Il regista ha ricevuto il premio Lorenzo il Magnifico alla carriera alla Florence Biennale, dove è stata allestita una sua mostra
Le idee di Tim Burton, il geniale regista dietro capolavori come Edward Mani di Forbice, Beetlejuice e i primi due film di Batman, partono da una matita e un pezzo di carta. A raccontare il suo processo creativo, a prescindere che si tratti di realizzare un film animato (come il celebre The Nightmare Before Christmas, diretto da Henry Selick basandosi su un’idea dello stesso Burton) o di un live action, è stato lo stesso cineasta, che il 21 ottobre ha ricevuto il premio Lorenzo il Magnifico alla carriera alla Florence Biennale, dove è stata allestita la sua mostra Light and Darkness.
Una passione che nasce da giovane
"Nel cinema sono abituato a usare diversi medium ma tutto inizia semplicemente con un disegno – ha spiegato Burton -, che a volte può diventare un'animazione, un personaggio in live-action, oppure un qualcosa di tridimensionale o lenticolare. Il disegno è sempre il mio punto di partenza, che poi amo includere in tutto il resto, compreso il cinema". Una passione, quella per il disegno, nata fin da quando era un piccolo bambino di Burbank, sobborgo di Los Angeles: "Quando ero giovane ero molto felice di poter esprimere me stesso attraverso i disegni, non ero un grande comunicatore - ha raccontato in un incontro coi giornalisti all'hotel Savoy poco prima della consegna del premio -. Questo mi ha aiutato da teenager e poi da adulto. Penso che tutti abbiamo un lato oscuro e disegnare mi aiutava a tirarlo fuori. Sono grato per questo, penso che tutti ne abbiamo bisogno, facendo tutto quello che serve per tirare fuori quello che abbiamo dentro".
Burton ha continuato: "Fin da quando ero piccolo ho sempre pensato che per me il disegno è qualcosa di spirituale che mi connette con me stesso, una forma di comunicazione non-verbale. Credo che oggi sia più importante che mai, vista tutta la tecnologia, internet e la confusione con cui dobbiamo dialogare".
La mostra a Firenze
Burton ha spiegato di aver curato personalmente la mostra alla Fortezza da Basso, costata due anni di lavori ai curatori che hanno scandagliato i suoi materiali d'archivio, "cercando nelle scatole, ma anche nel garage di mia mamma". Il regista ha voluto spiegare come per lui, tutti i suoi personaggi, significhino tanto: "Tutti i miei personaggi hanno un significato, delle emozioni, so che sembrano fantastici ma per me sono molto reali". E nonostante il suo immaginario sia famoso per essere cupo e popolato di creature mostruose, Burton rimane un ottimista: "Dove troviamo la luce oggi? nella speranza. Dobbiamo pensare sempre che c'è speranza in questo mondo, anche in tempi oscuri. Io credo che ci sia sempre una luce, a volte dicono che i miei film sono dark, ma io penso che abbiano un equilibrio tra luci e oscurità".