Ermal Meta a Teatro con Gnu Quaret è andare oltre la quotidianità. Significa stare bene. Significa credere nei sogni. Qui il racconto di una serata il loro compagnia. Cui si aggiunge quella di Pierfrancesco Cordio, che apre la serata
(@BassoFabrizio)
Una mezzaluna poetica, un’eco di vita che scivola tra platea e palco, che supera le mura del teatro e riempie le piazze e le vie. Ermal Meta e Gnu Quartet stanno attraversando l’Italia abbattendo muri e creando armonia, insegnandoci che la musica arriva dove la politica neanche vede un orizzonte. Non mi rivolgo a chi conosce Ermal Meta, ancora meno a chi lo segue dall’epoca della Fame di Camilla, ma a chi lo ha scoperto dopo il Sanremo 2018, quello che ha vinto in coppia con Fabrizio Moro. So anche che non è facile perché le richieste sono superiori ai posti disponibili. Ma il tour di Ermal con Gnu Quartet porta un messaggio chiaro: crediamo nei nostri sogni e ogni giorno facciamo il nostro per realizzarli. Lui ci ha creduto e quando ha incontrato Mescal, la sua etichetta, è stato il segnale che dopo tante semine, alcune bruciate da diffidenza e maldicenza, la sua musica stavolta avrebbe germogliato. Ricordo quando eravamo in poche decine ad ascoltarlo con la Fame di Camilla nei circoli Arci. Ad ascoltare questo ragazzo, questi ragazzi che suonavano e cantavano come fossero in uno stadio colmo. Pochi metri quadrati di stanza buia, birra e sudore, acustica pessima eppure quando giravano le prime note di Due lacrime (è in scaletta nel tour teatrale) sembrava di essere al Maracanà. Perché sono le persone che rendono speciale una serata. Non il luogo. E non importa neanche quanti siamo.
A teatro eravamo in tanti. Non c’era un posto libero al Valli. Rispettoso silenzio e attenzione per Pierfrancesco Cordio che ha aperto il concerto con alcune canzoni che sono velluto per il cuore. Di solito chi apre una serata è un riempitivo: Pierfrancesco è la tessera preziosa di un mosaico lungo oltre due ore e mezzo. Dopo di lui sipario chiuso qualche minuto e poi ecco Gnu Quartet che prende posizione e apre la serata con i primi accordi di Voce del Verbo che Ermal esegue al pianoforte. Poi, fino alla fine, quasi solo chitarra. Ne ha due con lui e sembra quasi imbarazzato ogni volta che la cambia “io che sono stato abituato ad averne sempre e solo una”. Sorride, risponde al pubblico, interagisce. Poche volte, pochissime, ho visto un intero teatro cantare ininterrottamente tutte le canzoni, al punto che in alcuni momenti lo stesso Ermal si è fermato ad ascoltare. Chiudete gli occhi e guardate la situazione capovolta: centinaia di persone sedute e una sola, sul palco che ascolta. Non è magico? Il tour a teatro di Ermal Meta con Gnu Quartet è riconciliarsi con l’umanità. Toccante la versione di Amara Terra Mia di Domenico Modugno e poi c’è una lieve Non mi avete fatto niente, chiudiamo gli occhi e vediamo le Luci di Roma e i dreadlock di Bob Marley, mai ci staccheremmo da A parte te e quella tasca a destra in alto, da Piccola Anima e Vietato Morire fino a Voodoo Love e Mi salvi chi può. Finisce qui il concerto ma c’è una cosa che vi porterete a casa e che resterà a lungo con voi: siete stati bene. E oggi stare bene è stupore, è meraviglia.