande successo dei Cure negli Stati Uniti. “Just Like Heaven” è il terzo singolo estratto dall’album “Kiss Me Kiss Me Kiss Me” (1987), disco che ha segnato l’ingresso dei Cure all’interno del successo mainstream sia europeo che statunitense.

Close To Me

Tra i singoli più leggeri della band, “Close To Me” è la canzone più celebre estratta da “The Head On The Door” (1985). Si tratta del primo album dei The Cure a entrare nella Top 20 italiana (18º posto), collocandosi al 99º posto fra gli album più venduti in Italia nel 1985. Sono state pubblicate tre differenti versioni del brano: quella dell’album, il singolo 7” e la versione 12" extended mix. La sezione strumentale presente in tutte le versioni è l’adattamento di una marcia funebre tradizionale di New Orleans.

Lovesong (o Love Song)

“Lovesong” è una canzone scritta da Robert Smith come regalo di nozze per la moglie Mary Poole. Una canzone d’amore che porterà i Cure al secondo posto della classifica americana Billboard, posizione più alta raggiunta dal gruppo in USA. Il singolo è il terzo estratto da “Disintegration” (1989), tra gli album più apprezzati della band.

Lullaby

Sempre in “Disintegration” troviamo un altro tra i più famosi singoli dei Cure, “Lullaby”. Il brano è stato oggetto di numerose e differenti interpretazioni, anche da parte dello stesso Robert Smith. L’ispirazione è arrivata dalla “terrificante” ninna nanna che il padre di Smith era solito cantargli per farlo addormentare. Il singolo, ai tempi della sua pubblicazione, divenne il maggior successo dei Cure nel Regno Unito.

A Forest

“A Forest” è l’unico singolo estratto dal secondo album dei Cure, “Seventeen Seconds” (1980). Rappresentativo del periodo dark della band, il brano è stato registrato e mixato in soli sette giorni. Resta tuttora una delle canzoni più celebri e suonate dai Cure: spesso, durante le esecuzioni live, Robert Smith aggiunge al brano una coda di testo inedito.