Bob Marley, il re del reggae: le canzoni più famose

Musica

Le canzoni più famose di Bob Marley, l’artista reggae più famoso di tutti i tempi

La notizia ormai è arci nota: la musica reggae è diventata patrimonio dell’Unesco, essendo stata iscritta nella lista dei Beni Immateriali dell’umanità, testualmente per «il suo contributo al dibattito internazionale su questioni di ingiustizia, resistenza, amore e umanità».
E chi, più di chiunque altro, si è fatto portatore del genere nel mondo? Senza dubbio, il giamaicano Bob Marley: l’artista che, meglio di tutti, è stato incarnazione del reggae. Ripercorriamo quindi le sue canzoni più celebri:

  1. No Woman, No Cry
  2. War
  3. One Love
  4. Waiting in Vain
  5. Three Little Birds
  6. Could You Be Loved
  7. Redemption Song
  8. Buffalo Soldier

No Woman, No Cry (1975)

Il brano in realtà fu firmato da Vincent Ford, ma a renderlo famoso furono Bob Marley e The Wailers. Il cantante giamaicano, infatti, era amico di vecchia data dell’autore della canzone, poi diventata di diritto una delle più conosciute e apprezzate dell’intera discografia di Marley.

War (Rastaman Vibration, 1976)

Il pezzo porta la firma di Allen Cole e Carlton Barrett, che trassero il testo da un discorso fatto dall’Imperatore d’Etiopia Hailé Selassié: il “Leone di Giuda”, seconda incarnazione di Gesù per il popolo Rasta. La parte mutuata per la canzone è quella dedicata all’uguaglianza tra gli uomini, per eliminare le differenze di razza, classe e nazionalità.

One Love (Exodus, 1977)

Siamo nel 1977 con “Exodus”, disco da cui fu tratta “One Love”, tra i brani più apprezzati e conosciuti dell’intera discografia dell’artista giamaicano. Dopo la morte di Marley, del brano fu fatto anche un videoclip, con protagonisti diversi artisti internazionali, tra cui Paul McCartney.

Waiting in Vain (Exodus, 1977)

Il brano conosce una doppia vita: grazie a Bob Marley, che lo scrisse e lo inserì nel disco “Exodus”; e grazie ad Annie Lennox, che a sua volta lo incise. Di questa seconda versione esiste anche un videoclip. Inoltre, il brano fu inserito nelle colonne sonore dei film “Serendipity – Quando l’amore è magia” di Peter Chelsom, del 2001, e “Ipotesi di reato” di Roger Michell, l’anno seguente.

Three Little Birds (Exodus, 1977)

Siamo ancora nel 1977. Ancora “Exodus”. Fonte dell’ispirazione di Bob Marley, gli uccellini che – ogni volta che l’artista giamaicano si rollava uno spinello nel cortile di casa sua – beccavano i semi che gli cadevano. Un’altra teoria vuole che i “tre uccellini” in questione fossero invece le coriste dei Wailers: Marcia Griffiths, Judy Mowatt e Rita, la moglie dello stesso Marley.

Could You Be Loved (Uprising, 1980)

Brano scritto da Bob Marley e dai suoi The Wailers “in volo”, a bordo di un aereo. Nel testo c’è anche un omaggio al primo singolo dell’artista giamaicano, “Judge Not”, con parte del testo cantato da alcune voci di sottofondo.

Redemption Song (Uprising, 1980)

Partiamo da “Redemption Song”, ultima traccia di “Uprising”, album del 1980. Un brano stranamente folk, acustico, con protagonista il solo Marley: alla voce e alla chitarra. Il testo è tutto dedicato al Rastafarianesimo, la fede religiosa dell’artista giamaicano, e sono molti i passaggi in cui il cantante esorta l’ascoltatore a «emanciparsi dalla schiavitù mentale».

Buffalo Soldier (Confrontation, 1983)

Siamo nel 1983. Marley era già morto da due anni e “Buffalo Soldier” è stato estratto dall’album postumo “Confrontation”. Protagonista della canzone, un soldato nero africano, costretto ad andare a combattere in America.

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