"Nonostante", tempo e memoria nel nuovo film di Valerio Mastandrea

“Nonostante”, il nuovo film di Valerio Mastandrea scritto con Enrico Audenino e in questi giorni al cinema con BIM, racconta una storia sospesa. Ed è questa sospensione, tra le tante cose, la più interessante. Perché non cerca in alcun modo di imporre allo spettatore una visione o un’idea specifica. Il protagonista, interpretato dallo stesso Mastandrea, è una specie di fantasma. Non è vivo, ma non è nemmeno morto. Si muove in una dimensione terza, una specie di Purgatorio, insieme ad altre persone che, come lui, sono in coma. Ogni istante, così, diventa un’occasione per riflettere sull’esistenza, su ciò che conta di più. E più che un film sulla morte, “Nonostante” è un film sulla memoria, su quanto, talvolta, sia più importante essere ricordati che essere vivi. In questo mondo che Mastandrea crea, ci sono poche regole. Eppure sono queste regole che fanno la differenza. Quando arriva il vento, significa che è il momento di lasciarsi andare, di “salire”. Quando invece ci si risveglia dal coma, non ci sono più ricordi ed è come se cominciasse una seconda vita. Un film senza nomi Mastandrea si è circondato di attori bravissimi, e ha basato buona parte del racconto proprio sull’interazione con loro: Lino Musella, Laura Morante e Giorgio Montanini ricambiano i suoi scambi e sono perfettamente inseriti all’interno della storia. E poi c’è Dolores Fonzi, che interpreta la lei di “Nonostante”. Ecco, un’altra cosa veramente interessante di questo film è l’assenza totale di nomi. Ci sono solo parti: gusci da indossare o di cui spogliarsi. Ed è l’estrema caratterizzazione dei singoli personaggi a renderli vividi e riconoscibili allo spettatore. Mastandrea riesce a mantenere una certa linearità nel racconto: a ogni azione corrisponde una reazione, e così si procede lentamente, senza fretta, passo dopo passo. La stessa introduzione del protagonista non è né lunga né insistente. Spiegati i punti principali, si va immediatamente oltre. E in questo oltre rientra anche la nuova quotidianità in cui sono costrette a muoversi le persone: spiano gli altri, i vivi, e seguono in modo ossessivo ciò che fanno; passano le loro giornate in giro, stando attente al vento, e poi tornano nelle loro stanze, a vegliare sui loro corpi e a dormire. La paura di essere dimenticati La svolta di “Nonostante” arriva quando il lui di Mastandrea comincia a conoscere la lei di Fonzi, e finiscono per innamorarsi. E a questo punto alla sospensione iniziale se ne aggiunge un’altra, fatta tanto di consapevolezza quanto di speranza. La paura costante, che fa un po’ da filo rosso nella trama, è quella di essere dimenticati, di sparire per sempre e di non lasciare nemmeno una traccia del proprio passaggio. È il tempo, insomma, uno dei temi principali di “Nonostante”: il tempo che ci rimane, quello che abbiamo già vissuto; il tempo che abbiamo ancora a disposizione. E poi, come dicevamo prima, c’è la memoria. E la memoria, in qualche modo, si trasforma in uno spazio quasi fisico, tangibile, in cui passato, presente e futuro si sovrappongono e si confondono, e dove non esiste alcuna certezza. La memoria è come un totem, un monumento, qualcosa da tenere in considerazione. E il nostro rapporto con gli altri viene inevitabilmente condizionato dalla memoria: lo arricchisce, lo ispessisce, lo migliora. O, al contrario, gli dà un’altra forma e un’altra consistenza. Un intreccio di registri e toni Non è un dramma, “Nonostante”. O meglio: non è solo questo. È un intreccio riuscito di più registri e di più toni, ed è pieno di ironia, di battute fulminanti e del tipico sarcasmo di Mastandrea. L’amore, in questo film, diventa una nuotata lunghissima, con tutti i vestiti addosso. E per volersi bene, basta uno sguardo o un sorriso. Grazie al minimalismo stilistico della messa in scena, e soprattutto grazie al lavoro degli attori, “Nonostante” dimostra appieno sia la sua forza che il suo peso narrativo. È, sotto certi punti di vista, un film piccolo. Allo stesso tempo, però, è in grado di distinguersi, di ritagliarsi il suo spazio, e di rilanciare un modo particolare di fare cinema: più intimo ma non intimista, più sprezzante ma non retorico; più gentile ma non melenso. “Nonostante” rappresenta la conferma della sensibilità e della visione del Mastandrea regista, e rispetto a “Ride”, il suo primo film, sembra ancora più contenuto e solido.

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