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Nonostante, a Venezia 2024 il film di Mastandrea per chi ama e rischia. La recensione

Cinema

Paolo Nizza

L'attore italiano inaugura la sezione Orizzonti della 81 mostra del cinema con la sua seconda regia. Un'opera sorprendente ed emozionante

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“Se si ha l’amore in corpo, non serve giocare al flipper. L’amore esige una tensione tale che non c’è più bisogno di rivaleggiare con una macchina, con la quale del resto non si può che perdere”. L’aforisma di Rainer Werner Fassbinder si sposa come il cioccolato fondente con il whisky torbato per introdurci nel mondo di Nonostante, la pellicola presentata alla 81.ma Mostra del Cinema di Venezia (SEGUI LA DIRETTA) nella sezione Orizzonti. Dopo il felice esordio alla regia con Ride (nastro d’argento nel 2019 per il miglior regista esordiente) l’attore torna dietro la macchina da presa per un ‘opera surreale, malinconica e profondamente autentica nel suo vagabondare tra giorni tutti uguali, sentimenti inespressi, desideri rimossi, passioni sopite. Ma in agguato dietro un angolo, si manifesta talvolta un’emozione (niente affatto da poco) che fa battere il cuore anche a chi credeva di non averlo più. E l’esistenza da quel giorno non sarà più la stessa di prima.

Nonostante, la trama del film

“The waiting is the hardest part”, ovvero "L’attesa è la parte più difficile” cantavano  Tom Petty and the Heartbreakers. Il concetto, tuttavia non vale per il protagonista di Nonostante. Parimenti agli altri personaggi del film, non ne conosciamo il nome di battesimo. È soltanto un uomo che passa in serenità la propria vita in ospedale, senza preoccuparsi molto del futuro. È ricoverato da tempo e quella condizione di stasi, gli pare il solo modo sereno di esistere. Recluso volontariamente in una bolla immaginaria, scansa problemi e responsabilità con l’abilità di uno slalomista su una pista di sci. Qualche compagno vive male la situazione e si sente intrappolato. Per il nostro protagonista, forse si è liberi sono nelle limitazioni. Ma quando una ragazza viene ricoverata nello stesso reparto, le cose cambiano. La giovane è ribelle, irrequieta. Sogna di abbandonare quella stanza, preferisce rischiare, magari morire nel tentativo di andare incontro al mondo. Inizialmente infastidito, turbato, l’uomo viene travolto da un sentimento che credeva dimenticato. Sicché, tocca decidere se abbandonare la routine e affrontare l’ignoto.

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Amore, realismo e magia

A Valerio Mastandrea non piace vincere facile. C’è del coraggio nello scegliere un avverbio per il titolo di un film e per raccontare una storia d’amore semplice tipo quelle che si vivono a 13 anni. Senza contare che l’attore sceglie la chiave del realismo magico, modalità rischiosa. Perché tra il ridicolo e il sublime, non c’è che un passo. E Mastandrea vince l’ardua sfida. Basti pensare che nel lungometraggio si passa da Non Voglio mica la luna di Fiordaliso a Noi non saremo cantata da CSI, per finire con uno struggente brano degli Otto Ohm. E il film si trasfigura in viaggio su un battello ebbro verso l’infinito. Un volo periglioso e appassionato nella straziante bellezza del creato. Un viaggio reso possibile grazie a un cast azzeccatissimo. Oltre a Mastandrea sornione e nubiloso, troviamo Laura Morante, Barbara Ronchi, Lino Musella e la rivelazione Dolores Fonzi. Insomma, un’opera da vedere nonostante i molti pregiudizi esistenti nei confronti del cinema italiano.

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