Porno al cinema, da Hardcore a Diva Futura i film sull’industria a luci rosse

Per lo scrittore e regista francese Alain Robbe-Grillet, “la pornografia è l’erotismo degli altri”. Al netto della provocatoria affermazione del cineasta che vinse il Leone d’oro a Venezia nel 1971 con L’anno scorso a Marienbad, risulta sempre più complesso un distinguo tra le due categorie. Almeno sul grande schermo. E non si tratta della mera esposizione di dettagli anatomici, di atti sessuali più o meno spinti. E' più pornografico 50 sfumature di grigio o L’impero dei sensi? Ça va sans dir, è sempre il comico a risultare lungimirante. In un’intervista alla rivista Internazionale, datata 2015, Saverio Raimondo, ci illuminava con queste parole: "Oggi il nostro immaginario collettivo è costruito nelle fondamenta, giorno dopo giorno, dalla pornografia. E stiamo pornificizzando tutto, dalla politica all’informazione. Lo vedi anche nei dettagli, nell’attacco dei primi piani schiacciati, feticisti. E questo immaginario diventa una forma mentis. Soprattutto se siamo sul web dobbiamo farci i conti. Perché la pornografia è stato il motore della rete, della stessa libertà della rete, e di Twitter e Facebook, alla fine. E se la pornografia è così forte, ovviamente, è perché c’è qualcosa di pornografico già dentro di noi". Porno all'italiana Sicché, vista la tanta confusione sotto il cielo tra Porno ed Eros nel cinema mainstream, non ci resta che spiare dietro la macchina da presa. Raccontare chi ha trasformato quella che la Treccani definisce la “rappresentazione esplicita di soggetti o immagini osceni che stimolano eroticamente lo spettatore". Se in principio furono la Venere di Willendorf e gli affreschi nei lupanari di Pompei, nel febbraio 2025, arriva in sala Diva Futura. Orchestrata voluttuosamente da Giulia Steigerwalt, una sinfonia anarchica e ribelle, che ben riflette la vita, la carriera e gli amori di Riccardo Schicchi e quelle delle sue dive. Interpretato da Pietro Castellitto, il regista, fotografo e imprenditore italiano che con la sua agenzia rese popolare in Italia il termine Pornostar, danza sul grande schermo con le sue amatissime dive. Nel film, presentato in concorso a Venezia, Denise Capizza restituisce tutto il mistero e la carica erotica di Moana Pozzi. Assai suggestiva la scena in cui danza mentre sullo sfondo viene proiettata una sequenza di La strada Scarlatta , il capolavoro noir di Fritz Lang. Altrettanto valide le performance di Lidija Kordic nei panni di Ilona “Cicciolina” Staller, di Tesa Litvan in quelli di Éva Henger. Tra scandali, arresti, cause, matrimoni, divorzi, figli contesi, conigli, gatti, elezioni, partiti dell’amore, un effervescente biopic squisitamente pop che, tuttavia, non rinuncia a denunciare l’ipocrisia imperante in Italia quando si parla di sesso e desiderio. Non a caso uno dei primi esempi nostrani in cui si parla di pellicole a luci rosse è Il Vichingo venuto dal sud . Il maestro Steno, su una sceneggiatura vergata da Giulio Scarmicci e Raimondo Vianello narra le disavventure di Rosario Trapanese, siciliano emigrato a Copenaghen e interpretato, naturalmente, da Lando Buzzanca. Il manager siculo tenta di adattarsi al clima rigido e ai costumi libertini vigenti nel Paese di Amleto e di Legoland. Ma la libertà può castrare e il gallo si fa cappone. A restituire la virilità all’italico maschio sarà Karen, studentessa di psicologia che ha il volto e le forme della splendida Pamela Tiffin. I due si sposano, ma si sa: c’è del porno in Danimarca. Sicché quando il maritino scopre che la mogliettina ha girato un filmino hard, apriti cielo! L’uomo pensa addirittura al delitto d’onore , tuttavia, la bionda consorte ha già firmato un vantaggioso contratto con la società