Luciano Ligabue pubblica Start, il suo nuovo album di inediti, il dodicesimo. E dal 14 giugno sarà in tour negli stadi: il debutto al San Nicola di Bari. Lo abbiamo incontrato e video intervistato
(@BassoFabrizio)
E' l'uomo senza sonno della musica italiana. Perché Luciano Ligabue non conosce letargo e ogni anno, dal 1988 quando pubblico il suo primo 45 giri con Anime in Plexiglass ma soprattutto Bar Mario, non c'è anno in cui non ci sappia stupire. In questo 2019 nasce Start, dieci canzoni, dieci storie, dieci momenti di vita. Tra rabbia e speranza, gioia e melanconia. Un disco ruvido, dei suoi, ma con quel tocco di leggerezza che da un po' non usciva sulla ruota del Liga. Eppure ogni sua canzone è evocativa. Ho ascoltato l'album in anteprima, aspettando di incontrare lui nella sede milanese della Warner, la sua etichetta. E, brano dopo brano, pensavo sulla sua vita nella Bassa emiliana, cui non ha mai rinunciato. Agli amici di sempre, con i quali condivide una cascina in campagna e un appuntamento fisso settimanale. E poi ci sono le persone che lo abbracciano un po' più forte degli altri. In primis la sua famiglia poi l'amico-manager Claudio Maioli, fisico da gigante sguardo da mago Merlino, il fratello Marco, che lo stesso Luciano definisce un cuor contento, e poi la mamma, che vive a Correggio, e che la storia narra faccia i tortelli più buoni della zona.
Il disco ve lo racconto come una filastrocca. Si parte con Polvere di Stelle che ci pone un interrogativo epocale: hai mai conosciuto qualcuno per davvero? E poi c'è una frase bellissima: ho bisogno di te che hai bisogno di me per cambiare il mio (tuo) mondo. Gli amici che sono tutti qui intorno e ci tocchiamo un'altra volta i bicchieri e ciò conferma che il loro viaggio nella vita è stato tutto vero. Luci d'America è stato il primo singolo, quello che ha aperto un po' di sipario su Start e insiste su una topica di Luciano, l'amicizia, il senso di appartenenza e sull'importanza di avere buoni compagni di viaggio. Si guarda allo specchio e parla col suo nemico più pericolo, se stesso: il confronto si chiama Quello che mi fa la guerra. La quotidianità di una coppia è un rosario di momenti, che non necessariamente accadono lo stesso giorno ma pur distanziati nel tempo fanno di un calendario, una storia umana: e anche quando tutto va un po' storto...Mai dire mai. L'amore visto da parte di una donna che si dibatte tra limitazioni e coraggio e che comunque non smette mai di essere splendida perché Certe Donne Brillano anche se dicono "presente" e sono andate via da un po'. Lacrime che vanno e lacrime che vengono bagnano le gote in Vita morte e Miracoli. Poi c'è quella musica dentro che nessuno può sentire che all'esterno si traduce in eccessi e frenate ma non si sfugge alla consapevolezza che c'è chi fa il pieno fino al collo di cattiva compagnia: la canzone è La cattiva Compagnia. Il dubbio si insinua deciso ascoltando Io in Questo Mondo perché Luciano ricorda che nessuno sa mai tutto di qualcuno. Il Tempo davanti non ci sarebbe senza ricordare chi ci ha permesso di viverlo il nostro tempo, i genitori: ma a volte tra le certezze si insinua il condizionale...come mai sarebbe stato questo tempo? Quello di Luciano, ora, è un pigiare sul pulsante Start e ora la direzione è verso gli stadi d'Italia per fare rivivere a migliaia di persone le magie di certe notti.