In Oregon con i Ronin: il video

Musica

Oregon è il nuovo singolo dei Ronin. Arriva dal loro recente album Bruto Minore composto da otto brani originali e una cover, Tuvan Internationale degli Hun-Huur-Tu. L’album è ispirato ad una Canzone di Giacomo Leopardi, in cui si immagina il monologo di Marco Giunio Bruto dopo la sconfitta di Filippi e l'assassinio di Giulio Cesare. GUARDA IL VIDEO DI OREGON presentato dalla BAND

Ciao, noi siamo i Ronin e stiamo per presentarvi il video di Oregon, il nostro nuovo singolo. Come per tutte le canzoni presenti nell’album il testo non prevede parole, quindi non è facile riuscire a spiegare come sia nato e come si sia scelto un video come quello che vedrete. Ma se è vero che la musica è un linguaggio e che parla di per sé, potreste avere le stesse sensazioni che abbiamo provato noi scrivendo il pezzo, arrangiandolo e registrandolo successivamente in studio. Si tratta di un omaggio agli spazi sconfinati, ai deserti polverosi del western (che è un po’ la nostra fissa, diciamolo) e alle vertiginose Highlands scozzesi. Citiamo la Scozia perché proprio in Oregon abbiamo inserito un omaggio piuttosto evidente, quello ai Big Country, una band degli anni ’80 che aveva questo strano modo di suonare le chitarre fino a farle sembrare cornamuse. Abbiamo provato a immaginare un video per questa nostra cavalcata, qualcosa che non comprendesse spazi infiniti. Niente, non ci si riusciva. Noi che suoniamo in una fabbrica? Mmm. Chiudersi in uno studio di ripresa e vedere quello che sarebbe venuto fuori? Non funzionava come avremmo voluto. Immagini ravvicinate di dettagli astratti? Bocciato all’unanimità. Abbiamo così deciso di proporre la traccia da tradurre in video a The Factory PRD, senza dire nulla, dando loro carta bianca. E la prima bozza prevedeva, indovinate un po’? Uno spazio sconfinato, un’ambientazione in stile spaghetti western. Ci siamo arresi: evidentemente il destino di questo brano particolare era concretizzarsi in un’ambientazione altrettanto particolare, un orizzonte grande e lontano, un enorme spazio aperto dove muoversi con la lentezza della canicola. Che poi poco importa se il sole che spacca le pietre e scava i volti sia quello della Death Valley o delle Crete Senesi. Le inquadrature partono larghe, maestose e granitiche, per poi stringersi in primi piani intensi che ricordano il Clint Eastwood che ha segnato l’immaginario condiviso di ogni film western. Noi non eravamo presenti alle riprese, ci siamo fidati del regista Stefano Poggioni e, quando è arrivato il file con il video, ammetto che abbiamo avuto un attimo di terrore. Come sarà questo video di cui abbiamo letto la sinossi, con riprese alle quali non abbiamo assistito e di cui pure il montaggio è stato fatto in nostra assenza? Beh, è stata una sorpresa di quelle che non capitano spesso: siamo stati fin da subito tutti e quattro entusiasti. Certo, per l’ottima fotografia, per una location di bellezza mozzafiato, per il montaggio sobrio, ma soprattutto per due prove attoriali veramente magistrali: Massimo Pascucci sembra un vecchio cowboy con un passato da pirata feroce, Susanna Giardini sembra una cowgirl di quelle con cui non hai voglia di discutere, con un passato da rocker. Le inquadrature dure sui loro volti segnati sono la cosa che ricorderemo di più tra vent’anni, quando racconteremo a qualcuno di quella volta che facemmo un pezzo che si chiamava Oregon e che, invece che nelle verdi foreste dello Stato del Nord Ovest, si disegnava nella brulla e arsa terra di Toscana.

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