È morto dopo una breve malattia il regista milanese autore di film come Corpi estranei, realizzato nel 2013 con Filippo Timi, Isabelle e La memoria del mondo. Stava preparando un nuovo film con la compagna e sceneggiatrice Giuditta Tarantelli
È morto a 50 anni, dopo una breve malattia, il regista Mirko Locatelli, autore indipendente noto per opere intense e personali come I corpi estranei (2013), con Filippo Timi, Isabelle e La memoria del mondo. Nato a Milano il 22 ottobre 1974, Locatelli viveva da tempo a Casorzo Monferrato, in provincia di Asti, dove ieri è deceduto. In quel borgo del Piemonte aveva creato una factory creativa con attori e registi, e proprio lì si stava preparando a girare il suo nuovo film.
Una carriera segnata da sensibilità e coerenza
Tetraplegico a causa di un incidente avvenuto in adolescenza, Locatelli aveva studiato alla Statale di Milano e si era inizialmente dedicato al giornalismo, per poi passare al cinema dal 2002, con una poetica sempre attenta ai temi della fragilità, della disabilità e della crescita. Insieme alla sceneggiatrice Giuditta Tarantelli, sua compagna di vita, ha fondato la casa di produzione Officina Film. Il suo esordio nel lungometraggio risale al 2008 con Il primo giorno d’inverno, presentato nella sezione Orizzonti della 65ª Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2013 ha dato vita alla società Strani Film e prodotto I corpi estranei, scritto e prodotto con Tarantelli. Isabelle (2018), interpretato da Ariane Ascaride, ha ottenuto il premio per la Miglior Sceneggiatura al Montreal World Film Festival. L’ultima sua opera, La memoria del mondo (2022), con Fabrizio Falco, è stata presentata al Torino Film Festival.
Un cinema costruito intorno al reale
Il lavoro di Locatelli si è sempre nutrito di un rapporto profondo con la realtà e con l’esperienza vissuta. La sua condizione personale ha reso ancora più autentico e partecipe il suo sguardo sulle marginalità e le trasformazioni dell’età giovanile. Non a caso, nei suoi film la fragilità dei corpi, le relazioni familiari e i conflitti interiori sono affrontati con sobrietà, pudore e una forte coerenza narrativa. Con Giuditta Tarantelli aveva recentemente avviato una nuova fase creativa, pronta a svilupparsi a Casorzo, dove aveva deciso di radicare la sua attività produttiva. Il cinema italiano perde oggi una voce schiva ma necessaria.