Ravenna Nightmare Film Fest 2025: il ritorno del metalupo sotto la luna blu dell’incubo

Cinema

Dal 20 al 26 ottobre Ravenna si lascia attraversare dalla sua ombra più affascinante. La XXIII edizione del Ravenna Nightmare Film Fest rinnova il mito del metalupo, simbolo dell’uomo che abbraccia la propria parte ferina, ora illuminato da una luna blu scurissima. Tra incubi, premi e poesia, la direzione artistica di Franco Calandrini e Mariangela Sansone firma un viaggio nel cuore dell’immaginazione, con la Medaglia al Valore 2025 a Brando De Sica.

Ravenna Nightmare Film Fest 2025: il cinema come metamorfosi

Dal 20 al 26 ottobre, Ravenna torna a essere la città dove l’incubo diventa linguaggio.
La XXIII edizione del Ravenna Nightmare Film Fest, ideata e organizzata da Start Cinema con il sostegno del Comune di Ravenna, della Regione Emilia-Romagna e dell’Emilia-Romagna Film Commission, conferma la sua natura di luogo simbolico: un territorio dove la paura si trasforma in arte e il buio rivela la forma segreta della luce.

Alla guida, ancora una volta, la direzione artistica di Franco Calandrini e Mariangela Sansone, un sodalizio che ha saputo rendere il festival una costellazione di voci, generi e linguaggi.
Lui, sguardo lucido e visionario, capace di far dialogare il cinema con la realtà politica e sociale; lei, sensibilità estetica e profondità critica, artefice di una selezione che trasforma l’orrore in poesia visiva.
Insieme, costruiscono un percorso che è al tempo stesso rito collettivo e viaggio intimo nel cuore oscuro dell’immaginazione.

Il Manifesto 2025: il ritorno del metalupo, ora sotto una luna più scura

Per la sua ventitreesima edizione, il Ravenna Nightmare Film Fest svela un nuovo manifesto che rinnova e trasfigura uno dei suoi simboli più iconici: il metalupo.
Creatura mitologica, ibrido di uomo e animale, il metalupo accompagna il festival fin dalle sue edizioni più recenti, diventando negli anni una sorta di emblema totemico del suo immaginario.
Quest’anno, però, la metamorfosi è cromatica e concettuale: il lupo ritorna avvolto da una luna blu scurissima, quasi siderale, come se l’oscurità avesse deciso di mostrarsi nella sua forma più pura.

Il metalupo è metafora di mutazione e resistenza: rappresenta l’uomo che accoglie la propria parte ferina, quella fusis primordiale che unisce razionalità e istinto, pensiero e pulsione.
E proprio come il festival stesso, anche il suo simbolo continua a trasformarsi senza mai snaturarsi, a mutare forma mantenendo intatta la sostanza.

«A tre mesi dall'inizio del Ravenna Nightmare Film Fest torna l'immagine del metalupo, che abbiamo immaginato immerso in una luna blu scura perché la notte è sempre più profonda, il sistema cinema sta collassando, e fuori c'è l'inferno. Stavolta non potremo dire che non sapevamo»,
afferma Franco Calandrini, fondatore e direttore artistico del festival.

Dal 2017, il Nightmare ha abbracciato questa simbologia come metonimia del cinema stesso: un organismo in mutazione, un’arte che sfida la dissoluzione, che esplora i confini del visibile e del pensabile.
Il metalupo, figura sineddotica di questo processo, si fa guida spirituale dello spettatore: compagno, guardiano e riflesso, mentre lo invita a scendere nei sotterranei dell’immaginario.

E allora sì, il metalupo è lo stesso — ma la sua ombra è cambiata.
Come il cinema, come noi.

Apertura gotica: il Fantasma che suona la sua musica

Lunedì 20 ottobre, al Teatro Alighieri, la serata inaugurale sarà un’esperienza sensoriale: Il Fantasma dell’Opera (1925) di Rupert Julian verrà proiettato con una colonna sonora dal vivo, eseguita da 40 musicisti del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Ravenna, diretti da Damiano Ferretti.
Una partitura originale composta dagli studenti dei corsi di Musica Applicata e Sound Design per restituire al capolavoro muto la sua potenza gotica e struggente.

Il cinema diventa concerto, il suono diventa ombra: un omaggio al passato che guarda al futuro, perfettamente in linea con la visione curatoriale di Calandrini e Sansone.

Brando De Sica: il principe delle tenebre premiato a Ravenna

Quest’anno la Medaglia al Valore — realizzata dalla mosaicista Dusciana Bravura — viene assegnata a Brando De Sica, autore di Mimì – Il Principe delle Tenebre.
Regista visionario, erede e innovatore, De Sica incarna quella poetica della contaminazione che è anche la cifra del festival: l’orrore come chiave per parlare di diversità, desiderio e libertà.
«I vampiri — spiega — non sono mostri, ma creature che cercano un’identità in un mondo che li rifiuta».

