Max Gazzè all'Arena di Verona: la recensione, la scaletta

Musica

Fabrizio Basso

Max Gazzè (foto Imaginarium)

Max Gazzè porta all'Arena di Verona la sua opera Alchemaya e poi accompagna il pubblico in un viaggio nella sua poesia in musica. Vi raccontiamo lo spettacolo e vi diciamo la scaletta dell'ultima data di questo progetto coraggioso e affascinante

(@BassoFabrizio
Inviato a Verona)


E' una notte di quelle che anche il cielo si ferma ad ascoltare. E' una notte di quelle che l'Arena di Verona si veste di un'orchestra di oltre 60 elementi, diretta dal maestro Clemente Ferrari e arricchita dal gran coda della pianista coreana SunHee You. E' una sera di quelle che Max Gazzè chiude un capitolo del suo percorso artistico e lo fa in maniera speciale, domando anche l'umidità che aggredisce le voci, gli strumenti e il pubblico. La rappresentazione dell'opera Alchemaya inizia intorno alle ore 22, l'orchestra è posizionata, Ricky Tognazzi, con la sua voce calda, potente, avvolgente racconta la storia, i suoi sono interludi al cantato e al suonato. Dietro Alchemaya ci sono due figure centrali nella sua vita, si tratta del fratello Francesco e di Francesco Barbaro, il suo manager che per OTR Live ha prodotto questo evento. Giochi di luci speciali accompagnano i brani dell'opera che evidenziano l'animo sperimentatore di Max, le sue incursioni nel genere progressive. In queste composizioni ci sono vent'anni di influenze storiche e filosofiche e non manca la fisica quantistica e una ricerca spirituale profonda. Nell'etimo di Alchemaya c'è il concetto di fondere: una parola oggi abusta ma che nella sua essenza tiene vicini anime e corpi anche quando la realtà non lo rende possibile, trasforma un amore in un qualcosa più vicino al mito che al mitologico, in una sublimazione che va oltre le stagioni della vita. Alchemaya non è un'opera facile da sposare, necessiterebbe di un ascolto più profondo prima di affrontarla dal vivo. Ma ciò detto resta un atto di coraggio portato avanti da uno degli artisti italiani più temerari.

SCALETTA
L'origine del mondo
Il diluvio di tutti
La tavola di Smeraldo
Vuota dentro
Visioni ad Harran
Alchimia
Etereo
Il progetto dell'Anima


La seconda parte è una passeggiata in alcune delle sue canzoni più amate. Lui si cambia la la giacca passando dal nero della prima parte a un grigio della seconda ma sempre restando sullo stesso stile, una giacca lunga, con disegni evocativi di sultanati e tavole rotonde. Il concerto, o meglio il secondo atto di questa opera che ora è meno sperimentale e più cantautorale si apre La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, brano presentato all'ultimo Festival di Sanremo e prosegue con un ritorno serrata e con una nota che accomuna molte canzoni, un finale tranchant, secco deciso. Gazzè con mani accompagna il ritmo dell'orchestra al punto che non ci stupiremmo se in una sua prossima divagazione sul tema si proponesse come direttore. Il pubblico ora è molto più partecipe, in Alchemaya pochi conoscevano i testi a memoria. L'entusiasmo è favorito anche da una scaletta bella, brani come Il solito sesso, Ti sembra Normale e Mentre dormi sono ormai un patrimonio nazionale. Il finale è con un bis concordato: Gazzè dice al pubblico che da sempre ci sono i bis, che lui potrebbe non uscire e continuare ma opta per restare fedele al rituale. Si allontana, solo per pochi secondi e poi torna: Una musica può fare è accompagnata da centinaia di palloncini bianchi che rendono fosforescente l'Arena e poi tutti in direzione della propria abitazione con una canzone che è anche un auspicio: Verso un altro immenso cielo.


SCALETTA
La leggenda di Cristalda e Pizzomunno
Il timido ubriaco
Il solito sesso
Nulla
Atto di forza
Ti sembra normale
Mentre dormi
Cara Valentina
Se soltanto
Brivido a notte
La vita com'è
Sotto casa
Una musica può fare
Verso un altro immenso cielo

 

 

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