Chi è Calcutta, il cantante di Paracetamolo

Musica

Dalla gavetta al successo: il percorso artistico di Calcutta e tutti i brani che l’hanno portato ad essere portavoce del movimento indie

Prendere il nome di una città, di una delle più popolose dell’India e trasformarlo nel nome di uno dei portavoce della musica “indie”. Edoardo D’Erme è uno dei cantautori del momento, anche se in Italia è decisamente più conosciuto con il soprannome di Calcutta. Il successo è arrivato quasi per caso per l’artista nato e cresciuto a Latina, noto per i suoi testi apparentemente privi di senso e per aver sfornato un successo dopo l’altro sia come cantante che come autore per altri colleghi.

Calcutta e l’origine del nome d’arte

L’origine del nome d’arte Calcutta deriva da un progetto nato nel 2009 con il batterista Marco Crypta, che ha poi deciso di abbandonare il duo poco dopo. Edoardo D’Erme è però attivo come musicista sin dal 2007 e continua nella sua gavetta fatta di tante esibizioni nei locali sparsi in tutta Italia. Il primo disco da solista di Calcutta risale al 2012: è la Geograph Records a produrre Forse…, che però è affiancato da diversi altri progetti paralleli tutti in chiave sperimentale, dove non manca anche un pizzico di sarcasmo. Vedono quindi la luce “I Magici”, “Le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo”, “Je suis Toni Cutrone”, “Comunione”, “Donna Moderna” e “Uccelli”. Un anno più tardi, Calcutta pubblica “The Sabaudian Tape”, un progetto speciale edito su cassetta in tiratura limitata.

Gli anni del successo di Calcutta: “Mainstream” e “Cosa mi manchi a fare”

È però il secondo album a far conoscere Calcutta al grande pubblico. Per Mainstream, uscito nel 2015, il cantautore si avvale della collaborazione di Marta Venturini e Niccolò Contessa, componenti della band “I Cani” e il risultato è subito apprezzato da un pubblico sempre più vasto. Il primo estratto dell’album è forse anche il brano più conosciuto: Cosa mi manchi a fare è orecchiabile e ha un testo che colpisce per originalità e in breve tempo conquista sia la critica che i colleghi, come lo stesso Coez che decide di dedicargli una cover. Lo stesso faranno anche gli altri estratti da Mainstream, Gaetano e Frosinone, ma è il secondo che si ergerà a tormentone per con i riferimenti a Papa Francesco e alla squadra ciociara al primo anno in serie A. Dopo un prolifico tour nazionale, Calcutta decide di pubblicare anche il quarto estratto dal secondo album, Oroscopo, brano che si fa riconoscere anche per il sapiente “tocco” dei produttori Takagi & Ketra e per un ritmo ballabile.

Le collaborazioni di Calcutta e il suo percorso da autore

Edoardo D’Erme con il tempo si fa conoscere anche come autore di testi importanti. Da questa sua vena artistica nascono le collaborazioni con J-Ax e Fedez, per cui scrive “Milano intorno” e “Allergia”, con Nina Zilli a cui affida “Mi hai fatto fare tardi” e, soprattutto con Francesca Michielin, per cui scrive ben 4 brani, “Io non abito al mare”, “Tropicale”, “La Serie B” e “Tapioca”, tutti contenuti nell’album 2640.

Evergreen, il terzo album di Calcutta

In breve tempo, Calcutta scopre di essere molto apprezzato dal pubblico e dai colleghi e ritorna in studio per continuare a stupire. Si dedica al suo terzo album, Evergreen, che uscirà il 25 maggio del 2018. Ad anticiparlo, però, due brani molto ascoltati in radio: Orgasmo e Pesto, il cui ritmo è più compassato ma senza rinunciare a testi che oscillano tra il dissacrante e l’impegno. Il terzo estratto dall’album è anche quello che punta maggiormente a quel “successo molecolare” di cui ha spesso parlato lo stesso Calcutta. Paracetamolo è l’esempio di un brano sfuggente, in cui tutti i tasselli sembrano ricongiungersi solo alla fine. La stesura dei testi è uno dei segni distintivi di Calcutta, che ha più volte riconosciuto di essere eccentrico, ma di voler puntare a rendere nazional-popolare la quotidianità, nonostante il peso delle parole si perde progressivamente. Da Burt Bacarach a Lucio Dalla, da Caetano Veloso a Luca Carboni, senza dimenticare Lucio Battisti: le sue influenze sono variegate ma si spingono oltre, fino a farlo diventare il portavoce del cantautorato indie” e massimo esponente di un movimento che si nutre di spensieratezza e stupore.

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