Ernia si gioca il 68 sulla ruota della vita

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Ernia

Il nuovo progetto discografico del rapper Ernia si intitola 68: l'album contiene 12 brani inediti (etichetta Thaurus/Island Records): "E' il lavoro che meglio riflette il mio percorso", ci ha detto. Lo abbiamo incontrato e intervistato

(@BassoFabrizio)

Riconoscersi in un disco è come riconoscersi allo specchio. Si intitola 68 il nuovo lavoro di Ernia, al secolo Matteo Professione. Lo abbiamo intervistato per entrare, guidati da lui, nel suo mondo, che poi è un mondo nel quale tutti, in modo più o meno intenso, ci riconosciamo.

Partiamo dal titolo: cosa significa 68?

Premetto che è il lavoro che meglio riflette il percorso fatto finora. Il disco rappresenta il momento della carriera che sto vivendo.
Ma il titolo 68?
Prende il nome dall’unico autobus che porta da Bonola, quartiere in cui sono cresciuto, che è estrema periferia milanese, a Porta Genova che è il centro della città. Per me questo autobus è la metafora della crescita del mio percorso.
La cover richiama le copertine di Vogue firmate da Blumenfeld nel 1950.
In primis mi piaceva. Quando è stato il momento di scegliere mi erano state fatte varie proposte e appena ho visto quell'immagine mi è piaciuta subito molto.
Molto diversa rispetto a quelle dei rapper contemporanei.
Oggi l’immagine del rapper è spesso tamarra e troppo piena, sembrano quasi tutti dei mafiosi con queste collanone e quell'oro addosso. Appena ho visto quell’immagine così iconica, elegante e pulita ho pensato che è proprio quella che meglio mi rappresenta.
Nell’albumc' è una sola collaborazione con Tedua.
E’ il mio primo album e nonostante mi piaccia molto fare featuring con altri artisti ho preferito fare tutto da solo tranne la cosa con Tedua.
Perché lui?
Perché doveva capitare, io e lui siamo cresciuti insieme e prima che tornasse a vivere a Genova abbiamo iniziato a fare musica insieme. Tengo molto a questa collaborazione.
Questo album segna il passaggio da emergente a giovane tra i più quotati in Italia. Cosa rappresenta per lei questo passaggio?
La crescita si percepisce solo online, nella vita vera continuo a essere me stesso e a fare ciò che ho sempre fatto.
Come uccidere un usignolo è disco d’oro cosa si aspetta da 68?
Magari un altro disco d’oro! Con Come uccidere un usignolo non ce lo aspettavamo ed è stata una bellissima sorpresa.
Chi sono gli emergenti da seguire?
E' un momento di cambio generazionale, noi che eravamo emergenti siamo ormai sulla scena da un po’. I nuovi emergenti fanno tutte cose già fatte e tendono semplicemente a imitare Sfera, facendo trap sotto i palazzoni, c’è bisogno di novità. Non ho un nome da segnalare.
Ha da poco concluso il tour.
E' andato molto meglio di quanto immaginassi. Il tour invernale è stato pazzesco, è venuta tanta gente ed è quello che è importante alla fine: avere grossi numeri sul web ma i live vuoti non serve a nulla. Bello anche quello estivo anche se un po’ più dispersivo e complicato perché i locali all’aperto sono più complicati da affrontare.
Visto che l’album si può ascoltare dall’inizio alla fine e dalla fine all’inizio, lei come lo ascolta?
Dalla fine all’inizio è come ascoltare il mio percorso in ordine cronologico e so già che vinco! Io opto per un dall’inizio alla fine.

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