Peter Greene, volto magnetico dei cattivi anni ’90, è morto a New York a 60 anni. Nato nel 1965, ha segnato il cinema con ruoli iconici in “The Mask” e “Pulp Fiction”, imponendo il suo sguardo glaciale nell’immaginario collettivo. Con oltre 95 film all’attivo e una carriera lunga tre decenni, stava per tornare sul set con Mickey Rourke. La polizia esclude ipotesi dolose: sarà il medico legale a chiarire le cause.
È morto a New York Peter Greene, volto iconico dei cattivi anni ’90. L’attore di “The Mask” e “Pulp Fiction” aveva 60 anni. Il corpo è stato trovato nel suo appartamento nel Lower East Side ieri pomeriggio, intorno alle 15:25, e il decesso è stato dichiarato sul posto.
Un interprete che ha segnato il cinema anni ’90
Peter Greene è stato un attore dalla presenza scenica intensa, capace di imprimere il suo volto scavato e minaccioso nell’immaginario collettivo. Nato l’8 ottobre 1965 a Montclair, New Jersey, ha iniziato a farsi notare all’inizio degli anni ’90, ma è il 1994 l’anno della svolta: interpreta due ruoli destinati a rimanere impressi.
In The Mask – Da zero a mito, al fianco di Jim Carrey e Cameron Diaz, veste i panni di Dorian Tyrell, gangster spietato che ambisce al potere della maschera mistica. Nello stesso anno Quentin Tarantino lo sceglie per Pulp Fiction, affidandogli il ruolo agghiacciante di Zed, lo sceriffo corrotto e stupratore. Due interpretazioni che lo consacrano come uno dei volti più riconoscibili di Hollywood.
Le parole del manager e il progetto interrotto
“Era un ragazzo fantastico. Davvero uno dei più grandi attori della nostra generazione. Aveva un cuore immenso. Mi mancherà. Era un grande amico”, ha dichiarato Gregg Edwards, manager e amico da oltre dieci anni. Greene stava per iniziare le riprese di Mascots, un thriller indipendente con Mickey Rourke, previsto per gennaio. Edwards lo descrive come un perfezionista: “Voleva che ogni interpretazione fosse perfetta”, aggiungendo che il suo ruolo migliore resta quello di Dorian Tyrell in The Mask.
Una carriera lunga tre decenni
La capacità di trasmettere disagio e pericolo lo ha portato a partecipare ad altri film di successo, sebbene in ruoli minori. Nel 1995 appare in I Soliti Sospetti nel ruolo di Redfoot, poi in commedie d’azione come Blue Streak – Re per forza (1999) e in drammi polizieschi come Training Day (2001). In oltre trent’anni di carriera ha recitato in circa 95 film, spaziando tra produzioni indipendenti e serie B, senza mai perdere quell’aura magnetica e inquietante che lo ha reso unico.
Una vita segnata da eccessi e rinascite
Greene scappò di casa a 15 anni e visse per le strade di New York, tra droga e spaccio, come raccontò alla rivista Premier nel 1996. Dopo un tentativo di suicidio, cercò di curare la dipendenza. La sua figura rimarrà per sempre legata agli anni ’90, periodo d’oro del cinema americano, in cui ha saputo lasciare un segno indelebile con la sua presenza scenica. In un’epoca di villain digitali, il suo sguardo glaciale resta un monito: il cattivo perfetto non ha bisogno di effetti speciali, solo di verità.