Shining, il capolavoro di Stanley Kubrick torna al cinema in versione integrale 4K

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Grazie a Lucky Red il film horror, diretto da uno dei più grandi registi al mondo e tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King, torna in sala, come evento speciale,  dal 7 al 9 ottobre

Shining di Stanley Kubrick arrivò per la prima volta nelle sale italiane il  22 dicembre del 1980. E, si sa, i capolavori, come gli incubi, a volte ritornano. Sicché il lungometraggio tratto dalll'omonimo romanzo di Stephen King (che come è noto non amo molto questa trasposizione cinematografica) riappare sul grande schermo, sotto forma di evento speciale. Dal 7 al 9 settembre torneremo ad abitare le stanze dell'Overlook Hotel: grazie alla potenza evocativa del 4K, il potere della luccicanza risulterà ancora più abbacinante.

 

Shining, un labirinto in cui perdersi

Sia per coloro che non hanno mai visto Shining proiettato sul grande schermo, sia per chi conosce l'opera di Kubrick a menadito, vedere il film nella sala buia di un cinema è un'esperienza indimenticabile. Perché il film è un labirinto. Lo guardi, lo riguardi, lo studi, lo osservi da diversi punti di vista e poi quando credi di aver trovato l’uscita ti ritrovi al punto di partenza. Il Dedalo ti ha sconfitto, ha vinto il Minotauro. E tu ricominci da capo a studiare la struttura, i percorsi, perché non puoi fare a meno di perderti in quel gioco meraviglioso e terrificante. E tornare a vedere Shining al cinema è anche un modo di rendere omaggio a Shelley Duvall scomparsa lo scorso 11 luglio. Stanley l'aveva scelta per il ruolo di Wendy, la moglie di Jack, dopo averla ammirata in Tre donne di Robert Altman, pellicola che le valse il premio a Cannes per la miglior interpretazione femminile.

 

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Jack Nicholson, un io in frantumi

Anche per chi è dotato di una fantasia sfrenata è impossibile immaginare qualche altro attore che non sia Jack Nicholson aggirarsi con la mazza da baseball e il giubbotto color burgundi per le stanze dell’Overlook Hotel. Kubrick aveva subito pensato a Nicholson. Per il regista Jack era paragonabile a star del calibro di Spencer Tracy o James Cagney. Insomma per Stanley, Nicholson aveva l’X Factor, il talento per interpretare quei ruoli che richiedono intelligenza. Eppure all’inizio si erano fatti i nomi anche di Robert De Niro, Harrison Ford, Robin Williams , tutti attori bocciati da Stephen King. Per la gestualità inconfondibile del padre di Danny, Kubrick chiese a Nicholson di ricordarsi di tutte quegli homeless che ciondolano e si sbracciano lungo le strade di New York imprecando contro se stessi. Per ammissione dello stesso regista, la scena più difficile da girare per Nicholson fu l’incontro con il barman Lloyd. Il flusso emotivo del personaggio muta di continuo. Fu girato verso la fine delle riprese e Nicholson cambiando espressione di continuo, con piccoli gesti riesce a rendere percettibile la tragedia di un io in frantumi.

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Un bourbon col Lloyd, il miglior barman del mondo

Insomma, Shining è un rompicapo che abbiamo cercato di risolvere da più 40 anni fa. Una pellicola che ti guarda, mentre la guardi. Un’opera che ti strega. Un film, che nonostante sia ambientato negli spazi chiusi di un albergo, ti apre nuovi orizzonti. Anche se continuano a spaventarci, non smettiamo di giocare con le gemelline Lisa e Louise Burns. Con l’auspicio di non doverci giocare per sempre. Allo stesso modo desideriamo scoprire chi abiti la stanza 237, pure se privi di qualsivoglia luccicanza. E vorremo farci un bicchiere con Lloyd, il miglior barman del mondo. Il migliore tra tutti i dannati barman tra Timbuctu e Portland, Maine. O, Portland, Oregon (non a caso Lucky Red ha scelto la scena in cui Jack Torrance ordina un wisky per promuovere il film) Shining ci invita a soggiornare all’Overlook Hotel, con la speranza e il terrore di finire in quella foto della Golden Room, datata 1921.

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Shining  e la luccicanza della sala cinematografica

Shining, come sempre accade con le grandi opere, ti resta dentro. E' quasi una sensazione fisica, come quando bevi un torbato e avvogente whisky invecchiato. Negli  anni si sono rincorse le analisi più disparate, affascinanti e bizzarre. Un caleidoscopio di significati presunti e di teorie, sintetizzati nel documentario Room 237. Ma al netto di quello che si vuole leggere dietro il capolavoro di Stanley Kubrick, l’aurea di Shining continua a luccicare da quando venne proiettato per la prima volta. Il mattino continua ad avere l’oro in bocca e nel salone delle feste riecheggiano ancore  le note di Midnight, The Stars and You.  Soprattutto se si può vivere questi momenti grazie alla magia di una sala cinematografica.

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