"La vita da grandi" di Greta Scarano con Matilda De Angelis: le interviste al cast. VIDEO

Cinema
Denise Negri

Denise Negri

Greta Scarano debutta alla regia con la pellicola in sala dal 3 aprile. La storia di due fratelli, Irene e Omar, quest'ultimo affetto da autismo, e di come le diversità siano ricchezza e amore. Nel cast anche Yuri Tuci

La passione per la regia è nata molto prima di quella per la recitazione e ora che ha trovato la storia giusta ha potuto finalmente concretizzarla.

Greta Scarano dirige La vita da grandi, ispirato alla storia vera di Margherita e Damiano Tercon, con Matilda De Angelis e Yuri Tuci.

Omar e Irene sono due fratelli: lei vive a Roma, lui a Rimini con i genitori.

Quando Irene torna a casa per prendersi cura un paio di giorni del fratello autistico scoprirà che Omar ha le idee molto chiare sul suo futuro e che lei stessa ha molto da imparare proprio da lui.

Ecco che cosa ci hanno raccontato i protagonisti.

 

GRETA SCARANO

 

Da bambina volevo fare la regista anche se poi ho sempre recitato; quindi, le due cose si sono po' mischiate negli anni.

Durante l'adolescenza ho capito che il cinema mi piaceva veramente tanto e ho conosciuto un gruppo di amici al liceo che mi hanno instradata verso la regia.

Avevo anche provato a entrare in varie scuole ma per una serie di vicissitudini alla fine ho iniziato a lavorare come attrice.

Inizialmente pensavo che fosse un po' l'altra faccia della stessa medaglia e l'ho creduto per molti anni fino a che poi non ho fatto questo film (anche se avevo già fatto un cortometraggio) e ho capito che sono due cose molto diverse tra di loro, almeno per me. Fare insomma questo film è stato quasi naturale perché non avevo mai veramente accantonato quel sogno e non lo avevo mai nemmeno nascosto.

Lo tenevo lì e sapevo che prima o poi sarebbe arrivata la storia giusta che è appunto arrivata con questo racconto. Me lo sono chiesta tante volte anche io perché avessi scelto proprio la storia dei fratelli Tercon per il mio esordio alla regia di un lungometraggio e la risposta che mi sono data è che era la storia che volevo vedere al cinema da spettatrice.

Sentire e parlare di sentimenti, commuovendomi ma ridendo allo stesso tempo, è quello che io cerco come spettatrice. Nella storia dei fratelli Tercon e nel loro libro ho trovato tutto questo: un grandissimo potenziale in termini drammaturgici, sia appunto per il risvolto estremamente comico che prende in alcuni momenti questa storia, che per il grande impatto che ha avuto proprio sulla mia emotività.

Ho “sentito” tantissimo entrambi i protagonisti, sono riuscita a empatizzare con loro anche se vivono due condizioni diverse. Quindi per me l'empatia nei confronti dei personaggi (nonostante io non abbia conosciuto la disabilità nella mia vita) mi ha spinto a dirmi che forse questa storia la potevo raccontare come autrice.

Ed eccomi qua!”.

 

MATILDA DE ANGELIS

 

“Una volta ho letto che le persone autistiche o comunque neurodivergenti e quelle neurotipiche si differenziano tra di loro come si differenziano due computer che hanno dei processori completamente diversi che analizzano le informazioni in maniera diversa e questo è il motivo per cui viviamo anche i sentimenti in maniera differente. Credo poi che Irene (il mio personaggio) rispetto ad Omar subisca molto il filtro della società, mentre Omar appunto, vivendo in qualche modo nel suo mondo, non subisce questa influenza, l’ha completamente disimparata.

Per questo motivo forse è una persona più libera e anche Irene se ne rende conto quando a un certo punto nel film dice al suo compagno: “Hai visto come era bello Omar questa sera? Ballava e cantava e non gliene fregava niente di nessuno”.

Ecco penso che questa sia la cosa del fratello che lei in qualche modo ammira e allo stesso tempo invidia di più. È un sentimento che ho provato anche io, ossia di avere quel senso di invidia per le persone che sono più libere di me perché libere da certe costrizioni mentali che alle volte ci imponiamo da soli.

I due fratelli si avvicinano veramente l’uno all’altro quando Irene capisce di voler provare a diventare più simile a Omar: è così che inizia il loro percorso di avvicinamento e l'ho trovato sempre molto dolce, molto commovente”.

 

YURI TUCI

 

Le diversità rendono la vita più bella, degna anche di essere vissuta e vanno accettate per come sono. La società purtroppo mette delle restrizioni, mette dei paletti, però non si può far finta di niente, anche l'autismo esiste. Io sono autistico, per esempio, e nonostante tutto sono riuscito a fare un film”.

 

La vita ci insegna a diventare grandi a forza di esperienze, quello che proviamo, sentiamo nel corso della vita, quello che ci succede ci fa crescere e maturare.

Credo che diventare adulti sia sostanzialmente questo”.

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