Diane Keaton e Woody Allen, la coppia che riscrisse la commedia tra amore e cinema

Quando Diane Keaton entrò nella vita di Woody Allen, la commedia americana scoprì una nuova grammatica. Lui era il cabarettista nevrotico di Manhattan, lei una giovane attrice dal talento istintivo e dal sorriso obliquo. Si conobbero nel 1968, durante le prove di "Provaci ancora, Sam", e da lì nacque un dialogo che avrebbe segnato la storia del cinema: un continuo botta e risposta tra ironia e introspezione, esitazioni e improvvise verità. Nei vent’anni successivi girarono insieme otto film, passando dal surreale alla riflessione esistenziale, sempre con quella complicità che rendeva ogni scena viva come una conversazione reale. "Provaci ancora, Sam" – L’inizio di un linguaggio Diretto da Herbert Ross ma scritto da Allen, "Provaci ancora, Sam" è il punto di partenza di un modo nuovo di rappresentare l’amore. Keaton è Linda, moglie dell’amico del protagonista, ma anche la prima donna “alleniana”: intelligente, ironica, imprevedibile. Lui sogna di essere Humphrey Bogart, lei riporta tutto alla verità quotidiana. Nasce qui l’equilibrio perfetto tra cinema e vita: la commedia che cita Casablanca ma parla di noi, dell’amore come tentativo di interpretare un copione che nessuno ha scritto davvero. "Il dormiglione" e "Amore e guerra" – L’intesa comica e la filosofia Con "Il dormiglione" la coppia esplora la comicità fisica e surreale. Keaton è Luna, poetessa frivola che si trasforma in ribelle. I loro dialoghi sembrano prove d’orchestra: battute rapidissime, movimenti sincronizzati, improvvisazioni che Allen costruisce su misura per lei. Due anni dopo, "Amore e guerra" sposta la coppia nella Russia di Tolstoj. Keaton è Sonja, donna brillante e disincantata che discute di Dio e di politica come in un cabaret filosofico. Il film segna una svolta: dietro la farsa si intravede la riflessione sulla morte, sul coraggio, sulla paura di amare. Keaton porta leggerezza dentro la gravità: è lei a trovare il tono giusto tra Bergman e Marx . Pealtro Keaton dimostra in questa pellicola un'immensa vis comica anche nel genere slapstick. "Io e Annie" – L’anedonia e la necessità dell’amore Originariamente il film doveva chiamarsi Anedonia, parola greca che significa “incapacità di provare gioia”. È l’anima segreta di "Io e Annie": un viaggio nella mente di Alvy Singer, ma anche un ritratto di coppia, un mosaico di confessioni, ricordi e autoanalisi. Allen e Keaton costruiscono un film che somiglia a una seduta psicoanalitica in forma di commedia, dove il montaggio diventa linguaggio e il tempo si spezza come nei sogni. Secondo Variety, “in un decennio dominato da film virili e fantascientifici, Allen e Keaton hanno mantenuto viva l’idea dell’amore come dialogo tra pari”. Annie Hall — che prende il cognome vero di Diane — non è solo protagonista: è la coautrice silenziosa del film. Il suo modo di parlare, le esitazioni, l’abbigliamento, la sua naturalezza creano una rivoluzione di tono. Non a caso, grazie a questa performance, Diane vinse un premio Oscar Alla fine, mentre Alvy cita la barzelletta dell’uomo che continua a chiedere uova a una gallina immaginaria, il senso del film è chiaro: le relazioni sono assurde, ma ne abbiamo bisogno. "Interiors" e "Manhattan" – Dal silenzio alla luce Con "Interiors", Allen smette di ridere. Keaton interpreta Renata, poetessa intrappolata in una famiglia borghese dominata da silenzi e nevrosi. È lei a dare al film il suo fragile equilibrio, il battito umano dentro la geometria bergmaniana. Ma è con "Manhattan" che la loro alchimia raggiunge la maturità. Keaton è Mary Wilkie, intellettuale brillante e vulnerabile, una