IL PIANTO DEGLI EROI - L’Iliade e le Troiane nel carcere di Bollate, la recensione

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Paolo Nizza

Paolo Nizza

Presentato in anteprima al FilmMaker Festival 2024, il film di Bruno Bigoni e Francesca Lolli trasporta le vicende narrate da Omero ed Euripide all’interno di un penitenziario. Tra detenuti che interpretano i ruoli maschili e attrici che danno voce ai personaggi femminili, una dolente e potentissima riflessione sul tema della guerra

“Sai perché mi piacciono gli eroi? Perché cadono da così in alto”: con queste parole Mefisto scherniva Daredevl nella serie a Fumetti Cuore di Tenebra. E il film di Bruno Bigoni e Francesca Lolli è la storia di una caduta, tra violenza e perdita. Un inobliabile viaggio in quello spaventoso Heart of Darkness, già rappresentato da Joseph Conrad nel suo celebre romanzo. Nell’opera, presentata con successo in anteprima al FilmMaker Festival, al posto della giunga, ci sono i muri di una cella. Ma l’orrore resta lo stesso. E questi uomini sanno che l’orrore ha un volto. E talvolta ha l’aspetto di quello che vedono quando si guardano allo specchio. Solo che, a differenza del colonnello Kurtz, non vogliono più farsi amico l’orrore. Come diceva Italo Calvino: "Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. E grazie a L’Iliade a Le Troiane di Euripide, questi hollow men  (come li avrebbe chiamati Thomas Eliot), riempiono il loro vuoto con le parole scritte da Omero ed Euripide. Recitare è conoscersi. "Date a un uomo una maschera e vi dirà la verità”, suggeriva Oscar Wilde. Sicché, Il Pianto degli eroi, per citare le parole di Bigoni e Lolli risulta “una riflessione profonda sul destino comune di tutti gli esseri umani – la mortalità – e ci induce a considerare la tragicità delle vite perse per il potere e l’arroganza”.  Tant’è che terminata la visione del film siamo certi che quelle immagini girate nel carcere di Bollate non andranno perdute come lacrime nella pioggia.

 

La scandalosa forza rivoluzionaria del passato

Mescolare attori non professionisti e attrici esperte può risultare pericoloso quanto avvicinare la nitroglicerina a una fonte di calore. Ma Bruno Bigoni e Francesca Lolli non sono sprovveduti apprendisti stregoni, ma demiurghi risoluti, capaci di trasformare l’errore in virtù. Basta pensare all’inizio di Il Pianto degli eroi, con quei ciak incerti, con un detenuto che confonde il carcere di Bollate scambiato con San Vittore. Le imperfezioni, gli sguardi in macchina, la rottura della quarta parete aiuta lo spettatore ad abbattere il muro che ci separa da un luogo in cui i muri imperano. Parimenti alla scelta di rinunciare a costumi di scena o a elaborate scenografie. E’ sufficiente un drappo rosso in un mondo in bianco e nero a evocare un sentimento. In questo universo arcaico, riecheggia ancora tutta la potenza del gesto, del verbo, dello sguardo. L’opera non cerca la facile strada dell’astrusa sperimentazione, del simbolismo d’accatto, di quel cinema fastidiosamente arty fatto da furbetti che incapaci di convincere, confondono. Si sa come cantano gli Skiantos. “L’avanguardia alternativa non fa sconti comitiva”. La pellicola, invece, possiede tutta la scandalosa forza rivoluzionaria del passato, cara a Pierpaolo Pasolini. Anche la scelta di far recitare i detenuti nella propria lingua d’origine si rivela una scelta più che vincente. La Babele di idiomi amplifica lo smarrimento, il caso e la follia presenti in ogni conflitto perché la guerra è sempre assenza di comunicazione.

 

Approfondimento

Il Pianto degli eroi, il film in anteprima al FilmMaker Festival 2024

l'orrore per il sangue versato dai vinti e dai vincitori

Achille, Ettore, Patroclo, Priamo, Agamennone Menelao, Ulisse, Taltibio, Paride si riflettono nei volti di chi ogni giorno si confronta con la propria condizione e con il peso delle proprie scelte. Per merito del lavoro eccezionale compiuto dalla coppia di registi, Gianluca Civardi, Giancarlo Di Meglio, Salvatore Empoli, Omar Fathi Azzab Ibrahim, Cherkaoui Filal, Hamza Guesmi, Riccardo Magherini, Guido Maleci, Cosmin Marin Moldovan, Karl Miguel Salcedo Fernandez, Neifi Santana Sanchez , Nicola Sapone risultano credibili nei panni di eroi mitici e affrontano con dedizione e coragggio  i propri demoni.

Cionondimeno Ecuba, Briseide, Elena Cassandra, Andromaca rivivono grazie a un gruppo di attrici formidabili composto da formato da Corinna Agustoni, Giulia Battisti, Susan Bonotti, Benedetta Cesqui, Livia Villani, Debora Zuin.

Senza farisaismo o morbosità, Il pianto degli eroi porta la guerra in carcere. l film ci offre, quindi uno straordinario punto di vista sui conflitti interiori e sulle carneficine che quotidianamente ci circondano. E alla fine si resta attoniti e sgomenti, ma con la voglia di porre fine all’orrore per tutto quel sangue versato da vinti e dai vincitori.

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