Il primo figlio, trama e cast del film al cinema che trasforma la maternità in horror
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Introduzione
Con l’uscita nelle sale italiane a partire da oggi, giovedì 27 novembre 2025, Il primo figlio si afferma come una delle proposte più rilevanti del periodo.
Distribuito da Lo Scrittoio e Nightswim e diretto da Mara Fondacaro, il film — di produzione italiana, genere drammatico e horror, con una durata di 92 minuti — è interpretato da Benedetta Cimatti, Simone Liberati, Astrid Meloni e Lorenzo Ferrante.
Nella sua struttura narrativa, Il primo figlio affronta con estrema delicatezza una materia emotiva complessa: la perdita, il senso di colpa, il trauma che riaffiora proprio nel momento in cui dovrebbe compiersi una nuova vita. Il risultato è un viaggio oscuro, dove la maternità si scontra con le ombre del passato e la realtà si frantuma sotto il peso del dolore.
Scopriamo di seguito tutto quello che bisogna sapere del film horror Il primo figlio, dalla trama al cast.
Quello che devi sapere
Trama: il ritorno di ciò che è stato perduto
Nel film Il primo figlio, al centro del racconto c’è Ada, una docente di filosofia incinta che, insieme al compagno Rino, decide di trasferirsi in una villa isolata immersa nel verde. Lì, entrambi iniziano a preparare la stanza del bambino in arrivo, come se quell’ambiente potesse accogliere non solo il nuovo nato, ma anche la possibilità di un futuro più sereno. Tuttavia, su questa attesa grava un’assenza impossibile da colmare: qualche anno prima, il loro primo figlio, Andrea, è morto in circostanze tragiche.
***Attenzione: di seguito, potreste trovare degli spoiler, quindi se non avete ancora guardato il film e non volete nessun tipo di anticipazioni non proseguite con la lettura di questo paragrafo***
Ada sembra aver trovato una fragile stabilità, ma con l’avvicinarsi delle ultime settimane di gravidanza emergono segnali inquietanti. Il pensiero di Andrea torna a manifestarsi con forza, insinuandosi nella quotidianità della donna fino a trasformarsi in un’ossessione.
Incapace di distinguere tra ricordo e allucinazione, Ada si convince che Andrea sia tornato e che voglia ostacolare la nascita del nuovo bambino, destinato a chiamarsi Lorenzo. In preda alla paura, la protagonista finisce per mettere a rischio la propria vita e quella che porta dentro di sé, precipitando in uno stato di paranoia sempre più incontrollabile.
Un dramma psicologico che scivola nell’orrore
La sceneggiatura del film Il primo figlio, firmata dalla stessa Mara Fondacaro al suo debutto alla regia, costruisce un percorso che si apre come un dramma intimista per poi trasformarsi in un incubo a occhi aperti. L’intento è quello di dare una forma visiva e narrativa a un dolore ritenuto “indicibile e impossibile da rappresentare”, ovvero quello di un genitore privato di un figlio.
Il tormento di Ada, incarnato da Benedetta Cimatti, diventa evidente in una delle prime scene in cui la protagonista osserva la futura stanza del neonato e chiede al marito, interpretato da Simone Liberati, se la carta da parati non sia troppo vivace, troppo vistosa, suggerendo che per un bambino forse sarebbero più adatti colori smorzati. È un momento che lascia trapelare il suo disagio, rivelando una frattura che la gravidanza non è riuscita a colmare.
La donna è infatti prigioniera di un lutto mai elaborato, e ciò che accade lungo la storia mostra come la maternità, invece di essere un nuovo inizio, diventi il detonatore che riporta in superficie il trauma rimosso.
Immagini, ambienti e atmosfera
Nel film Il primo figlio, il contesto visivo contribuisce in modo determinante alla tensione del film. La fotografia di Fabio Paolucci avvolge il casolare — unico teatro della quasi totalità del racconto — in toni grigiastri e soffusi, creando un ambiente in cui la luce sembra non avere mai una collocazione precisa.
La casa appare sospesa tra il giorno e la notte, tra la foschia del mattino e la nebbia degli interni, cancellando i confini tra esterno e interno. Questo spazio indefinito diventa lo specchio dello stato mentale di Ada, un luogo dove ciò che è reale e ciò che è temuto finiscono per sovrapporsi.
La verità nascosta
L’inizio del film Il primo figlio orienta lo spettatore verso un’interpretazione fuorviante: sembra che Ada stia affrontando una depressione legata a una prima gravidanza.
***Attenzione: di seguito, potreste trovare degli spoiler, quindi se non avete ancora guardato il film e non volete nessun tipo di anticipazioni non proseguite con la lettura di questo paragrafo***
Un lapsus svela l’origine reale del suo tormento. Ada e Rino convivono con una ferita aperta, la morte di Andrea, e l’arrivo di Lorenzo porta con sé significati opposti. Per Rino rappresenta la possibilità di una nuova pagina, pur risentendo di una certa rigidità nella sua costruzione narrativa; per Ada, invece, diventa il punto di riattivazione del senso di colpa e della solitudine interiore.
In questo snodo si radica il nucleo più profondo del film: ciò che non è stato elaborato continua a tornare, reclamando spazio fino a travolgere ogni equilibrio.
Una discesa inesorabile nell’angoscia
Man mano che la storia del film Il primo figlio avanza, la frattura psicologica della protagonista diventa sempre più evidente. La distanza tra Ada e la realtà si amplia, e ciò che la circonda si trasforma nella proiezione delle sue paure.
La tensione cresce di scena in scena, costruendo un senso di vulnerabilità che non lascia tregua.
Il film procede così verso un orrore non fatto di elementi soprannaturali, ma di memorie che si trasformano in minacce, di sensi di colpa che assumono una forma quasi tangibile. Il primo figlio esplora questo labile confine con coerenza, spingendo lo spettatore dentro l’instabilità mentale della protagonista e mostrando come il passato possa imporsi sul presente fino a dominarlo completamente.
Un film che unisce dramma e horror
Con il film Il primo figlio, Mara Fondacaro propone un’opera che unisce dramma e horror in un intreccio compatto e profondamente emotivo.
Benedetta Cimatti e Simone Liberati guidano la narrazione incarnando una coppia sospesa tra il desiderio di rinascita e il peso di un trauma irrisolto.
La pellicola si impone come un racconto sulla memoria che non concede scampo, sulla maternità segnata dal dolore e sulla fragilità umana quando si trova a fare i conti con ciò che non riesce a dimenticare. In questo spazio emotivo, Il primo figlio trova la propria forza espressiva, trasformando una vicenda intima in un’immersione totale nell’orrore interiore.