Padre Pio, tra la Storia e il "Cinema di Poesia". La recensione del film di Abel Ferrara

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Presentato a Venezia alla 19.ma edizione degli Autori, l'opera firmata dal regista italoamericano arriva nelle sale italiane dal 18 luglio. Una potente riflessione sul rapporto tra la religione e la storia. Una pellicola che attraverso i tormenti del giovane frate di Pietrelcina (interpretato da Shia LaBeouf) rievoca il massacro di San Giovanni Rotondo avvenuto nell'ottobre del 1920

 

“So che hai versato lacrime. So che continui a piangere ogni giorno per l’ingratitudine dell’uomo. Tu scegli le anime e nonostante io non sia degno hai scelto me per aiutarti. Più l’anima soffre senza il minimo conforto, più le sofferenze si alleviano. La mia gioia è questa.  So che mi darai ciò di cui ho bisogno. So che non me lo negherai. Ho bisogno di coraggio. So che provvederai".

Inizia con queste parole forti, potenti, scolpite nella Padre Pio, l’ultimo film di Abel Ferrara, presentato alle Giornate degli autori, rassegna autonoma all’interno della Mostra del Cinema di Venezia. Nelle sale cinematografiche a partire da giovedì 18 luglio,,Un’opera che segna il ritorno al del "Cinema di Poesia". Sulle orme di Pier Paolo Pasolini, con la scandalosa forza rivoluzionaria del passato, il regista americano che da tempo vive e lavora a Roma riscrive la storia di Franceso Forgione nato a Pietrelcina, in provincia di Benevento. I dubbi, le inquietudini, le tentazioni di quel frate visionario che il mondo conoscerà con il nome di Padre Pio si fondono con le miserie, le speranze, i dolori della popolazione di San Giovanni Rotondo, un paese sulle montagne del Gargano, un luogo di povertà, malattie, disordini politici, dove Dio pare lontanissimo. Siamo nell’ autunno del 1920, alla soglia delle prime elezione politiche in un Italia, da poco uscita dalla Prima Guerra Mondiale. Tra amore, confessione ed empatia, Francesco combatte contro quelle forze demoniache che possono assumere le forme più svariate. Si sa, il diavolo non è colui che è, ma colui che tu vuoi che egli sia.

Shia LaBeouf, tra lacrime e demoni

Padre Pio  è una pellicola che si apre e si chiude sulle lacrime di un uomo che non è un santo che compie miracoli, ma un essere umano che porta su di sé tutto il dolore del mondo. Grazie alla fotografia sgranata e crepuscolare di Alessandro Abate, la macchina da presa ci restituisce i volti, le emozioni, i dolori di un Italia arcaica, ma assolutamente attuale. La scelta felice di mescolare attori non professionisti, autentici monaci, con star del calibro di Shia LaBeouf (straordinario protagonista), conferisce all’opera la forza di un affresco corale e poderoso. Inquadratura dopo inquadratura, si percepisce di un Paese che vorrebbe mutare il proprio destino tra quelle bandiere socialiste e rosse che si stagliano sullo sfondo del tricolore sabaudo. Tuttavia, il sogno muore il 14 ottobre del 1920. I socialisti hanno vinto le elezioni a San Giovanni Rotondo, ma la coalizione di destra non accetta il risultato e la festa si trasforma in un bagno di sangue. Un massacro dimenticato che segna l’inizio di un periodo terrificante. Non a caso il diavolo sussurra queste parole a Padre Pio: "Pensi che gli ultimi cinque anni siano stati brutti? Vedrai i prossimi venti".

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Il cameo di Asia Argento

L’assordante silenzio di Dio che getta nella disperazione più assoluta Il cattivo Tenente interpretato da Harvey Keitel  si trasfigura nella mano divina che consola Padre Pio in lacrime. L’eterna lotta fra bene e male, tra Cristo  e Satana, si consuma sulle note di Midnight with the stars and you. E il film ci offre pure un notevole cameo di Asia Argento nei panni maschili di un demone che confessa al frate di Pietrelcina le proprie, spaventose aberrazioni, nel tentativo di turbare il monaco. Ma a differenza di The Addiction non è più il tempo di Pecco Ergo Sum, ma del “Mi confesso, quindi sono”.

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