donna che parla troppo ma capisce tutto. In una delle scene più celebri, durante una conversazione a Yale, Mary ironizza sul “pessimismo adolescenziale” di Bergman e Kierkegaard, definendolo "il nobilitare i propri problemi psicologici e sessuali allegandoli a temi filosofici grandiosi". Con quella battuta — che in realtà è un piccolo manifesto — Keaton sposta il tono dell’intero film: non è più la discepola del regista, ma la sua interlocutrice. Attraverso Mary, Keaton demistifica l’intellettualismo maschile di Allen, ne riduce la malinconia a gesto di stile, mostrando che la cultura può essere un modo per proteggersi, non per vivere. Il bianco e nero di Gordon Willis, la musica di Gershwin, la scrittura di Allen: tutto converge in un ritratto poetico di New York, dove lei e lui diventano due facce della stessa nostalgia: la leggerezza e la riflessione, il dialogo e il silenzio, il desiderio e la distanza. "Radio Days" e "Misterioso omicidio a Manhattan" – La memoria e il ritorno In "Radio Days", Keaton appare come una voce lontana, un’eco dell’infanzia e dei sogni del regista. Dieci anni dopo, "Misterioso omicidio a Manhattan" li riunisce per l’ultima volta. Lei è Carol Lipton, moglie curiosa che sospetta un delitto nel palazzo di fronte. Allen torna alla commedia brillante e riscopre la gioia del dialogo serrato. Keaton, ormai matura, porta in scena una leggerezza esperta, ironica e affettuosa. È come se Annie Hall fosse tornata — non più innamorata, ma complice. Diane Keaton, l’intelligenza del sentimento In questi film Diane Keaton non fu un’ombra, ma una forza autoriale. Allen scriveva i dialoghi, ma era lei a dare loro ritmo, esitazioni, vita. La sua presenza cambiò il modo di rappresentare le donne nel cinema americano: non più figure da amare o temere, ma coscienze attive, ironiche, vulnerabili e reali. Keaton portò nel cinema di Allen una verità quotidiana, una comicità fatta di pause e imbarazzo, la possibilità di ridere del dolore senza banalizzarlo. Oggi che non c’è più, restano i suoi gesti disordinati, la risata che illumina un’analisi, la grazia con cui trasformava la nevrosi in musica. In fondo, come diceva Alvy nel finale di "Io e Annie", “abbiamo bisogno delle uova”: di quell’amore imperfetto, intelligente e buffo che Diane Keaton ha saputo rendere eterno. I film di Diane Keaton con Woody Allen 1972 – "Provaci ancora, Sam" – regia di Herbert Ross – ruolo: Linda Christie – primo film insieme, scritto e interpretato da Allen. 1973 – "Il dormiglione" – regia di Woody Allen – ruolo: Luna Schlosser – commedia fantascientifica e slapstick. 1975 – "Amore e guerra" – regia di Woody Allen – ruolo: Sonja – parodia filosofica di Tolstoj e Dostoevskij. 1977 – "Io e Annie" – regia di Woody Allen – ruolo: Annie Hall – Oscar a Keaton, rivoluzione della commedia sentimentale. 1978 – "Interiors" – regia di Woody Allen – ruolo: Renata – primo dramma del regista, ispirato a Bergman. 1979 – "Manhattan" – regia di Woody Allen – ruolo: Mary Wilkie – dichiarazione d’amore a New York in bianco e nero. 1987 – "Radio Days" – regia di Woody Allen – ruolo: voce della cantante – cameo simbolico nella memoria d’infanzia. 1993 – "Misterioso omicidio a Manhattan" – regia di Woody Allen – ruolo: Carol Lipton – ultimo film insieme, ritorno alla commedia brillante. Otto film come otto variazioni sullo stesso sentimento: l’amore che si pensa troppo ma non smette mai di accadere. In ogni battuta scritta da Woody Allen c’è ancora l’eco della voce di Diane Keaton — quel tono ironico e dolce che trasformò la nevrosi in grazia, e la commedia in verità.

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Paolo Nizza