"Ambra Sabatini - A un metro dal traguardo", ritratto di campionessa

Raccontare la storia di qualcuno, coinvolgendo attivamente quel qualcuno, non è mai facile. Perché spesso significa scendere a compromessi, e quindi eliminare dei passaggi, edulcorarne altri e smussarne altri ancora. Significa, poi, fare i conti con sé stessi. Perché è fondamentale darsi una linea ed essere pronti a qualunque cosa pur di seguirla. Pensiamo, per esempio, a “Senza fine”, il documentario di Elisa Fuksas su Ornella Vanoni : a un certo punto Ornella Vanoni si rifiuta di unirsi alle riprese, rimanendo nella sua stanza, e Fuksas e la produzione sono costretti a chiamarla e a provare a convincerla a farsi vedere. Nell’intelligenza della regia, questo momento diventa una parte fondamentale del racconto, proprio perché mostra un aspetto dell'artista. Su un altro set, con un altro regista o un altro protagonista, non sarebbe stato ugualmente possibile. Un ritratto preciso Con “Ambra Sabatini – A un metro dal traguardo”, il documentario di Mattia Ramberti co-prodotto da Giffoni Innovation Hub e Blackbox Multimedia in collaborazione con Autostrade per l’Italia e con il contributo di Accenture Song, distribuito al cinema da Adler Entertainment, il discorso cambia profondamente. E, come detto poco fa, si adegua a quella che è la storia – di più, la persona – che viene raccontata. Ambra Sabatini è un’atleta paralimpica. Ha vinto la medaglia d’oro nei 100 metri piani ai Giochi paralimpici di Tokyo nel 2021 e agli ultimi mondiali di atletica paralimpica che si sono tenuti in India. Nel corso del documentario di Ramberti, ci viene mostrata la vita quotidiana di Sabatini: quando si allena, quando sta con la sua famiglia; quando, più banalmente, ha del tempo libero . E quello che ne viene fuori è un ritratto preciso, forse troppo ritagliato intorno alla vita sportiva, che tuttavia ci parla dei sacrifici e delle sfide che Sabatini ha dovuto affrontare e superare. A cominciare dall’incidente in cui, a 17 anni, ha perso la gamba sinistra. In qualche momento, la regia di Ramberti interviene in modo attivo, suggerendo o comunque cercando situazioni particolari . Vengono sottolineate alcune cose, come lo stretto rapporto che unisce Sabatini alla sua famiglia, e con buone probabilità ne vengono dimenticate altre : sappiamo pochissimo della Sabatini ragazza, che deve confrontarsi con i suoi coetanei e con i suoi amici; ne sentiamo parlare dalle sue colleghe di squadra, dai suoi parenti; la vediamo mentre incontra gli studenti di una scuola e va in bicicletta con suo padre. Ci sono degli innesti, questi estremamente interessanti, di materiali d’archivio, come i video che il padre di Sabatini ha fatto quando lei e suo fratello gemello erano più piccoli e si preparavano all’arrivo di Babbo Natale. La strada per Parigi 2024 C’è da dire che il documentario di Ramberti è stato girato alla vigilia dei Giochi paralimpici di Parigi, e quindi ha seguito con particolare attenzione la preparazione di Sabatini, con il tempo speso in pista, con il suo allenatore, e durante le visite mediche, anche per la costruzione di una nuova protesi. C’è, sotto questo punto di vista, un approfondimento tanto sulle necessità tecniche quanto sulle necessità fisiche degli atleti paralimpici. In alcuni momenti, vengono mostrati dettagli più colorati, come la routine pre-gara di Sabatini, che quasi ogni volta si raccoglie i capelli in treccine. Quello che viene fuori, però, è soprattutto lo spirito di Sabatini: la sua forza, la sua dedizione e la sua consapevolezza. Davanti alla disperazione, o alla rabbia, Sabatini non si lascia guidare né dalle aspettative degli altri né tantomeno da un qualche tipo di agenda. È genuina e, fino alla fine, onesta con sé stessa. In poco più di un’ora, Ramberti mette insieme spunti diversi, dallo sforzo fisico e atletico alla dimensione più intima della vita di Sabatini; la ritrae ascoltandola, lasciando che sia lei, alla fine, a delineare con precisione la persona che è. Una ragazza, prima ancora che un’atleta, determinata e innamorata della corsa. Una ragazza che non vive per le medaglie, che sa accoglierle felicemente, e che davanti al fallimento, davanti alla sconfitta, ha imparato ad andare avanti. Proprio perché la vita, dice, non è solo lo sport. La vita è molto di più.

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"Ambra Sabatini - A un metro dal traguardo", ritratto di campionessa

Gianmaria Tammaro