Erotikon Corp. Per mollare tutto, la penale da pagare è esorbitante. Al coniuge, quindi, tocca trasformarsi in un Rocco Siffredi ante litteram, per evitare le corna. Il latin lover, parimenti a un licenzioso Tarzan, è pronto a impalmare la sua dolce metà davanti alla cinepresa. Solo che non è facile farlo su un set. L’Ipocrisia e financo l’intoppo di girare scene hard abitano pure nel quarto e ultimo episodio di Il comune senso del pudore diretto da Alberto Sordi. La diva tedesca premio Oscar Ingrid Streissberg , al netto di un milione di dollari, non vuole saperne di girare la scena finale di Lady Chatterley 76. La sodomia non si addice al suo talento artistico. Philip Noiret, doppiato da Carlo Giuffrè, è eccezionale nei panni di un produttore partenopeo che omaggia il mitico Peppino Amato, al pari di Ugo Gregoretti, Marina Cicogna che nei panni di loro stessi, imbeccati dalla produzione, cercano di convincere la diva che si tratta di arte e non di porno. E sempre su questa dicotomia si dipana un altro segmento del film, in cui il talentuoso Cochi Ponzoni, timido professore di Bergamo aspirante scrittore si ritrova direttore responsabile della Libertà, una rivista per adulti edita dalla volitiva Florinda Bolkan. Ma la censura impazza e l’emancipazione dei costumi non abita il Bel Paese. Il mondo della pornografia viene narrato con stile antitetico anche in Blue Nude di Luigi Scattini, pellicola da riscoprire, diretta da mentre in Anni 90 parte II diretto da Enrico Oldoini si torna a sbertucciare l’hard con Christian De Sica, che con la tonaca del ruspante Don Buro viene coinvolto nella lavorazione di Famme male li!, un film a luci rosse in salsa sadomaso girato a Cologno Monzese presso gli Orgasm Studios, per salvare la reputazione dell’aspirate stellina dell’hard Lola Ciccone, interpretata da Anna Falchi. E alla fine trionferà la beata ignoranza. “si stai bene de mente, de core e de panza”. La musica cambia se si passa a Guardami di Davide Ferrario. Liberamente ispirato alla vita di Moana Pozzi . È la storia di Nina che sceglie di fare l’attrice porno senza problemi e senza illusioni, un po’ perché le piace il sesso un po’ per curiosità. La vita della ragazza, legata sentimentalmente con Cristiana, una redattrice di una rivista hard, cambia radicalmente, un brutto giorno, quando scopre di avere il cancro. Così il corpo che le è sempre servito per lavorare, farsi ammirare e far godere, si rivolta contro di lei. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia e ingiustamente obliato, un’opera meritevole di essere riscoperta. Da ricordare la performance di Elisabetta Cavallotti, intrepida protagonista che dal vivo ha girato alcune scene durante un’edizione del MiSex. Eros e Thanatos non sono mai stati così vicini e, al tempo, stesso così lontani. Sesso sfortunato e pornografia Se si parla di industria del porno all’Orientale, l’immaginazione si perde nel abbacinante bianco e nero di Introduzione all’antropologia firmato nel 1966, da Shōhei Imamura e tratto dal romanzo di Akiyuki Nosaka I maestri dell’Eros . La Francia risponde con Le Pornographe, film del 2001 diretto da Bertrand Bonello. Il sesso risulta amaro come la bellezza sulle ginocchia di Arthur Rimbaud. Epperò, se esiste il bacio alla francese, un motivo ci sarà. Comunque, il vecchio continente continua a desiderare. Perché come cantava Franco Battiato: "I desideri non invecchiano quasi mai con l’età”. Sesso sfortunato o follie porno, frutto del talento del rumeno Radu Jude, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino, ci rammenta quanto la dittatura dei social abbia mandato a ramengo ogni leggi del desiderio. Made in Usa, tra John Holmes e Gola profonda Infine, la cinematografica e pornografica voluttà ci