Love, amore e sesso senza conformismi. La recensione del film in concorso a Venezia 2024

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Presentato l'ultimo lungometraggio in gara per vincere il Leone d'Oro all'81.ma edizione della Mostra del Cinema, Dopo Sex, il regista novergese Dag Johan Haugerud porta al Lido il secondo emozionane capitolo della sua trilogia nata per dimostrare che sono possibili per tutti nuovi modi di pensare e di comportarsi. La pellicola sarà distribuita prossimamente in Italia da Wanted Cinema

In un’edizione della Mostra di Venezia (LO SPECIALE - LA DIRETTA) segnata da documentari e lungometraggi sulla guerra declinata in tutte le sue varianti, è di buon auspicio che a chiudere il concorso sia un pellicola intitolata Love (in originale Kjærlighet). Magari Virgilio si sbagliava quando scriveva Omnia vincit amor: et nos cedamus amori (l'amore vince tutto, arrendiamoci anche noi all'amore), ma si sa: la speranza è sempre l’ultima a morire. La pellicola è il secondo capitolo della trilogia firmata dal regista norvegese Dag Johan Haugerud, iniziata con Sex (presentato alla Berlinale 2024) e che si concluderà con Dreams (ancora inedito), tutti distribuiti in Italia da Wanted Cinema, casa di distribuzione dedicata a opere di ricerca e "ricercate", per chi da una pellicola si aspetta non soltanto divertimento, ma anche pensiero, stimolo, dibattito, sorpresa, approfondimento.

Abbasso il conformismo

Amarsi e innamorarsi a Oslo e dintorni. Romanticismo e sessualità danzano abbarbicati in questo lungometraggio in fuga “alla norvegese” dalle norme abituali imposte dalla società. Perché dobbiamo regolamentare le nostre relazioni? Gli affetti, le amicizie, il sesso dovrebbero essere liberi e obbedire solo all’amore, parimenti a tutto l’universo, come cantavano Franco Battiato e Carmen Consoli in una celebre canzone, ispirata a una frase di La Fontaine. Certo è sfidante essere liberi in un mondo prigioniero delle convenzioni, ma Marianne, medico eterosessuale interpretato da Andrea Bræin Hovig, celebre attrice teatrale e cantante norvegese, e To (Tayo Cittadella Jacobsen), infermiere gay, proveranno a cambiare le regole. Talvolta gli incontri al buio possono rivelarsi illuminanti. Le app Tinder sono isole, la cui esplorazione può rivelarsi una panacea. Il desiderio è anarchico, e l’attrazione dei corpi irrefrenabile. Pure i sentimenti risultano sovente un mistero. Senza pontificare o salire in cattedra, il film con grazia, rigore e stile, mette in scena i frammenti di un discorso amoroso. Il lungometraggio non è una guida per riconoscere i propri amanti, un manuale per essere felici, ma l’appassionato ritratto di esseri umani che cercano di diventare quello che sono, in barba al conformismo e all’asservimento. E in questi tempi omologati e cupi, abbiamo davvero bisogno di questa tipologia di opere.

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Fare l' amore e fare del bene

Come ha dichiarato il regista," il tema principale di Love è come fare del bene. Credo che il racconto abbia un ruolo cruciale nell'immaginare mondi e prospettive alternative. Permette alle persone di esprimersi e di agire in modi spesso insoliti. £Tra inquadrature suggestive della città di Oslo, dialoghi ottimamente scritti e recitato, il film ci offre un affresco dettagliato della confusione sentimentale in cui viviamo.  Come su un battello i personaggi navigano tra ragione e sentimento, tra orgoglio e pregiudizio. Ma l’importante è sempre come si ama e non chi.  Senza dimenticare che il pregio di Love è di affrontare il tema della malattia (entrambi i protagonisti lavorano in un ospedale) con sobrietà senza calcare la mano o esacerbare i drammi. Insomma, un film per tutti quelli che cercano il proprio posto nel mondo e che credono ancora nell’amore, come nel sesso.

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