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Black Panther: La recensione e il trailer del fim di Ryan Coogler

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Paolo Nizza

Il diciottesimo cinecomics della  Marvel è un film adulto ed emozionante interpretato da un cast straordinario. Un omaggio alla cultura black supportato da una travolgente colonna sonora. Diretto dal regista di Creed, una pellicola che sta trionfando  al box office americano e internazionale

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“Essere o non essere il re”. Questo è l’amletico dilemma che arrovella il cervello del principe T'Challa, futuro sovrano del regno di Wakanda, noto ai più come il supereroe Black Panther, interpretato da Chadwick Boseman. Si sa per un uomo buono è difficile essere re.
Al suo diciottesimo cinecomic, la Marvel diventa maggiorenne e realizza un film maturo in cui la parola conta quanto l’azione. D’altronde come recita un proverbio africano “la lingua non ha ossa, ma è molto potente”. Oltre a Shakespeare, il film, diretto da Ryan Coogler (Creed – Nato Per Combattere, Prossima Fermata FruitvaleStation) centrifuga Omero e Dumas.  Ma Black Panther è anche una sorta di Afro 007, Forse il presagio di un futuro James Bond nero. Tecnologia e Magia. Scienza e Sciamanesimo uniti in un vertiginoso bacio della pantera.


Tratto da un dei fumetto creato da Stan Lee e Jack Kirby nel 1966,  più o meno quando a nascevano e agivano,  altre pantere nere. Il film come nel Padrino di mette al centro la famiglia, che viene prima di tutto. Ma in Blak Panther le donne sono femmine forti, sono guerriere, sono regine che sembrano figlie della mitica Grace Jones non a caso citata in una battuta del film.  Ci sono Shuri, sorella di Pantera nera spiritosa e più intelligente di Tony Stark, Nakia, spia  che ha il volto del premio Oscar Lupita Nyong'o, Okoue, bellicosa capo delle forze speciale (Dabai Gurira, la Michonne di The Walking Dead) , Ramonda, suprema madre di Tchalla (la mitica Angela Basset). Insomma come profetizzato da Laforgue, sarà la donna a salvare il mondo. Intorno a questa epifania matriarcale, danzano lo sciamano Zuri (il premio Oscar Forest Whitaker)  W'kabi, capo della sicurezza intepretato da  Daniek Kaluuya e  MBaku, l'uomo scimmia acerrimo nemico di Black Panther a cui presta il volto e i muscoli Winston Duke

 

Come in ogni cinecomic il cattivo c’ è si vede.  Anzi c’è ne sono due Il vendicativo Erik Killmonger,  (interpretato da Michael B. Jordan) e  un mefistofelico Andy Serkis bianco, monco e nefasto trafficante. L’altro bianco presente nel film è Martin Freeman agente della Cia. Con le sue citta i suoi panorami ispirati Blade Runner, il film è un riuscito omaggio alla cultura black e al sogno panafricano. Un tributo a tribù come i Dogon, i senufo i bambara, i masai, gli zulu i tuareg. Con un supereroe che non si ferma mai perché sa come diceva Tamerlano che “nel movimento è la vittoria”, Black Panther  ci lascia  abbacinati quanto un’antilope davanti ai fari di un’auto.


Wakanda è un Eldorado con le sue miniere di Vibranio, metallo indistruttibile, con la sua speranza di costruire ponti e non barriere. Per qualcuno Black Panther è il migliore cinecomic della Marvel mai realizzato finora. E vengono alla mente le parole di Ernst Junger: "Le farfalle volteggiano nel fitto dei fenomeni, nella cui ombra la pantera sogna."

 

La Trama di Black Panther

Il film Marvel Black Panther vede T’Challa tornare nell’isolata e tecnologicamente avanzata nazione africana Wakanda dopo la morte di suo padre, il Re del Wakanda, per succedergli al trono e prendere il suo posto come legittimo re. Ma quando un vecchio e potente nemico farà ritorno, il suo ruolo come sovrano e la sua identità come Black Panther verranno messe alla prova e T’Challa sarà trascinato in un tremendo conflitto che metterà a rischio il destino del Wakanda e di tutto il mondo. Costretto ad affrontare tradimenti e pericoli, il giovane Re dovrà radunare i suoi alleati e scatenare tutto il poteredi Black Panther per sconfiggere i suoi nemici, mantenere il Wakanda al sicuro e preservare lo stile di vita del suo popolo.