Roberto Gasparini: "Originalità e carisma sono l'anima della musica"

Musica
GionnyScandal, Roberto Gasparini, Luca "Lomba" Lombardini e Ada Reina
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Roberto Gasparini racconta il suo lungo viaggio nel mondo della musica e ci spiega perché il sucesso nasce dal binomio originalità-carisma. Oggi ha una sua etichetta, la Enterprise 8, e con quella si prepara a vincere nuove scommesse. Lo abbiamo intervistato

(@BassoFabrizio)

Un viaggio curioso, insolito, ricco di aneddotti e passione, nel mondo della musica. Lo ho fatto insieme a Roberto Gasparini che è stato un diffusore di arte per oltre trent'anni. Tutto è partito seguendo la passione: un negozio di dischi in centro a Milano, poi una etichetta e quindi il salto nelle major. Ora ha una nuova etichetta, la Enterprise 8, e cerca artisti meritevoli di avere una opportunità. La sua scommessa più fresca si chiama Opra Mediterranea. L'INTERVISTA.


C'è un preciso momento in cui l'amore per la musica è diventato anche un lavoro?
La passione c’è sempre stata vivevo di pane e musica. Non c’è stato un momento preciso, è tutto cresciuto e si è avverato col tempo.

Che facevi nella tua vita precedente?
Sono, o meglio ero, un ragioniere e lavoravo in una azienda di gelati confezionati di Paderno Dugnano. Grazie a una piccola bugia iniziai a fare il dj. All’epoca i locali si trasformavano da balere a discoteche e ciò successe anche al mio paese, Cusano Milanino. Cercavano un dj io dissi, falsamente, che lo ero e cominciai così la mia avventura nel mondo della musica.
Poi che è successo?
Il locale diventò di tendenza nella zona, era sempre pieno e i ragazzi gradivano le scelte musicali. Poi avvenne che durante una passeggiata autunnale in centro a Milano notai che vedevano una attività di oggettistica e antiquariato marino e mi venne l’idea di aprire un negozio di musica. Nel 1979, a novembre, in via De Amicis 28 aprì Merak Music! In poco tempo divenne un punto di riferimento nel settore. Vendevamo dischi di importazione nel periodo in cui si diffondevano le radio private e le discoteche. Erano gli anni della Milano da bere. C'eramo parecchie discoteche che facevano tendenza a livello internazionale: cito il Divina, dove lavorava Claudio Cecchetto, il Nepentha, il Pantea prima poi il Primadonna, lo Studio 54, l'Odissea 2001, il Plastic. Erano nostri clienti. 
Come sei diventato anche produttore e talent scout?
Sull'onda dell'Italians do it better nella musica esplose il fenomeno della italo/disco e alcuni produttori cominciarono a portarmi provini e realizzazioni che le grandi case discografiche snobbavano. Uscirono una decina di successi. Visto che fiutavo i successi le major mi interpellavano proponendomi anteprime di produzioni italiane e internazionali da testare.
Insomma un piccolo regno della musica nel cuore di Milano.
Fu così fino al 1989 quando ebbi qualche problema gestionale ed economico. I punti vendita milanesi erano diventati tre. La Merak Music diventò anche etichetta discografica. Tra i dipendenti qualcuno si dimostrò disonesto e creò danni rilevanti. All'ennesimo sgarbo mollai tutto. Le grandi case discografiche con le quali collaboravo mi allettavano con proposte di entrare nel loro staff. Accettai quella di fare il direttore artistico alla Ricordi, che aveva appena sciolto il suo contratto con Mara Maionchi. Poi vennero CGD, Emi, Rca, Bmg Sony. Fino al 2008 quando per un importante problema di salute mi fermai. Nel 2010, ristabilitomi, tornai in campo. Non accettai alcune proposte dalle multinazionali e scelsi l'indipendenza.
Molti ti devono il loro successo.
La gratitudine è quasi totalmente inesistente. L'egocentrismo degli artisti li porta a colpevolizzare i discografici. Loro erano già bravi, lo sono sempre stati. La colpa è nostra che non ce ne eravamo accorti. Ciò detto il rapporto, a volte l’amicizia, resta con molti. 
Quanto è importante fare scouting?
Resta la chiave che apre la porta. Oggi tutto viene fatto in modo diverso, spesso si passa dai talent show. Una volta i produttori ti segnalavano o proponevano talenti tramite provini. Personalmente mi strutturai con una rete capillare di amici  e produttori che cercavano emergenti su tutto il territorio. In ufficio mi confrontavo con validi collaboratori e valutavamo, sfoltivamo per poi approdare al progetto da svillupare.
So che hai avuto come "collega" un tal Simon Cowell.
Era in Sony/BMG dopo la fusione dei due gruppi. Di lì a poco lui uscì e fondò la sua struttura la Syco. Fu una proficua intuizione la sua, ha spostato in televisione quello che prima si faceva in ufficio. Si appoggiò contrattualmente alla Sony/Bmg che aveva, e forse ancora ha, la prima opzione sui partecipanti ai suoi talent show. Ammetto che inizialmente ero contrario a questa formula. Oggi puntando più sugli inediti che sulle cover l'esperienza da giudice e tutor mi piacerebbe.
C'è un episodio che fatichi ancora oggi a digerire?
Si. Nel 1989 in Ricordi Angelo Carrara e Pierangelo Bertoli mi segnalarono e portarono i provini di Ligabue. Mi piacquero molto e volevo firmarlo. I miei capi, allora non avevo potere decisionale autonomo, mi dissero che non sarebbe andato nessuna parte. Io difesi molto questa mia volontà e per questo ottenni l’unico licenziamento della mia storia. Luciano probabilmente non lo ha mai saputo. Firmarono con la Warner e scoppiò il meritato fenomeno.
Ascolti molta musica? Hai generi preferiti?
Ascolto tutto sono un onnivoro musicale. Classica, jazz, pop, rock ed ogni loro sottogenere. L'unico genere che non apprezzo, pur riconoscendolo come realtà, è la trap e tutti gli estremi che ci ruotano intorno. Seguo e apprezzo il rap melodico tipo gli italiani Articolo 31, Fedez et similia. E poi non reputo giusto l'uso del turpiloquio e dei concetti volgari e offensivi di certi testi.
Cosa determina il successo?
Due elementi su tutti, oltre all'originalità. Il carisma e la conseguente capacità emozionale dell’artista. Questi elementi possono sopperire o rendere meno importante la tecnica. Vasco, Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè e Francesco De Gregori, per citarne qualcuno, non sono tecnicamente e didatticamente inappuntabili ma cavolo, quanto emozionano! E questo è l'importante per i fruitori. Vogliono, ascoltano e comprano emozioni!  
Il fiuto oggi ti porta a credere nel progetto degli empolesi Opra Mediterranea.
Ho fondato la Enterprise 8, una società che gestisce varie labels e gruppi di lavoro spaziando in vari generi musicali. Nel mio piccolo cerco nuovi talenti, non importa se giovani o no, e cerco di dar loro la possibilità di affacciarsi al mercato e di emergere. Degli Opra mi hanno colpito la loro bravura di musicisti e il loro repertorio. Mattia, il cantante, ha personalità e tante convincenti sfumature nella voce che potrebbe fare un musical da solo. La band è affiatata e professionale. Meritano di essere conosciuti meglio e provo a dargliene l'opportunità.
Accetti consigli?
Certo, sempre. Scrivilo: sono pro-raccomandazioni! Intese come segnalazioni da parte degli amici e collaboratori.

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