VAS, trama e cast del film al cinema che indaga sul disagio degli hikikomori

Cinema
Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

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Introduzione

L’esordio alla regia di Gianmaria Fiorillo, intitolato VAS, arriva nelle sale italiane a partire da oggi, giovedì 20 novembre 2025, distribuito da Piano B Distribuzioni, con un progetto che prende il nome da un termine medico ma che affonda le radici nelle fragilità emotive della contemporaneità.

VAS non è soltanto il titolo del film, ma anche la chiave con cui avvicinarsi a un racconto che indaga il malessere silenzioso di chi sceglie di ritirarsi dal mondo, costruendosi un’esistenza filtrata da uno schermo. Un’opera che si muove tra introspezione, tensione emotiva e un’attenzione registica sorprendentemente matura per una prima prova. Un viaggio nel dolore invisibile.

 

Scopriamo di seguito tutto quello che bisogna sapere del film VAS, dalla trama al cast. Nel frattempo, potete guardare il trailer ufficiale della pellicola nel video che trovate in alto, in testa a questo articolo. 

Quello che devi sapere

Il significato di un titolo: la Visual Analogue Scale

L’acronimo da cui il film prende il nome, VAS (Visual Analogue Scale), rimanda alla scala visuo-analogica comunemente utilizzata in medicina per permettere ai pazienti di indicare l’intensità del dolore percepito, spaziando da 0 a 10 centimetri.

 

Fiorillo utilizza questa immagine clinica come metafora di un altro tipo di sofferenza, molto meno facilmente quantificabile, quella che nasce dall’isolamento volontario e dall’incapacità di affrontare ciò che sta al di fuori delle pareti domestiche.

Una storia di solitudini che si sfiorano

Il film VAS segue la vicenda di Camilla, venticinquenne che da circa un anno vive a Milano. Con il passare dei mesi, la giovane ha progressivamente rinunciato alla vita sociale, rifugiandosi nella propria abitazione e rimanendo in contatto con il resto del mondo esclusivamente tramite i social. Nella quiete quasi sospesa del suo appartamento, ha iniziato a scrivere un romanzo pubblicato a puntate su una app dedicata ai nuovi autori, un racconto che ondeggia tra eros e sentimenti (***Attenzione: potrebbero seguire spoiler, quindi se non volete alcun tipo di anticipazione circa la trama del film non proseguite con la lettura di questa scheda***).

 

Nella sua esistenza compare Adriano, l’unico amico che tenta ancora di scuoterla dalla reclusione, senza però ottenere risultati.
L’equilibrio precario di Camilla cambia nel momento in cui, in modo del tutto fortuito, incrocia online Matteo. Anche lui vive un isolamento simile, seppure in un’altra città: Napoli. Autore di fumetti, resta confinato nella sua abitazione e mantiene contatti quasi esclusivamente attraverso la rete. Il legame virtuale che si crea tra i due assume presto la forma di un gioco a distanza, un intreccio emotivo che rischia di sfociare in territori pericolosi.

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Un cast che dà corpo al silenzio interiore

Nel delineare l’universo emotivo di VAS, Gianmaria Fiorillo affida ai suoi interpreti la responsabilità di tradurre in gesti minimi, sguardi e pause un tormento che spesso non trova voce. Al centro della storia c’è Demetra Bellina, che incarna Camilla Sangez con una delicatezza inquieta, restituendo l’immagine di una giovane donna sospesa tra desiderio di contatto e paura del mondo. Al suo fianco Eduardo Scarpetta dà vita a Matteo Mori, figura altrettanto fragile, chiusa in un’esistenza napoletana fatta di solitudine e creatività trattenuta.

 

In questo quadro di relazioni mediate dallo schermo, emergono anche Luigi Di Razza nel ruolo di Samir e Gabriel Link che interpreta Adriano Carrus. Quest’ultimo rappresenta l’unico legame fisico rimasto nella vita di Camilla, un amico che tenta invano di avvicinarla di nuovo alla realtà esterna. Samir, invece, si inserisce nei percorsi incrociati dei protagonisti come presenza marginale ma non priva di significato. Insieme, questi interpreti danno vita a un mosaico umano spezzato eppure vibrante, contribuendo a rendere credibili le dinamiche sottili che attraversano l’intera narrazione.

Un debutto consapevole: lo sguardo di Gianmaria Fiorillo

Il regista Gianmaria Fiorillo dimostra, già a questa sua opera prima dal titolo VAS, di possedere una notevole lucidità nel dirigere un materiale narrativo complesso, sostenuto anche da un cast selezionato con grande cura.

 

Non è frequente, nel panorama delle prime regie italiane, imbattersi in film capaci di coniugare riflessione, padronanza del linguaggio cinematografico e una direzione attoriale così calibrata. Fiorillo affronta una tematica delicata, ma lo fa con l’intenzione di raggiungere un pubblico ampio e attento, consapevole della necessità di raccontare realtà spesso ignorate o semplificate.

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Hikikomori: una parola che non basta

Il dolore che il film VAS cerca di indagare è quello di chi sceglie — o si ritrova costretto — a una forma estrema di ritiro sociale, identificata nel termine giapponese hikikomori, espressione che significa letteralmente “stare in disparte”. La definizione è stata introdotta dallo psichiatra T. Saito, che l’ha spiegata così: “(Si tratta di) coloro che si ritirano completamente dalla società e rimangono nelle proprie case per più di sei mesi, con esordio verso la seconda metà dei vent’anni, e per i quali altri disturbi psichiatrici non spiegano meglio le cause primarie di questa condizione”.

 

All’interno di questa cornice, il film VAS non si limita a etichettare i protagonisti come hikikomori, perché Camilla e Matteo incarnano un disagio che va oltre qualsiasi definizione. Il loro tormento interiore non può essere racchiuso in una sola parola: necessita di essere esplorato, compreso, attraversato, anche attraverso l’alfabeto del cinema.

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