Willie Peyole, 5 canzoni per entrare nel suo mondo Iodegradabile

Musica

Fabrizio Basso

Si intitola Iodegradabile li nuovo album di Willie Peyote ed esce domani, venerdì 25 ottobre (Universal Music). Dopo un ascolto in anteprima e l'intervista, ecco cinque canzoni fondamentali per entrare nel suo mondo scelte da lui medesimo

(@BassoFabrizio)

Se piove, se è brutto tempo eppure vuoi vedere il mondo senza bagnarti ma senza perderne la poesia, il bello e il brutto beh la soluzione migliore sono le canzoni di Willie Peyote. Il suo nuovo album, in uscita domani, si intitola Iodegradabile: lo ho ascoltato in anteprima e lo sto ascoltando ora mentre scrivo, ho incontrato e intervistato Guglielmo Bruno, e gli ho chiesto di scegliere lui cinque canzoni che lo rappresentino e lo raccontino. Io le commento.

Ottima scusa

Il punto focale del pezzo è non sei stata niente di speciale ma neanche un errore...Il mio senso di colpa è più tipo un hangover dura due ore. E' la storia di una coppia o di due persone perché a volte l'idea di coppia e illusoria e per vari motivi che elencare sarebbe estenuante e stancante. E anche inutile perché a volte non comprende neanche il vaffanculo elegante, E' un capolavoro infine la frase: sei solo un'ottima scusa per uscire a bere e incontrare persone. Bella anche se compresa troppo tardi.

Io non sono Razzista

Da tempo non sentivo un brano così ironico, una così arguta sottigliezza la ricordo solo in Caparezza. Lampedusa un villaggio turistico, ogni Iman che organizza un attentato e i cinesi che colonizzano: Guglielmo è bravissimo a trasformare i luoghi comuni in spunti di riflessione. Quando poi dice pensa a tuo nonno arrivato in Argentina col barcone ti sembra di vedere i colori della Boca che accoglievano i nostri bisnonni. Penso all'Amerigo di Francesco Guccini. E la morale è tristemente scontata: chi ci accusa di razzismo lo è lui per primo.

Che bella giornata

Finisce un amore, il lavoro fa schifo e l'urlo che si alza è: rivoglio la mia vita indietro. E spesso accade che la profondità di pensiero non venga colta e fuori non si vede e non si sente. E' più facile cullarsi nel fraintendimento che provare a capire e alla fine la vera battaglia è chiudere gli occhi e andare perché spesso, come ha ritratto José Saramago in Cecità, le palpebre calate sono un orizzonte sterminato. Quando ci concentriamo che facciamo? Spesso chiudiamo gli occhi. Arrendersi mai perché per alcuni questa è vita beh per me no!

Mango

A stupirlo è stato l'artista, Mango, che ha chiesto scuso al suo pubblico se il concerto non era andato benissimo. Di quello si è preoccupato mentre il suo cuore si arrendeva e cessava di battere. Willie Peyote parte da qui per porre un quesito universale: cosa fai per gli altri e cosa fai per te. Ognuno si risponderà di fronte allo specchio. Ma quel che è certo è che, in generale, oggi per stare bene e fare stare bene bisogna sporcarsi le mani.

Glik

La storia del Novecento ha più volte ricorso al calcio come metafora della vita. La letteratura ci ha affondato le mani, anche in modo losco. Io sto con Osvaldo Soriano, Gianni Brera, Eduardo Galeano, Giovanni Arpino, col portiere caduto alla difesa ultima vana di Umberto Saba, con il Nino che non ha paura di tirare un calcio di rigore di Francesco De Gregori, col George Best di Cisco, con la Lettera da Amsterdam blucerchiata dei New Trolls, con la vita da mediano di Ligabue e ora che lo conosco sto col Glik di Willie Peyote. E' di quelli che non hanno paura a fare il gioco sporco perché sporco è il mondo. Torniamo al dovere morale di sporcarci le mani. E, dulcis in fundo, hai rotto il ca..o col fairplay.

 

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