Il film “La vita è il nemico” ricostruisce la parabola artistica e umana di Richard Benson, figura centrale e controversa della scena musicale italiana. Dal rock progressivo alla tv, fino al culto digitale: una testimonianza intima e collettiva. Diretto da Maurizio Scarcella e prodotto da SarastroFilm, il documentario è ora disponibile in streaming su OpenDDB
Chi è stato davvero Richard Benson? Un genio della chitarra, un provocatore visionario o il profeta involontario del trash italiano? “Richard Benson. La vita è il nemico”, documentario diretto da Maurizio Scarcella, tenta di rispondere a questa domanda, ricostruendo la parabola esistenziale di una delle figure più divisive e magnetiche della scena culturale italiana.
Disponibile in streaming dal 21 luglio su OpenDDB, il film è una produzione SarastroFilm con distribuzione di Paino B e Andromeda Film. Dopo 200 proiezioni in tutta Italia, la storia di Benson arriva ora a casa, dove continua a fare rumore, come le sue chitarre urlanti.
Un'enciclopedia rock diventata maschera mediatica
Dagli anni Settanta ai Novanta, Benson è stato considerato un’autorità della musica rock e metal. Inglese di nascita, italiano per scelta e vocazione, ha collaborato come critico, insegnante e musicista, affermandosi come figura centrale della scena Prog. Ma dagli anni Duemila, la sua immagine si trasforma: urla, insulti, provocazioni e oggetti lanciati sul palco. Diventa leggenda underground, amatissimo e odiatissimo, protagonista di video virali e cult del web.
Ester, l’amore eterno. E quella lotta contro il tempo
Accanto a lui, sempre, la compagna Ester Esposito. Una presenza che nel film diventa commovente testimone di un amore oltre la scena. Il documentario alterna immagini d’archivio, testimonianze di amici e collaboratori, e riflessioni su un uomo che ha vissuto come ha suonato: al massimo, senza compromessi.
Negli ultimi anni, Benson ha lottato contro la malattia e la povertà, senza mai rinunciare alla propria identità. È morto nel 2022, lasciando dietro di sé un pubblico fedele, confuso, commosso.
“La vita è il nemico” non cerca di santificare né di demolire, ma di raccontare. Restituisce dignità e complessità a una figura troppo spesso ridotta a meme, portando lo spettatore a domandarsi dove finisce la maschera e comincia l’uomo.
Perché forse, come suggerisce il titolo, il vero nemico non è mai stato il pubblico, né la critica. Ma la vita stessa.