Venerdì 18 ottobre, il maestro, cantautore e filosofo catanese, esce con il suo nuovo album “Torneremo ancora”. Al suo interno, l’inedito che dà il titolo al cd e quattordici brani di repertorio registrati dal vivo con la Royal Philharmonic Concert Orchestra. Continua a leggere e scopri le cinque canzoni più famose di Battiato.
"La vita non finisce, è come il sonno, la nascita è come il risveglio, finché non saremo liberi torneremo ancora e ancora e ancora": queste parole, tratte dal nuovo album di Franco Battiato “Torneremo ancora”, suonano profetiche e riflettono la propensione naturale del maestro all’introspezione e alla continua ricerca di quel famoso essenziale invisibile agli occhi tanto caro ad Antoine de Saint-Exupéry. Oltre all’unico inedito, l’album, presentato ufficialmente nella sede di Sony e in uscita venerdì 18 ottobre, contiene quattordici brani di repertorio registrati dal vivo con la Royal Philharmonic Concert Orchestra diretta da Carlo Guaitoli. Nel corso della conferenza stampa milanese i collaboratori di Battiato, assente all’evento per motivi di salute, hanno chiarito alcuni dubbi circolanti in rete: “L’inedito è stato scritto dal maestro che ha inciso la voce un paio di anni fa e poi è stata mixata come è normale con la musica scritta e suonata da lui, chi lo conosce sa che ogni nota è sua”. Nel prezioso cd ritroviamo alcune delle sue canzoni più amate, di seguito cinque tra le più famose.
L'era del cinghiale bianco
Tradotto anche per il mercato spagnolo con il titolo "La era del jabalì blanco" e presente nella raccolta "Nomadas" del 1987, il brano è del 1979 e dà il titolo all’album. L'era del cinghiale bianco è uno dei tanti cavalli di battaglia che il maestro non manca di eseguire in ogni suo live…“Pieni gli alberghi a Tunisi / per le vacanze estive / a volte un temporale / non ci faceva uscire”. Ma dove viene l’ispirazione per il testo? Da un saggio intitolato "Simboli della scienza sacra" (René Guénon 1962), nel libro si analizza il cinghiale, elemento della mitologia dei Celti e simbolo dell'autorità spirituale contrapposta all'orso che al contrario rappresenta l'emblema del potere temporale. Senza addentrarci nel contesto del parallelo con la tradizione Indù, diciamo che il messaggio della canzone è un invito a tralasciare i problemi di poco conto della nostra routine quotidiana per elevarci a un più elevato stato di coscienza e conoscenza interiore.
Povera patria
Miglior Disco dell’Anno 1991 nel referendum della stampa specializzata promosso dalla rivista Musica e Dischi, il brano diventata simbolo di impegno civile, e nonostante il testo sia stato scritto ventotto anni fa (un anno prima delle inchieste giudiziarie su Tangentopoli), suona inesorabilmente attuale: “Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni / Questo paese è devastato dal dolore / Ma non vi danno un po' di dispiacere /Quei corpi in terra senza più calore?”. Battiato, nonostante la sua dichiarata avversione verso i politici, nel 2012 accetta (a titolo gratuito) l’incarico di assessore alla cultura della regione Sicilia, al di là del triste epilogo, dimostra ancora una volta la sua sensibilità verso i temi sociali più scottanti. Non solo speculazione filosofica, trascendenza e misticismo, ma profondo interesse verso la propria terra e verso tutte le anime migranti di questo mondo.
Prospettiva Nevsky
Il titolo ricorda il racconto di Nikolaj Gogol, La Prospettiva Nevskij pubblicato nel 1842 ed è uno dei brani più evocativi del disco. Le atmosfere di San Pietroburgo - Leningrado, sul viale della Neva , fiume che attraversa la città russa, si fanno palpabili. Il corso, simbolo della tradizione e della rivoluzione, è dedicato ad Alexander Nevsky, il celebre condottiero russo che respinse l'offensiva dei tedeschi durante il Medioevo, nella mitica battaglia sul lago ghiacciato. Prospettiva Nevsky è una delle canzoni più rappresentative di Patriots del 1980, album particolarmente ricco di riferimenti alla cultura esoterica. Il pezzo, scritto insieme a Pio Giusto, si conclude con una frase diventata celeberrima: “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”…Per chi crede nella reincarnazione potrebbe significare l’al di là, una nuova vita dopo la morte su questa Terra, in ogni caso le parole convogliano un messaggio di speranza, c’è la luce in fondo al tunnel, anche quando tutto può far pensare il contrario.
E ti vengo a cercare
Il brano fa parte dell’album Fisiognomica del 1988 e il tiolo ci parla di una antica disciplina, la cosiddetta fisiognomica per l’appunto che affonda le sue radici nell’antica Grecia e che al tempo del Rinascimento aveva già conquistato l’interesse di due geni della storia dell’arte italiana e del mondo: Leonardo Da Vinci e Michelangelo Buonarroti. Anche questa canzone sembra dedicata alla persona amata, idealmente al proprio/a partner, ma di fatto si spinge oltre, come lo stesso Battiato ha avuto modo di spiegare, si rivolge al divino e alcune strofe in particolare lo sottolineano: “Emanciparmi dall'incubo delle passioni / Cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male / Essere un'immagine divina di questa realtà”. Una curiosità sulla canzone è che fa parte della colonna sonora di Palombella Rossa, film di Nanni Moretti del 1989.
La cura
Certificato disco di platino con oltre 30.000 copie vendute, il brano è contenuto nell’album “L’imboscata” del 1996. La cura diventa una delle canzoni più amate del panorama musicale italiano, e per molti, una delle più belle mai scritte nella storia della musica. Composta a quattro mani con Sgalambro, è un invito al viaggio che ha per obiettivo il superamento di una determinata condizione esistenziale. Ma a chi si rivolga Battiato in questa canzone resta un mistero, uno tra i tanti. Tra i temi cantati, l’amore incondizionato e l’abbandono, il rimpianto e il risveglio, il potere terapeutico della musica e gli inganni del tempo, il dolore e la consapevolezza che porta lontano, in quei territori inesplorati a cui il maestro ha da sempre alluso. Nel 2007 è stata realizzata una versione da più artisti a favore di una campagna per la donazione degli organi, tra questi, Lucio Dalla, Franco Battiato, Florence Donovan, Gianni Morandi, Iskra, Roberto Ferri e Sepideh Raissadat. Un anno dopo Adriano Celentano realizza una cover del brano. E non è stato l’unico.