Ensi il combattente torna con Clash e racconta come si affronta la vita

Musica

Fabrizio Basso

Ensi
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Si intitola Clash il nuovo disco del rapper torinese Ensi. Un album quasi psicologico che insegna come affrontare la vita, come conquistare spazi e far germogliare speranze. Lo abbiamo incontrato e intervistato

(@BassoFabrizio)

Una doppia personalità che confluisce in un disco e fa...Clash. Ensi torna con un disco che in origine doveva guardare il mondo poi giorno dopo giorno è diventato un viaggio dentro se stesso con alcune feritoie verso l'esterno. Clash è maturità e responsabilità con la consapevolezza che per raggiungere quei due traguardi e necessario affrontare delle sfide quotidiane. Abbiamo incontrato il rapper di Torino (ma con radici siciliane) per farci raccontare la storia di questo lavoro registrato e mixato nel Red Bull Music Studio, uno studio di registrazione mobile altamente all'avanguardia.

Partiamo da Clash. Niente a che vedere con la band Joe Strummer, vero?
Nella grafica un po' la richiamiamo ma non nell’etimo. Arriva più dal mondo del sound clash, dal mondo della dancehall. Ma sono sfumature, io resto rap.
Cosa è Clash?
E' scontro. In origine non doveva essere un concept, non volevo parlare degli affari miei. Nel precedente era andata così, qui l'idea era fare bei pezzi rapper.
Poi cosa è cambiato?
Clash è umanità e società. Non è il titolo concept ma prelude a uno scontro in tutto.
Quando pensi alla tua storia artistica sei indulgente? Ti rivedi con tenerezza?
Recentemente un amico e collega mi ha fatto ascoltare un mio pezzo vecchio. Ero acerbo in quell’epoca ma c’è il romanticismo. La strada che ho fatta è tanta, ho attraversato una epoca bella, di transizione.
Il rap stesso è esploso.
Sono arrivati i primi Club Dogo e poi Fabri Fibre. E poi tanti altri. Sono nostalgico di quel periodo. Mi ha reso quello che sono, ero super forte, mi sono successe cose importanti a livello umano, compresa la galera di mio padre.
Il rap fu salvifico?
Se non fosse stato per il rap forse mi sarei perso, il rap mi teneva aggrappato a qualcosa.
Oggi la speranza è viva?
Ho sempre l’idea che là fuori devi andare a prenderti quello che è tuo, ma se faccio il crudele devo riconoscere che non c’è spazio. La società è al tracollo, navighiamo in un finto benessere. Io non ho la Ferrari né la casa al mare, ho una vita normale: tutti i rapper sono così tranne pochi che hanno fatto uno step più grande.
Non ci sono soldi?
La moneta è il minor problema, tutti o quasi possiamo acquistarci l'i-phone 10 appena esce. La povertà sta da un'altra parte. Almeno in Italia. Ma subiamo una emergenza culturale e sociale gravissima. La musica è lo specchio di questa decadenza.
E il rap come si contestualizza?
Il rap è il genere che canta le cose. Ma io non canto, non suono e non ho la chitarra.
Porta speranza o illusioni come gli anni Sessanta?
Il cantautorato ha trovato terreno fertile perché c’era la speranza poi non è andata come ci si aspettava. Oggi tanti ragazzi sono individualisti e materialisti. E c'è accanimento.
Tipo?
Sfera Ebbasta fino alla tragedia in discoteca era un esempio per i giovani poi è diventato un istigatore al male, i suoi testi incitano alla violenza, alla droga. Non funziona così.
Consigli?
Prendo in prestito una frase di Fabri Fibra: Non credere a nessuno che abbia meno di 30 anni.
Come va con i social?
Li uso in maniera importante perché è promozione ma non parlo di tutto. Non ci torvo alcuno stimolo creativo. C’è poco coraggio.
Lei come reagisce?
Cerco di essere almeno onesto con me stesso, non coraggioso. Ma lo faccio con le canzoni e non posto foto su facebook e neanche mi infilo in ogni discussione. Troppa opinione nessuna opinione come dice Filippo Giardina, un comedian arguto.
In Clash c'è un ritorno al freestyle.
Sono testi scritti all’americana. Su una bella base.
Lei è il numero uno in Italia di Freestyle.
Non mi alleno più ma negli anni ho vinto tutto. Le mie sfide sono altre. Non inventato ma scritto di getto. Ho vinto MTV Spit in televisione nel 2012. Due anni prima avevo vinto 2TheBeat. E’ importante e chi lo fa come percorso ha il mio supporto.
Come sarà il tour?
Mi piacerebbe andare in giro con una band, con i fiati e il deejay. Vediamo l'andamento del disco e poi valuto come posso organizzarmi.
Non c'è troppo rap in giro?
Viene dato per scontato fare rap. Ghali e Sfera Ebbasta hanno fatto il loro percorso. Le rime possono essere semplici ma non il rap e comunque negli ultimi 20 anni è quello che ha più rivoluzionato la musica.
L'Italia è più originale degli Stati Uniti, da dove arrivano suoni molto omologati: per una volta superiamo lo Zio Sam?
Noi siamo europei. In Francia ha attecchito per le banlieu. Oggi in Italia è la voce di tutti. Riusciamo a essere più popolari. Anche negli Stati Uniti ci sono personaggi superiori, cito per tutti Kendrick Lamar ma tanti invece seguono gli stereotipi di donne soldi e auto. Ma la differenza la fa un altro elemento.
Quale?
La musica parla se non hai niente da dire fai altro.



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