La cena di Natale: la recensione

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E’ in uscita nelle sale il 24 novembre La cena di natale, il sequel di Io che amo solo te, con Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Michele Placido e Maria Pia Calzone

di Fausto Galosi

A Natale siamo tutti più buoni, almeno nelle intenzioni, perché poi il rituale delle festività può trasformarsi in una trappola insidiosa, che alimenta le tensioni, scatena gli isterismi, fa esplodere i conflitti. È un pò quello che succede in La cena di Natale, l’atteso sequel di Io che amo solo te, una commedia di grande successo in programmazione su Sky Cinema Uno, in prima tv, lunedì 28 novembre alle 21.15.

Squadra che vince non si tocca e per il secondo round delle schermaglie sentimentali che hanno per protagonisti una giovane coppia e i rispettivi genitori, è stato riconfermato lo stesso cast, molto ben assortito, con la bella Laura Chiatti, il fascinoso Claudio Scamarcio, l’inossidabile Michele Placido, la “gomorriana” Maria Pia Calzone. Da segnalare la new entry Veronica Pivetti, alle prese con un personaggio simpaticamente antipatico.

Riconfermata anche la splendida location, Polignano a mare, il paese natale di Domenico Modugno, per l’occasione imbiancato da una provvidenziale nevicata cinematografica. Uno dei tanti effetti speciali di una commedia romantica che si avvale soprattutto di un fondamentale effetto speciale naturale: la pancia della Chiatti, per coincidenza incinta all’ottavo mese esattamente come il suo personaggio, creato da Luca Bianchini, che è autore dei best-seller da cui sono stati tratte le due pellicole.

Il tema del film anche in questo caso è l’amore e le sue complicazioni, osservate nella cornice di un’ambientazione favolosa ma opprimente. Un paese di provincia dove tutti si conoscono, si controllano, si giudicano e pregiudicano fatalmente il libero corso degli avvenimenti.

L’idea, come dichiarato dal regista Marco Ponti, è di prendere i personaggi di Io che amo solo te e metterli insieme in una sfarzosa cena di Natale in cui i nodi vengono al pettine. In sostanza si utilizza lo spazio chiuso dell’occasione conviviale come un osservatorio privilegiato per studiare la fauna umana nelle sue espressioni più veraci (un po’ come succede in altri recenti “film da camera” italiani, come Perfetti sconosciuti, Dobbiamo parlare, Il nome del figlio). Ed in effetti fra gridolini isterici, incomprensioni, equivoci, bugie, improbabili capitoni, test di gravidanza, ansiolitici, ascensori bloccati, anelli scomparsi, ne succederanno di tutti i colori, con l’immancabile sorpresa finale.

Naturalmente il tono è leggero, l’obiettivo è far scattare la risata facile e il “gioco al massacro” è all’acqua di rose. Ma l’intrattenimento è assicurato, anche grazie all’appeal dei protagonisti, a cominciare da uno Scamarcio deliziosamente indolente e inaffidabile. Un attore che continua a crescere di film in film, passando con disinvoltura dalla commedia al cinema più impegnato, dalla recitazione alla produzione. Nella consapevolezza che il cinema è interessante in tutte le sue declinazioni, se si lavora sulle sfumature, sui particolari, sulla ricerca della verità.

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