porta negli States, la terra delle opportunità, almeno un volta era così. Sul porno esplicato dal Mainstream, Hardcore si staglia perpetuo quanto la Statua della Libertà. Non foss’altro per il claim riportato sulla locandina «”Oh my God, that’s my daughter” ». L’opera è griffata Paul Schrader. L’associazione con Taxi driver di Martin Scorsese sorge spontanea, come la fatidica domanda posta da Antonio Lubrano nel suo celebre programma. La stagione all’inferno del padre alla ricerca dell’adolescente smarrita nei filmini hard trasuda disperazione e fede calvinista. Per svelenire il clima, se si è alla ricerca di una luce nell’oscurità, tipo Janet e Brand in The Rocky Horror Picture Show, basta accendere la tv su Omicidio a Luci rosse. L’orgia metacinematografica e molto pop organizzata da Brian De Palma scaccia i mortiferi fantasmi, pur trattandosi di un thriller. Perché Holly Body goes to Hollywood . Un orgasmo ciak, talvolta ti salva la vita. A meno che non si tratti di un biopic su John Holmes. Elio e le storie tese cantavano “una vita per il cinema, una vita per la moto", solo che sul grande schermo del mainstream, i 30 centimetri di dimensione artistica evocano sovente la morte. Boogie Nights - L'altra Hollywood, film del 1997 scritto e diretto da Paul Thomas Anderson, con Mark Wahlberg, Burt Reynolds, Julianne Moore, Heather Graham, John C. Reilly e Philip Seymour Hoffman e Wonderland - Massacro a Hollywood, dataro 2003 e firmato da James Cox manifestano la complessa oscurità del porno divo superdotato. E se Larry Flynt- oltre lo scandalo, il biopic di Milos Forman sul fondatore di Hustler e Lovelace di Robert Epstein e Jeffrey Friedman, in cui Amanda Seyfried sveste i panni della pornodiva di Gola profonda risultano corretti, efficaci, ma non troppo emozionanti, vale la pena di concedersi una pausa esilarante con Zack & Miri - Amore a... primo sesso del sardonico Kevin Smith. È sufficiente il cameo di Tracy Lords e il suo talento per le bubble perché l’opera risulti imperdibile. Per i più curiosi, suggeriamo MaXXXine, ultimo capitola della trilogia immaginata da Ti West. Sopravvissuta alla macelleria texana datata 1979, Maxine Minx continua a pippare cocaina e a salmodiare il mantra: non accetterò mai una vita che non merito. Al netto dell’euforia generata dalla bamba, la ragazza possiede davvero l’X Factor, compiuti i 33 anni, le donne nel cinema hard invecchiano come il pane non come il vino. Tocca, quindi, reinventarsi magari con una parte in una pellicola grondante sangue e Jump scare. Un'altra danza macabra tra sesso e morte. E quanta morte trasuda, parimenti a un sudario, in Videodrome. La Civic TV, immaginata da David Cronenberg che trasmette contenuti violenti e pornografici, solo che esiste sempre un peggio peggiore, nella sigaretta che Debbie-Blondie si spegne sul candido seno, nella videocassetta emessa dallo stomaco di James Woods si manifesta la “Nuova carne”. Una pornografia letteralmente viscerale. The Deuce - La via del porno in tv Il paradosso, d’altronde la sessualità vive di paradossi, è che la più riuscita rappresentazione dell’industria pornografica appartiene proprio al piccolo schermo. E’ proprio vero che nel sesso le dimensioni non contano. La serie tv The Deuce – La via del porno è un capolavoro. Ambientata a New York tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, la serie racconta della legalizzazione dell'industria pornografica e della sua successiva diffusione. James Franco si fa in due, Maggie Gyllenhaal è una meraviglia e alla fine a qualcuno piace pimp. Forse aveva ragione la pornostar Gloria Leonard: “La differenza tra cinema erotico pornografico? Dipende solo da come illumini il set”.

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