Virginiana Miller, l'America in nove canzoni: The Unreal McCoy

Musica

Fabrizio Basso

The Unreal McOy è il nuovo album dei toscani Virginiana Miller. In nove tracce disegna un ritratto immaginario dell'America pensata da oltreoceano. Ce ne parla parla Simone Lenzi

(@BassoFabrizio)

Un atteso ritorno quello dei Virginiana Mille. Il nuovo album della band toscana è The Unreal McCoy e disegna in nove tracce un ritratto immaginario dell'America pensata da oltreoceano, né più né meno della Malesia immaginata da Salgari senza muoversi da Torino, e non è quindi detto che alla fine questa fake America, sognata dal luogo più remoto della provincia di un impero ormai in dissoluzione, non possa dirci qualcosa di vero sull'originale. Ne abbiamo parlato con Simone Lenzi, al voce della band.

Simone eccovi finalmente tornati con un disco: mancava dal 2013, sei anni.
In realtà non ci siamo mai lasciati, abbiamo continuato a suonare ma senza l'idea di un disco. Siamo dell'idea che se non hai niente da comunicare stai zitto.
Non è scontato.
Serve un minimo di buon senso.
Tornate con The Unreal McCoy e cantate in inglese.
Invece di battere le solite strade abbiamo optato per altre e ci accolliamo i rischi. E' cambiato anche il tessuto musicale.
Cosa vi tiene insieme?
La passione. Abbiamo sempre suonato per passione, non ci abbiamo mai campato di musica. Ognuno è libero di seguire le sue urgenze espressive.
Perché l'inglese?
Il rock in inglese è come la messa in latino. E' andare alle origini. All'inizio cantavamo in italiano ma è poi diventato scontato. Passare a una forma musicale inglese è stato uno sforzo non da poco.
Molti vi considerano tra i papà della nuova scena Indie.
Anagraficamente ci sta. Sono amico di Motta perché prima lo ero del padre. E' poi vero che certe forme abbiamo contribuito a sdoganarle.
Certo che andare a cantare l'America di Trump...
E' un disco che fa specchio con noi. Non mi dirai che qui in Italia stiamo bene! E' uno dei punti più bassi della nostra storia.
Magari in un prossimo album?
Non voglio metterci bile e fiele per parlare di Salvini e Di Maio. Al massimo canteremo l'amore e la famiglia. Viviamo un disgregazione che dal centro dell'impero ha raggiunto tutte le province.
I vostri messaggi sono molto ascoltati: ti senti responsabile?
Tutt'al più verso la forma e il verso. Se poi veniamo recepiti c'è soddisfazione.
Il tour?
Sarà bilingue.
Ti è mancato il palco?
La pausa dalla musica non mi è dispiaciuta. Ma adesso l'idea di tornare sul palco è una ritrovata giovinezza.

 

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