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Marco Carta, ora è finalmente libero di amare

Musica

Matteo Rossini

Immagine tratta dal profilo Instagram @marcocartaoff

La bellezza della libertà e della voglia di vivere, Marco Carta lancia il nuovo album "Bagagli Leggeri" e pubblica il libro "Libero di amare".

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Il nuovo capitolo della vita di Marco Carta si è aperto con Una foto di me e di te, brano che ha permesso al cantante di schiudersi felicemente al mondo. Ora esce il nuovo album Bagagli leggeri in cui per la prima volta l’artista ha messo tutto se stesso liberando la sua anima e andando incontro al futuro in modo più leggero con tante consapevolezze e un cuore pronto a battere come non mai. Parallelamente al nuovo progetto discografico, l’artista si anche è raccontato all’interno del libro Libero di amare, un titolo apparentemente semplice ma che in realtà racchiude tutta la potenza del raggiungimento di una condizione che purtroppo, molto spesso, sembra impensabile a discapito della possibilità di vivere tutte le sfumature della vita e dell’amore. Marco Carta ha camminato lungo un percorso che gli ha permesso di arrivare al punto in cui è oggi dove può fieramente guardare quanto costruito e volgere lo sguardo al futuro. Marco ora è semplicemente e meravigliosamente libero di amare.

Partiamo dall’album, come nasce e qual è stato il processo per la realizzazione del disco? Ha camminato parallelamente con il libro o hanno viaggiato su due binari diversi?
Inizialmente il disco e il libro hanno viaggiato su due binari diversi, poi si sono congiunti. Il disco è nato circa un anno e mezzo fa, stavo ancora promuovendo l’album precedente ma avevo voglia di portarmi avanti così ho cominciato a selezionare dei pezzi che fossero belli, integri e solidi. Ho fatto tutto con calma e con estrema severità e tranquillità.
Da cosa sei partito?
Come prima cosa ho pensato alle sonorità che volevo dare ai brani e alle tematiche che volevo trattare, senza sfociare obbligatoriamente nell’amore. Ovviamente l’amore è il sentimento scatenante, quella sensazione che muove tutti noi esseri umani a fare delle cose nella vita.
Non è la prima volta che i sentimenti sono centrali nella tua opera.
Avevo già affrontato tematiche sentimentali ma ora ovviamente ho un motivo in più parlarne, un motivo che mi ha reso più leggero e capace di trattare questo sentimento in maniera più valida e sincera. Dopo il coming out ovviamente racconti l’amore in maniera più limpida, più precisa e più schietta.
Torniamo al disco.
Come prima cosa ho cominciato a selezionare i brani, poi ho aggiunto due brani che avevo in cantina, erano lì da un po’ sia perché ne ero un po’ geloso sia perché non ero ancora pronto a farli uscire. Sono un interprete e avevo paura di non essere totalmente credibile nelle vesti di autore nonostante abbia sempre avuto quest’attitudine, l’insicurezza ha sempre vinto su di me fino a quel momento. Il coming out mi ha dato forza, mi ha liberato e ora posso scrivere quello che voglio senza essere travisato. Il coming out è stato l’elemento scatenante che fatto esplodere la miccia e così non ho scelto una canzone ma bensì tre.
All’interno dell’album c’è un pezzo a cui sei maggiormente legato?
Non voglio influenzare i miei fan, diciamo che ce ne sono alcuni, un brano che mi piace tanto è sicuramente Lontani dalla luce, il cui significato è lontani dal sole, lontani dalla luce come due satelliti freddi.
Parlando del libro, come è nato il progetto?
Da un’esigenza di raccontarmi più profondamente. C’erano molte cose da dire, i cantanti hanno sempre raccontato i loro amori, nel bene e nel male, parlando sia delle parti più belle che delle sconfitte relazionali, io invece non l’avevo mai potuto fare a pieno. Per questo motivo ho voluto spiegare alcuni punti cruciali che hanno unito i pezzi del puzzle che hanno formato il quadro completo di Marco Carta cantante, Marco Carta persona e Marco Carta nell’amore.
Come presenteresti il libro?
Allora, io sono di parte, ma sicuramente direi intenso perché c’è anche il racconto di quando ho appreso che mia mamma sarebbe andata in cielo. C’è stato un momento in cui me l’hanno detto, ma io non ci ho creduto perchè per me lei era la super mamma, era il mio supereroe Avevo dieci anni, ho pensato si stessero sbagliando perché mia madre era troppo forte e non poteva essere. Avevo dieci anni e ho capito cosa volesse dire la morte, l’ho capito chiaramente.
Invece come descrivi il disco?
So che può sembrare scontato ma direi leggero, usando però queste temine come una metafora nel senso che è un disco libero, totalmente libero.
Che consigli daresti al Marco Carta di dieci ani fa?
Più che un consiglio mi vorrei dire alcune parole che potrebbero sembrare scontate ma che in realtà non sempre ce le sentiamo dire: stai tranquillo, andrò tutto bene!
Se pensi alle tue origini artistiche, cosa vedi?
Quando ho intrapreso questo mestiere avevo ventidue anni, ero piccolo, piccolo anche in relazione a tutto quello che poi sarebbe avvenuto ed ero perennemente impaurito, non mi sono quasi mai goduto veramente i momenti, avevo sempre l’ansia che qualcosa sarebbe potuto finire e di non essere mai abbastanza, ma non ero mai abbastanza per me stesso, il limite ero io. È una lezione che impari nel tempo. Ho sempre preteso il massimo da me, anche più del massimo, sono sempre stato severo con me stesso, troppo.
Tra dieci anni dove vorresti essere e come vorresti essere?
Non saprei per la localizzazione geografica ma per quanto riguarda me vorrei essere sereno, tranquillo e soddisfatto. Soddisfatto di tutto quello che sarà la mia vita da qui a dieci anni. Chissà se avrò dei figli tra dieci anni, magari, non saprei.