Joan Baez in concerto a Verona: recensione, scaletta e Gracias a la Vida

Musica

Fabrizio Basso

Joan Baez al Teatro Romano di Verona

Abbiamo visto il concerto di Joan Baez al Teatro Romano di Verona, il primo delle sue quattro date italiane del suo Fare Thee Well Tour, il tour di addio dell'artista americana. Questa sera sarà alle Terme di Caracalla a Roma, l'8 in Piazza Castello a Udine e il 9 nel Cortile dell'Agenzia di Pollenzo. Il racconto della serata veronese

(@BassoFabrizio
Inviato a Verona)


Ci sono le notti in cui le stelle brillano ancora di più. E in quel sudario a cielo aperto che era il Teatro Romano di Verona nella sera del 5 agosto, quando si avvicina la Notte di San Lorenzo e tutti stiamo col collo rivolto verso le galassie lontane aspettando le loro lacrime di gioia, l'astro più bello si chiamava Joan Baez, una leggenda, una poetessa, una paladina per i diritti civili, uno signora, oggi di 77 anni, che ha nutrito quel sogno rivoluzionario che negli anni Sessanta ha reso l'umanità consapevole dei propri diritti e doveri. Ha detto una frase bellissima, verso il finale del live, ha detto, cantando a Gracias a la Vida: "Grazie ai miei piedi con i quali abbiamo camminato molto". Ecco il suo concerto aveva il ritmo del cammino nell'esistenza, sentivi scricchiolare tutti i sassolini che ha calpestato, quelli che ha calciato, sentivi i suoi pensieri e le sue battaglie, sentivi battere il cuore di una donna che ha dedicato, con la sua arte, tanta parte della vita a migliorare l'umanità.


IL CONCERTO

Le luci si spengono che sono da poco passate le 21. Lei appare da sola, con la chitarra, e attacca Don't Think Twice. Sono subito applausi, subito si crea una empatia rara con il pubblico. D'altra parte l'empatia è una questione di sguardi, in primis.  Anche quando presenta Another World e chiede che almeno per quel brano i telefoni restino in tasca, non ci siano riprese, il pubblico la asseconda, pochi forse neanche dieci persone disubbidiscono. E lei dice: "Io da qui vi vedo". Su Farewell Angelina, terzo brano in scaletta, la commozione sale. Si sente gente che tira su col naso. Quasi a respirare quell'aria, a respirare amore. Parla poco, suona molto. Invita a non arrendersi, invita a costruire un mondo sempre migliore. Lo fa sempre con delicatezza, non è una che alza i toni. Arrivano, in ordine sparso, Gracias a la Vida, Diamond + Rust e Refugee, preceduta da un invito all'accoglienza, alla fratellanza. In scaletta c i sono due brani di Gianni Morandi "le uniche due canzoni italiane che ho imparato nella mia carriera" e sono Un mondo d'amore e C'era un ragazzo. Emozioni forti per la sua versione di Imagine di John Lennon, per i pensieri che dedica a Janis Joplin e gran finale con Here's to you.


FARE THEE WELL TOUR

Quella che vi abbiamo raccontato è la prima data italiana del Fare Thee Well Tour, il tour di addio dell'artista americana. Questa sera, 6 agosto, sarà alle Terme di Caracalla a Roma , l'8 in Piazza Castello a Udine e il 9 nel Cortile dell'Agenzia di Pollenzo. La abbiamo poi salutata, nel camerino che la ha ospitata al Teatro Romano, e abbiamo trovano una signora che infonde serenità. Lei che è stata sulle barricate, che con Bob Dylan e gli artisti della Beat Generation ha contribuito a costruire, con la sola forza delle canzoni, un sogno che si chiama un mondo migliore. C'è, ci sono riusciti? Un tema dibattuto, c'è chi dice di sì, chi di no, chi che ci hanno venduto una illusione. Resta il fatto che Joan Baez non ha mai smesso di cantare e combattere. Oggi più che mai, circondati come siamo dall'ombra del totalitarismo. C'è chi i muri, magari al confine col Messico, prova a costruirli e chi li butta giù con le corde della chitarra. Gracias a Joan.

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