Dopo Lento Violento ecco Musica di oggi...prosegue il viaggio dei Canova nelle inquietudini della quotidianità. Ne abbiamo parlato con Matteo Mobrici: L'INTERVISTA
(@BassoFabrizio)
Sarcasmo, ironia e auto-ironia. Con Musica di oggi i Canova partono dalle illusioni e disillusioni della musica per entrare nelle illusioni e disillusioni della vita, Ne ho parlato col frontman della band Matteo Mobrici.
Matteo arrivate da un 2019 intenso.
Sì, un anno di fretta, anche se a Milano è tutto di fretta. Stiamo già lavorando al nuovo disco, vorremmo uscisse entro l’anno.
Il nuovo singolo è Musica di Oggi.
E' una non canzone, non è un singolo, non è un estratto. Aprirà il disco e anche i concerti, partiamo dalla più brutta.
Però il messaggio è forte: cosa può fare oggi la musica? E' speranza, rivoluzione o è uno iato nella vita?
Volevamo fare la rivoluzione e invece si va in televisione. Il grande recinto dell’indie del quale facciamo parte sembrava si stesse mangiando il mondo anche per stile e linguaggio rispetto al Pop cui eravamo abituati r poi che succede? Che appena ti chiama una televisione corri a mostrarti.
I Canova resistono?
Noi siamo molto attenti a tenere la rotta, a volte abbiamo rifiutato occasioni di livello. Alla fine è la carriera che vince.
Però c'è un risveglio: da anni le piazze non erano così piene. I ventenni portano speranza e fiducia.
La vita umana resta centrale. In Italia negli ultimi tempi è successo quello che non è accaduto in 15 anni. Lo spessore va tenuto e i no devono essere rivoluzionari.
Parliamo di musica e sentimenti?
E’ molto difficile raccontare i veri sentimenti. Trovo più semplice comunicare con le canzoni piuttosto che parlarne. Le canzoni sono un modo per comunicare. Sono una forma profonda di espressione.
Quando scrivi giochi molto con l'ironia.
Ironia e auto ironia sono in me: sono la chiave più forte per prendere in giro il potere. Il mio carattere entra nelle mie canzoni.
Ti senti responsabilizzato?
Preferirei essere al mare invece che a scrivere, al mare per conoscere ragazze. ma a un certo punto scrivere è diventato una forma di comunicazione. A volte sarebbe meglio comportarsi da struzzo, non vedere, non sapere.
E invece?
Tramite le canzoni ho capito di provare sentimenti o non sentimenti. Ogni canzone è una giornata.
Avete un pubblico giovane.
Mi fa piacere vedere ragazzi giovani, un po' mi rivedo in loro: a 15 anni andavo a vedere i Baustelle e ho imparato a diventare quello che sono. Se arrivi ai Canova sei bravo, significa che hai già fatto una selezione.
Come li vedi?
I ragazzi? Vogliosi di vivere perché hanno tutto davanti.
Che ascolti?
Dopo i trent'anni si ascoltano sempre le stesse cose, almeno così si dice. Io mi dedico ai Beatles almeno due volte a settimana, ma scopro anche cose nuove. Ora sono malato di Post Malone. Lo vivo come un adolescente. Facevo scelte filtrate anche quando avevo 16 anni. Ascolto tanta musica.
Ricevi materiale da ragazzi che ti chiedono consigli, indicazioni...
Mi arrivano demo ma non sono un discografico. Non sono il Ponzio Pilato che devo dire dentro o fuori. A volte mi rivedo a 18 anni quando mandavo mail cui nessuno rispondeva.
Che idea ti sei fatto?
Che spesso schifo è sinonimo di acerbo: ripeto sempre scrivi cose vere e vai avanti poi la strada arriva da sola. Oggi vogliono tutto subito, invece bisogna coltivare: la laurea non è al primo giorno di università ma dopo un percorso di anni.
Che mi dici del 2020 dei Canova?
Per ora nulla sul futuro.