Festa del Cinema di Roma, la protesta del settore contro i tagli

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Non solo attori e attrici. Sul red carpet, la sera del 24 ottobre, anche le maestranze che lavorano nel settore. Per un momento di condivisione e per chiedere al governo un tavolo di lavoro permanente sui fondi

Attori, attrici, sceneggiatori e registi, tecnici e tutte le maestranze. Il mondo del cinema si è radunato a Roma, alla Festa del Cinema, e non solo per celebrare la Settima Arte. Stavolta al centro della scena, sul red carpet della rassegna capitolina, c’erano i loro diritti ela protesta contro i tagli al Fondo Cinema e Audiovisivo annunciati dal governo.

La lettura del comunicato

A prendere la parola è stata la più giovane attrice del direttivo di UNITA, che ha letto un comunicato sottoscritto da tutto il comparto invocando un confronto reale e permanente con l’esecutivo per la ridefinizione della legge di sistema. "Ci hanno chiamato privilegiati, ladri, parassiti, e invece siamo solo lavoratori – ha detto -. Il Cinema è un mestiere, svolto da professionisti che del loro lavoro vivono, che con il loro lavoro mantengono le famiglie".

Una questione che riguarda decine di migliaia di persone: "Siamo una comunità di circa 124 mila persone, dagli autori alle maestranze, dai produttori ai tecnici, che rappresentano la base del gigantesco iceberg che tiene a galla tutto il comparto. Da fuori si vedono solo i nomi celebri, che quando si fanno portavoce dei lavoratori meno visibili vengono denigrati per silenziare la realtà del settore".

La polemica sui fondi

Secondo i lavoratori del settore, spiega il comunicato, i fondi per il cinema non sono un privilegio, ma un investimento necessario per la vita culturale e democratica del Paese: "Come tanti altri lavoratori viviamo nella precarietà e costruiamo giorno per giorno il nostro salario. Non siamo privilegiati. Siamo i lavoratori del Cinema, un comparto vitale per il tessuto democratico, culturale ma anche economico dell'Italia".

La richiesta di un tavolo permanente

Da due anni operatori e maestranze del settore chiedono di essere riconosciuti come interlocutori stabili dal ministero della Cultura, in un tavolo di lavoro permanente per definire regole più chiare e una distribuzione equa dei fondi. Lamentano che finora l'unica risposta ricevuta sia stata una previsione di tagli ingenti (146 milioni in meno, secondo l’ultima finanziaria, con un passaggio da 696 a 550 milioni e una riduzione del 21%, e un’ulteriore riduzione a 500 milioni per il 2027) e privi di una visione di sistema. "I soldi si possono usare meglio? Certo, e chiediamo verifiche approfondite – prosegue il comunicato -. Ma quei fondi sono una necessità, non un regalo, e provengono in buona parte dalle imposte delle stesse aziende del settore. Servono a nutrire la vita culturale del Paese e a garantire la pluralità del cinema italiano, che oggi è vivo, libero, esportato nel mondo".

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