Noi e Nina, un cortometraggio per raccontare la clownterapia

Cinema

Il film, presentato in anteprima durante la XIX Festa del cinema di Roma, è scritto da Simona Sparaco e ha la regia di Sacha Ippoliti ed Evelina Manna

Non fanno iniezioni, non somministrano medicine e non stilano diagnosi, ma riescono comunque a far sentire curati i piccoli pazienti e i loro familiari. Sono i clowndottori, professionisti formati per alleviare il ricovero in ospedale dei bambini. Alla loro attività è dedicato il cortometraggio dal titolo Noi e Nina, presentato in anteprima, durante la XIX Festa del cinema di Roma, il 20 ottobre alla Soho House Rome.

Scritto da Simona Sparaco, già candidata al premio Strega per Nessuno sa di noi, la regia di Sacha Ippoliti ed Evelina Manna, il corto è prodotto dalla Moodyproduction, casa di produzione cinematografica con all’attivo anche altri lavori dedicati ai temi sociali. Il cortometraggio è visibile a questo link.

 

La sinossi

A introdurre la storia sono le parole di Mattia, un bambino dai grandi occhi blu. È lui a raccontare come la sua mamma entri in punta di piedi nei reparti ospedalieri per far ridere i piccoli pazienti, equipaggiata da una valigia piena di strumenti magici, musicali, burattini e oggetti buffi. Ma oltre alla narrazione, il corto dà voce a chi nella vita di tutti i giorni offre una “medicina” speciale, il sorriso. Sono gli artisti della associazione Magicaburla ets che scelgono di lavorare in contesti dove questo tipo di intrattenimento può alleviare le sofferenze.

 

Le parole dell'ideatrice

“Ho voluto fortemente realizzare questo piccolo film che, tramite la delicatezza del racconto e le testimonianze sentite dei clowndottori ed ex pazienti, descrive bene l’opera meritoria della clownterapia”, afferma Evelina Manna, produttrice e co-regista del corto.

Le testimonianze

“In tutte queste foto avevo il naso rosso che mi hanno regalato i clowndottori, giocavo con quel naso rosso e addirittura lo mettevo al mio gatto”, racconta Nina, una delle voci che dà il titolo al cortometraggio. Oggi la ragazza ha 25 anni, vive a Roma ed è una studentessa di biologia informatica. Chi indossa il camice colorato, il naso da pagliaccio e in ospedale si fa chiamare dottoressa Milù è Daria Vitelli, clowndottore per Magicaburla. “Siamo le uniche figure – spiega nel corto – che possono essere rifiutate, anche se non veniamo rifiutate quasi mai”. In un altro passaggio, Daria offre la chiave per leggere l’efficacia della sua azione in ospedale: “I bambini ricoverati – dice – sono magici ed è quella magia che fa in modo che possano guarire un po’prima”. “La terapia del sorriso è un ponte tra l’esperienza dell’ospedalizzazione del bambino e il mondo colorato dell’infanzia che può servire a rendere il ricordo di quei momenti meno traumatico e più dolce. Questa è la sua forza”, spiega Cristiana De Maio, presidente di Magicaburla Ets. “Negli ultimi vent’anni, la clownterapia è diventata una presenza costante grazie anche all’impegno di chi, come noi, ogni giorno garantisce professionalità, presenza e sostegno ai bambini, ai genitori e a tutto lo staff medico e infermieristico. Auspichiamo – conclude – che il servizio di clownterapia possa essere sostenuto dalle istituzioni pubbliche e da istituti privati”. 

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