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Chi è Myss Keta, la cantante in capslock

Musica

Controversa, misteriosa e provocatoria. Myss Keta nasce su Youtube ed è il nuovo personaggio della scena musicale italiana

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Volto mascherato, sempre quasi al limite della volgarità, provocatoria e controversa. Myss Keta non ha età, volto e collocazione geografica. Di lei si sa pochissimo e si può ricostruire da alcuni stralci di interviste rilasciate in questi anni. Ha debuttato su YouTube nel 2013 con il singolo “Milano, Sushi & Coca” e ha subito puntato sull’anonimato per assicurarsi la notorietà necessaria essendo un personaggio scomodo come pochi. «Dicono che io sia una diva esagerata, esplosiva, esasperata ed eccessiva. La mia vita è una selva oscura in cui ho scelto di perdermi, frantumandomi e smarrendo definitivamente la retta via. Ma è proprio in quel buio profondo che mi circonda che ho premuto il tasto per trasformarmi da domata a domatrice, diventando protagonista di una vita sfrenata, incontrollabile e surreale: una vita in capslock». Questo quello che ha detto di se stessa durante la presentazione del suo primo album “Una vita in capslock” uscito nel 2018 e presentato a Parigi. Tra le sue fonti di ispirazioni c’è Madonna, definita madre artistica. Poi Peaches, Miss Kittin, ovviamente Lady Gaga, ma anche Jo Squillo e soprattutto Raffaella Carrà. La sua vita però resta un mistero, come si evince anche dal suo account ufficiale Instagram dove non mancano le foto ma sempre con il volto coperto.

Lo stile musicale di Myss Keta

Nelle interviste ha spesso dichiarato di essere andata in vacanza con l'avvocato Gianni Agnelli, di essere la prima musa di Salvador Dalí ed Andy Warhol e di aver avuto dei flirt con note personalità della politica e dello spettacolo. Tra il serio e il faceto punta sempre alla provocazione. Dal punto di vista musicale ha uno stile che oscilla tra il rap e la musica elettronica sempre però mantenendo uno spirito prettamente punk. «Io sono sempre stata legata al mondo clubbing, gay, queer e il progetto di Myss Keta, nato in una notte d’agosto, mi ha dato modo di riflettere sui valori sottesi a questo universo. Senza addentrarmi in definizioni strane, posso dire che la cultura del clubbing spinge ogni individuo ad abbracciare se stesso. Implica una liberazione dalle gabbie della quotidianità che è sempre stata parte del progetto Keta».

L’album Una vita in capslock

Il suo primo album nasce dopo una serie di singoli pubblicati nel corso degli anni e accompagnati da video dal fortissimo impatto visivo. Poi la decisione di pubblicare l’EP “Carpaccio Ghiacciato” che ha dettato la linea per un vero e proprio album: «Conteneva cinque canzoni collegate dallo stesso mood, ci è venuta voglia di confrontarci con una forma più canonica di espressione musicale. Il titolo dell’album vuol dire che quando tutto ti rema contro, quando i problemi della vita sembrano prendere il sopravvento, basta alzare i toni dell’ironia, ovvero vivere il presente, ironizzare sulla sfortuna, prendere in mano le redini della propria esistenza senza farsi schiacciare, anzi, passando dall’altro lato». E del suo anonimato ha sempre spiegato che indossare una maschera le permette di parlare di tutto: da personaggi in voga negli anni Ottanta fino a fatti di cronaca attualissimi. «In realtà quando si indossa una maschera ci si sente più liberi e protetti, e quindi si tende a svelare molto di più della propria personalità. Accadeva anche nel teatro greco, dove ci si passava una maschera per raccontare una storia. Ho scelto di nascondere il mio volto anche perché viviamo in una società in cui veniamo costantemente mitragliati da selfie, quindi preferisco ironizzare ed offrire uno spunto di riflessione sul tema».