Soldado: La recensione del film di Stefano Sollima con Benicio Del Toro

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Paolo Nizza

Stefano Sollima firma il sequel di Sicario. Un action-movie crudo, potente e adrenalinico. Con Benicio Del Toro e Josh Brolin. Al cinema da giovedì 18 ottobre. Guarda il trailer la recensione

La recensione di Soldado

Shakespeare in Messico. Sporcato da quella polvere che tolse la pace a Malcom Lowry, abbacinato da quella luce che sedusse Sam Peckinpah e il suo Mucchio Selvaggio, Soldado è una tragedia di confine che mette in scena l'eterna lotta fra il male e malissimo. Una pellicola asciutta, essenziale, ma al tempo stesso adrenalinica e travolgente in cui Alejandro Gillick (un Benicio del Toro sempre più sgualcito) è un Macbeth che ha ucciso il sonno, un Amleto inaridito dalla sete di vendetta. Il traffico di droga ha ceduto il posto al traffico di esseri umani. Non ci sono più regole, ma solo ordini. E come recita una battuta del film: “Se si vuole iniziare una guerra basta rapire un principe, poi un re la inizierà."

Con Soldado Stefano Sollima continua il suo viaggio al termine della notte. Dopo Gomorra-La Serie, ACAB, Suburra, questa volta il talentuoso regista italiano vola a Hollywood per raccontarci la guerra fra Gli Stati Uniti e i cartelli messicani, ormai considerati al pari delle organizzazioni terroristiche. Ma anche oltreoceano, Sollima non smarrisce il suo sguardo, il suo modo unico di interpretare il cinema action. Soffocato in uno spento e dolente caleidoscopio dominato dai grigi e dai marroni, il film è una cartina di tornasole dei nostri strani giorni. Oltre a Benicio Del Toro, ritroviamo Josh Brolin nei panni del cinico agente della Cia Matt Graver. E basta guardare la scena in cui Matt deve interrogare un pirata somalo per capire che il waterboarding è ormai superato. Ora pure la tortura è digitale, ma non per questo meno efficace e dolorosa. Ormai, non è più tempo di ”The right choice for the wrong reason”. Persino agli adolescenti è negata l'età dell'innocenza. Bisogna crescere in fretta in questo mondo senza onore né pietà. E se in Sicario, era il personaggio interpretato da Emily Blunt a offrirci un punto di vista differente, un barlume di compassione, in Soldado troviamo la giovane dodicenne Isabela Reyes (Isabela Moner), figlia di un boss del cartello. Un agnello in mezzo ai lupi che instaura con Alejandro un rapporto che rimanda a quello tra Wolverine e la piccola Laura in Logan. Sceneggiato, come Sicario, dall'inglese Taylor Sheridan, disincantato aedo della frontiera americana, Soldado in fondo è una ruvida, muscolare odissea in Messico dove le nuvole sono gonfie di menzogne, caos, rabbia e la faccia dell'America, più che triste, sembra disperata. Dall'attentato Kamikaze in un supermercato di Kansas Ciry allo sguardo perduto di un ragazzino di 14 anni con un futuro da coyote, da trafficante di esseri umani, Stefano Sollima con lucidità e stile scandisce il tempo degli assassini, film il paradosso di un mondo saturo di confini, ma in realtà senza tetto né legge. Una violenta e cieca follia sintetizzata da questo fulminante scambio di battute:" Mi aiuterai a scatenare una guerra. - Contro chi? - Tutti."

La Trama di Soldado

Nella guerra alla droga non ci sono regole. La lotta della CIA al narcotraffico fra Messico e Stati Uniti si è inasprita da quando i cartelli della droga hanno iniziato a infiltrare terroristi oltre il confine americano. Per combattere i narcos l’agente federale Matt Graver (Josh Brolin) dovrà assoldare il misterioso e impenetrabile Alejandro (Benicio Del Toro), la cui famiglia è stata sterminata da un boss del cartello. Alejandro scatenerà una vera e propria, incontrollabile guerra tra bande in una missione che lo coinvolgerà in modo molto personale.

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