Inizia il Sundance Film Festival 2025, ecco perché potrebbe traslocare

Cinema

di Mauro Bevacqua

Da 40 anni il laboratorio del cinema indipendente americano (e non solo) ha casa tra la neve dello Utah. Ma dal 2027 potrebbe non essere più così. Due città – Boulder, in Colorado, e Cincinnati, in Ohio – si candidano a strappare il festival alla sua sede storica, Park City. Ecco perché

Immaginatevi se il festival di Venezia abbandonasse il Lido.

O se quello di Cannes venisse spostato, metti caso, a Parigi.

Fantascienza?

Proprio il cinema ci insegna che gli scenari solo immaginati dalla fantascienza diventano spesso realtà e d’altronde, senza andare troppo lontano, anche alle nostre latitudini erano circolate voci di un possibile trasloco del Salone del Libro da Torino a Milano o di un futuro abbandono alla “città dei fiori” del Festival di Sanremo.

In America, poi, è quasi prassi. Lo insegna lo sport, ad esempio. Dove le squadre – che lì chiamano franchigie – abbandonano una città, o meglio un mercato, per spostarsi in un altro, più redditizio. Proprio quello che sta pensando di fare, e qui torniamo al cinema, il Sundance Film Festival, la celebre vetrina del cinema indipendente americano (e non più solo americano) che Robert Redford ha fondato e da sempre organizzato nello Utah, a Park City.

Da sempre si intende da 40 anni: era il 1985 quando quello che allora si chiamava U.S. Festival finiva sotto il controllo creativo del Sundance Institute, dando il via a una nuova rassegna, che già in quella prima edizione premiava Jim Jarmusch con Stranger than paradise e i fratelli Coen con Blood Simple. Non era il Sundance che conosciamo oggi: a farlo funzionare uno staff di solo 13 persone, a disposizione soltanto due schermi. Ieri come oggi, però, il festival - che quest’anno ha ricevuto progetti da 156 paesi diversi, per un totale di 15.775 opere, oltre 4.100 delle quali lungometraggi – ha sempre chiamato casa Park City, Utah. 

E domani?

Domani non si sa, perché dal 2027 tutto potrebbe cambiare.

In una mossa che ha sorpreso tanti, il Sundance Institute di Robert Redford ha approfittato della scadenza – dopo il festival del 2026 – dell’attuale contratto con Park City per esplorare destinazioni alternative. Le motivazioni, dicono i bene informati, vanno ricercate nell’onda lunga di due anni di pandemia (che nel biennio portò alla sospensione del festival in presenza), nel recente abbandono del CEO dello stesso Institute Joana Vicente, oltre che in un calo di vendite – biglietti & merchandising - di oltre il 25% nell’ultima edizione.

Da qui l’idea di esplorare nuovi lidi. 

Foto di Stephen Speckman

Il processo di selezione: le tre finaliste

Il processo di ricerca ha visto prima la raccolta di ogni candidatura (anche di metropoli del calibro di San Francisco e Chicago), poi una prima selezione a sei possibili destinazioni – Louisville, Cincinnati, Atlanta, Boulder e Santa Fe, oltre alla stessa Park City, nel binomio sempre più stretto con Salt Lake City, capitale statale – e quindi l’individuazione delle tre finaliste. E accanto all’attuale sede del festival – con la sua caratteristica Main Street e lo storico Egyptian Theatre – a giocarsi l’assegnazione del festival per il futuro sono arrivate Cincinnati (a sorpresa) e Boulder.

L’inclusione della città dell’Ohio ha stupito molti, ma è stata motivata con “una forte cultura cinematografica indipendente”, sottolineata dal video a supporto della candidatura (che ricorda come la città, negli ultimi anni, abbia fatto da sfondo ad esempio a film come Carol, di un alunno del Sundance come Todd Haynes, o Bones and all, di Luca Guadagnino).

La presenza di Boulder, invece, piccolo gioiellino del Colorado a mezz’ora di auto da Denver, è in un certo senso più in linea con la tradizione Sundance: montagne (le spettacolari Flatirons), neve e molto amore per l’outdoor ricompensato dal gusto di birre artigianali - ma anche un terzo della popolazione di Cincinnati e seri dubbi sulla capacità ricettiva di una cittadina che (è il suo bello) sembra essersi fermata ai tempi della conquista del West.

E poi c’è sempre Park City, o meglio Salt Lake City, la capitale dello Utah che – se Redford e soci dovessero scegliere di non muoversi – assumerà un ruolo sempre più centrale nell’organizzazione e nello svolgimento del festival, surclassando quello del famoso hub sciistico, che gli farebbe da spalla.

In palio – in questa finale a tre, la città vincente sarà annunciata tra fine febbraio e inizio marzo – c’è una manifestazione che nel 2024 ha staccato oltre 140.000 biglietti, attratto quasi 73.0o0 persone (un terzo delle quali proveniente da fuori i confini statali dello Utah) e generato un impatto economico stimato in 132 milioni di dollari.

Oltre a offrire alcuni tra i film e i documentari più belli al mondo. 

Approfondimento

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