Ellynora canta il bello delle emozioni estreme, positive o negative: il suo racconto

Musica

Romana di nascita ma cittadina del mondo, Ellynora col suo singolo Zingara a conquistato il Festival Show di Padova. E' una artista indipendente e questo si riflette nel suo modo di comunicare che rappresenta l’esaltazione di un certo tipo di libertà, quella individuale, che ci rende differenti gli uni dagli altri. Si presenta in esclusiva nella sezione musica di SkyTg24

Io sono Eleonora, sono una bambina timida che si è sempre sentita fuori posto, che non parla molto, che molto spesso sta da sola, molto riflessiva che si è sempre sentita di non essere abbastanza.

Io sono Eleonora e sono cresciuta, ho perso il mio primo amore in un incidente in moto, ho sempre amato cantare a rifugiarmi nella musica. Quest’esperienza mi ha cambiato la vita, voglio lottare e voglio rischiare perché domani, domani chissà. Voglio aspirare a cose grandi perché altrimenti per me, sto sprecando il mio tempo. La mia nonnina che oggi non c’è più mi ha pagato le lezioni di canto e ha creduto in me prima ancora che lo facessi io.

Io sono ancora Eleonora e sono a New York, voglio aprire le mie vedute e conoscenze, studio canto ballo e recitazione. Nelle relazione amorose ho trovato dolore e violenze e minacce. Credo nell’amore e mi sposo con l’uomo che credevo essere l’uomo della mia vita. Poi si rivela anche lui instabile.

Io sono Eleonora e credo che la colpa sia la mia. Credo di meritarmi certe punizioni. Scrivo testi al riguardo, ho un diario segreto dal 2003. Non ho più voglia di vivere. Fin quando reagisco e cambio tutto, e piano piano mi rialzo, la musica mi dà un motivo di vita. È la mia fedele compagna, che mi da una pacca sulla spalla e mi dice “vedrai che le cose si aggiustano”. Mi da speranza. 

Oggi sono Ellynora, amo la musica, l’ho sposata voglio che mi accompagni per tutta la vita, finché morte non ci separi. E anche lì sarà da vedere. Tornata in Italia dopo 6 anni ho avuto la possibilità di guardare con un occhio esterno il panorama musicale italiano. Ho notato la linea di demarcazione tra il classico pop italiano, la musica indie e la trap. Molta gente identifica l’urban con la trap, ma la trap è solo uno dei rami della musica urban. Quello che sto cercando di fare discograficamente è collocarmi in un posto che ancora non esiste in Italia. Credo che il mercato con cui mi identifico di più sia quello di Ghali e Mahmood. Quello del nuovo pop, che ha spazio anche all’estero, non ponendosi come limite il territorio italiano.

Gli elementi più significativi per me, sono quelli che paradossalmente non hanno nulla a che fare con la musica, ma che in realtà hanno tutto a che fare con la musica. La mia vita musicale esiste grazie alla mia vita, quella vera di tutti i giorni. Quella che mi porta a vivere sempre sul lastrico, sempre rischiando. Vivo per le emozioni estreme, positive o negative che siano mi smuovono e mi fanno sentire viva.

Ora sto lavorando a due progetti, quello italiano/spagnolo puntando al mercato italiano e dell’America Latina, e il progetto in inglese per il Nord America e UK. Credo che non ci si debba porre dei limiti, perché nel momento in cui lo si fa automaticamente si creano. Ho un sogno enorme e delle ambizioni che la notte non mi fanno dormire, ma ci credo. Lavoro, cerco di migliorarmi costantemente e credo che una goccia possa smuovere un oceano.

Ho riflettuto sull’essere un’artista donna ai giorni nostri, non solo nel panorama musicale ma nella vita in generale, e per quanto ci sia stata un’emancipazione siamo ancora lontani dalla parità dei sessi. Mi sono state dette cose tipo: “essere un’artista donna con una personalità forte nell’industria musicale non è una cosa positiva, ti renderà la vita difficile”. Questa frase mi risuona in testa, perché secondo me, a prescindere dal sesso, se non hai una personalità non sei un artista ma un pupazzo. Sto parlando di persone di rilievo che ti dicono: “Be’, lui basta che abbia un bel viso e venderà dischi, tu sei una donna, è molto più difficile”.

Tutto ciò mi ha fatto riflettere profondamente e credo di dover lottare per il cambiamento. E se riesco a cambiare le cose, per gli altri che non lo fanno sarà sempre un’impresa impossibile. Ho un sogno, quello di vedere donne che si supportano, donne che si sostengono e lavorino insieme. Non è una competizione, siamo una squadra! E se solo lo capissimo potremmo conquistare il mondo ed abbattere queste barriere sessiste che non consentono alle donne di essere prese sul serio. O di essere giudicate solo per l’aspetto fisico. Siamo un esercito, possiamo cambiare le cose. INSIEME. Non a caso il motto che ho adottato da diverso tempo, e che porto sempre a mente, è questo: #GirlsCanDoAnything.

Eppure, se penso al mio futuro non so mai cosa aspettarmi, a questo punto, perché ho capito che è tutto imprevedibile. Ma nei miei sogni di bambina ogni canzone la scrivo come se fosse la canzone che mi cambierà la vita e che mi consentirà di vivere di musica e viaggi, a contatto con la gente. Ho sempre scritto in inglese, infatti ci ho pensato molto prima di scrivere in italiano. Poi l’ho vista come una sfida costruttiva, creare quel qualcosa che ancora non c’è, con cui mi identifico. Il mio ultimo video, Zingara, esprime proprio questo concetto, che è sempre stato lì, non l’ho dovuto cercare. È da quando sono piccola che mio papà mi diceva che ero una zingarella perché ero disordinata e mi piaceva andare in giro scalza, e da lì ho voluto cercare di ribaltare un qualcosa che viene usato con un’accezione negativa in un motivo di orgoglio che ti differenzia dalla folla, dalle strutture. Tutto ciò, unito al mio amore per il viaggiare. Non mi interessa rispecchiare i canoni dettati dalla società. Credo che fin quando non nasce una mancanza di rispetto, nulla sia sbagliato.

Recentemente ho vinto l’edizione del Festival Show a Trieste: dopo aver passato le selezioni di Padova, a giugno, questa finale è stata un’emozione fantastica, e per me un grande traguardo. Ci ho messo anni prima di riuscire a cantare anche davanti ad una sola persona per la mia timidezza, ad oggi sapere che salgo su un palco davanti 20mila persone e mi sento viva ed a mio agio, mi fa venire le lacrime agli occhi perché ho lavorato così tanto per arrivare a questo. Le prime volte sui palchi mi andava completamente via la voce. Ho sempre sognato il giorno del mio riscatto. È arrivato. L’unica cosa che mi è dispiaciuta un po’ è stato durante le selezioni: la strumentale era un po’ diversa dall’originale e il volume un po’ basso. Nonostante ciò, è andata bene e mi sono divertita tantissimo. È stato un palco fantastico.

Questo è solo un punto di partenza per me, come artista: io voglio fare la storia! Voglio che i mie concerti siano delle feste, dando spazio a ballerini, altri artisti, luci, colori, quasi un carnevale di Rio, dando spazio anche a momenti intimi. Voglio che la gente si diverta, che per quell’ora e mezza si dimentichi della vita reale, voglio che sia la speranza e la spinta al cambiamento e al rischio. Voglio cambiare le cose, voglio essere motivo di orgoglio della mia nazione che tanto amo. Voglio insieme all’Italia conquistare il mondo. Forse sono presuntuosa, ma io ci credo!

 

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