L'arte è un mondo senza confini. Basta saperla amare. Drigo, chitarrista dei Negrita, ha sempre amato, oltre alle sue chitarre, la pittura. Lo abbiamo visto all'opera e ci racconta la sua parte più colorata
(@BassoFabrizio)
Tutte le favole iniziano da bambini. Ma poi le pagine finiscono e talvolta anche le favole. Ma non è sempre così. Ci sono certe favole che si allungano oltre il bianco delle pagine e colorano la vita. Lui si chiama Enrico Salvi ma tutti lo conosciamo come Drigo. E' il chitarrista dei Negrita. E' un amico. Come lo sono Pau e Mac. Come lo è il manager Fabrizio Barbacci, come lo è Gino Vertaglia, che è la loro ombra, come lo è Luca Garrò, da poco entrato nella famiglia Negrita. Questa volta però non si parla di musica (ma non sarebbe male leggendo questa storia ascoltare il recente bellissimo Desert Yacht Club), ma parliamo di pittura. Perché Drigo è pittore. Viaggia con una borsa zeppa di fogli, block notes e colori. Basta un pensiero e lui lo ferma su carta. Abbiamo assistito alla sua voracità artistica. Si estranea dal mondo e guarda solo il foglio e il soggetto. Ed è così dalla fanciullezza: "Non ho una data esatta ma, parafrasando Edoardo Bennato, per me la spada era il pennello. Non sapevo ancora che la mia vita avrebbe camminato tra disegni, colori e musica. Frequentavo la biblioteca per ragazzi del mio quartiere, per altro sono cresciuto in via Cimabue e non sapevo che avrei fatto da grande. ma fare il pittore mi piaceva.".
Gli anni passano e oggi Drigo è anche padre. La prima cosa che nota è che le sue scuole elementari sono diverse da quelle fatte da lui: "Ho molto riflettuto sulla differenza di educazione. Io ho avuto professori che mi hanno fatto amare certe materie e inoltre parecchi miei compagni di allora hanno avviato percorsi artistici". Oggi ricorda poco di storia e geografia ma non scorderà mai che "ci sedevamo in circolo su cuscini fatti dalle mamme e creavamo il nostro cerchio". Nitido nella mente è l'ascolto di un'opera di Mozart da sdraiati e poi la spiegazione.
L'ingresso nella pittura professionistica arriva con una parabola: "Una persona viveva nel timore di non essere all'altezza di Dio. Una mattina si sveglia illuminato da un sogno: Dio non è una entità giudicante. Se tu sei utile al prossimo avrai un ritorno. Questo essere umano al risveglio è così felice per il viaggio onirico che sbaglia ad abbottonarsi la camicia e, addirittura, si mette le scarpe al contrario. Ha condiviso questa gioia e ciò fa stare bene le persone". Poi c'è la fascinazione nata da un libro illustrato sui Beatles con protagonista Yellow Submarine: "Tutti quei colori e quelle immagini surreali erano terreno fertile per la mia fantasia. La biblioteca mi chiedeva di restituirlo, io lo consegnavo e lo facevo riprendere da mio fratello. Questo per dire che la penna è arrivata prima della chitarra".