L’arte dell’abisso: il Concorso Internazionale

Cinque film per raccontare la metamorfosi del male e del sogno:

  • The Caretaker di Luke Tedder – horror psicologico nella cornice di un’accademia isolata sulla costa inglese;

  • Crushed di Simon Rumley – parabola disturbante sulla violenza come spettacolo;

  • Snare of Evil di Jan Haluza – leggende slave e possessione sentimentale;

  • Lotus di Signe Birková – memoria, Storia e visionarietà baltica;

  • Murk di Martin Vrede Nielsen – dramma danese sul dolore e la depressione.

Il Premio della Critica SNCCI, assegnato da una giuria composta da Manlio Gomarasca, Fabio Zanello e Paolo Nizza, celebra il coraggio di chi osa.
L’Anello d’Oro del maestro orafo Marco Gerbella andrà al film che saprà incarnare la filosofia del festival: guardare nell’abisso senza arretrare.

Il Premio Metalupo e il nuovo cinema italiano

Novità assoluta del 2025 è il Concorso Nazionale Lungometraggi, con il Premio Metalupo: riconoscimento al miglior film di genere italiano, simbolo della rinascita del fantastico tricolore.

Tre opere in gara:

  • Blooming Death di Luca Fabiani, noir psicologico tra eros e colpa;

  • La bocca dell’anima di Giuseppe Carleo, visione mistico-realista siciliana;

  • Il primo figlio di Mara Fondacaro, elegia spettrale su maternità e perdita.

Corti, Méliès d’Argent e incubi brevi

Dal Concorso Internazionale Cortometraggi (23 ottobre) al Méliès d’Argent – Concorso Europeo (25 ottobre), il festival accende i riflettori sull’immaginazione breve:
otto visioni disturbanti e poetiche, tra intelligenze artificiali ribelli e distopie sentimentali.

Il pubblico decreterà il vincitore dell’Anello d’Argento, mentre una giuria composta da Gianmarco Pezzoli, Luca Balduzzi e Gerardo Lamattina assegnerà il Méliès d’Argent in collaborazione con la Federazione Méliès, aprendo la strada al Sitges International Fantastic Film Festival.

Contemporanea, Showcase e Visioni Fantastiche

Dai grandi autori del nuovo cinema (Aster, Sorogoyen, Schimberg) ai talenti dell’Emilia-Romagna come Elisabetta Sgarbi e Davide Montecchi, fino a Visioni Fantastiche, che trasforma la formazione in avventura creativa con Monica Manganelli, Marianna Panebarco e Lorenza Ghinelli: il festival moltiplica le prospettive, spostando ogni volta l’asse del visibile.

Ottobre Giapponese: Hiroshima, Kurosawa e la pace delle ombre

In collaborazione con ASCIG, il festival dedica una rassegna alla memoria di Hiroshima e Nagasaki con Pikadon, Rapsodia in agosto, L’arpa birmana e Akira.
Un ciclo di film che intreccia il dolore collettivo con la poesia del ricordo: anche la luce, dopotutto, nasce da un’esplosione.

Se fosse un cocktail

Se il Ravenna Nightmare Film Fest fosse un cocktail, sarebbe un Blue Moon Manhattan servito in una coppa di cristallo velata di nebbia.
Un mix ipnotico di rye whiskey affumicato, vermouth scuro, liquore al mirtillo nero e una goccia di assenzio, per ricordare che anche l’amaro può essere una forma di bellezza.
Il colore? Blu notte, come la luna del metalupo.

Si sorseggia lentamente, come un’inquadratura di Murnau o un sogno di Lynch, mentre l’orchestra invisibile del Fantasma dell’Opera accompagna il battito del cuore.
È un drink che non si dimentica: lascia sulle labbra il sapore dell’inquietudine, ma anche una scintilla di meraviglia.
Perché al Ravenna Nightmare, come nel miglior cocktail, il segreto non è nel gusto — ma nel retrogusto.

la bellezza dell’incubo

Il Ravenna Nightmare Film Fest non è un semplice evento, ma una liturgia del mutamento.
Nel buio delle sale, sotto la luna del metalupo, lo spettatore si ritrova a riflettere, tremare e sognare: l’incubo diventa un modo per attraversare la realtà.

E come scriveva Charles Baudelaire, «chi guarda attraverso una finestra chiusa vede più cose di chi la guarda aperta».
Il cinema è proprio quella finestra: un varco che ci costringe a guardare l’invisibile, a scorgere la bellezza nell’ombra.

A Ravenna, il buio è una rivelazione.

Programma e biglietti su ravennanightmare.it

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