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Giacomo Giorgio: "Il successo non mi ha montato la testa"

Cinema

Denise Negri

Il successo, l'ambizione lo stimolo di diventare un "grande attore" ma anche il lavoro, l'impegno, la concentrazione. Giacomo Giorgio si racconta al Filming Italy Sardegna Festival in attesa di iniziare le riprese del suo prossimo film e sognando di vincere un Oscar...prima o poi.

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E’ uno degli attori del momento. Classe 1998, napoletano di 26 anni, Giacomo Giorgio reduce dal successo di "Mare Fuori" che ha poi saputo consolidare nella terza stagione di "Doc", sarà a breve sul set con Ludovica Martino, per un film con la regia di Jacopo Bonavicini dal titolo provvisorio “Carosello”.

Dal premio Kineo ai Nastri d’Argento, la sua carriera è in repentina ascesa.

Pacato, posato, disponibile, modesto. “Sono mosso da una sana ambizione, senza dimenticare che la professione dell’attore è un gioco, molto serio”.

Ospite al Filming Italy Sardegna Festival, ecco che cosa ci ha raccontato

 

Giacomo, a breve sarai su un nuovo set. Cosa ci puoi raccontare?

 

“Diciamo che a breve significa letteralmente domani mattina (risata)!

Inizio (con Ludovica Martino) le riprese del film “Carosello” che è una bellissima storia d’amore che dura vent’anni ed è anche la storia di questi 20 anni di Carosello, degli anni cinquanta, sessanta e settanta, dove io ho la fortuna di interpretare un regista di questi caroselli. Mi diverte molto l’idea sia di interpretare un regista che di raccontare la storia di questi caroselli così amati e così popolari e spero di riuscire in qualche modo a restituire quel sapore lì”.

 

Fino ad ora hai fatto scelte professionali molto diverse. Come scegli le storie?

 

“Devo dire di essere stato molto fortunato fino ad ora, perché quando c’è la possibilità di scegliere vuol dire che hai proposte differenti e che in qualche modo la carriera ti sta andando bene. Detto questo naturalmente mi piace mettermi in gioco con personaggi diversi gli uni dagli altri e credo che sia questo lo spirito del nostro mestiere, ossia “interpretare” vite diverse e raccontare storie diverse. V

orrei cercare sempre di calarmi in mondo variegati.”

 

Mare Fuori e Doc, che cosa hanno rappresentato per te?

 

“Diciamo che “Mare Fuori” per me è stato come un figlio, nel senso che è stato il posto che mi ha dato la possibilità di esistere in questo mondo e quindi lo porterò per sempre nel cuore e ne sarò per sempre grato.

“Doc” mi ha dato la possibilità di calamari in un personaggio e in un mondo completamente diverso e quindi di conquistare la fiducia di un certo tipo di pubblico. Un pubblico più adulto che ovviamente si chiedeva se fossi in grado di affrontare un ruolo diverso. Entrambe comunque sono due produzioni in cui chi ci lavora è legato da grande affetto, sono tutti come una famiglia e io credo che il segreto del successo delle due serie sia anche questo.”

 

Sei giovane e sei molto seguito dal pubblico. La senti come una responsabilità?

 

“No, nel senso che sento la responsabilità nella mia vita privata perché sia prima che adesso cerco di mantenere un atteggiamento corretto in ogni circostanza.

Con una eventuale condotta scorretta potrei influenzare negativamente qualcuno nella mia sfera privata e questo non lo voglio. Per quanto riguarda invece la mia vita professionale, personalmente in ogni nuovo progetto riparto da zero.

Per me è importante non considerare i premi come un arrivo, li considero come uno slancio. Cerco di rimanere concentrato e di rimboccarmi le maniche ogni volta”.

 

Sembri un ragazzo molto maturo: come fai a non montarti la testa con tutta l'attenzione che si è creata attorno a te?

 

“E’ molto semplice: basta appunto ogni volta pensare di ricominciare da capo.

A parte che io mi monterò la testa nella vita se vincerò un Oscar (ride), senza screditare gli altri premi!...però sono convinto di non aver ancora fatto il mio “ruolo della vita” e se lo farò, anche allora ricomincerò da zero. È come quando corri, fai cento metri e torni indietro, riparti e magari fai 150 metri, torni indietro e riparti nuovamente. Questa è la mia mentalità”.

 

Insomma, una giusta e sana ambizione

 

“Si l’ambizione è importante e io penso che l’unica maniera per diventare “grandi” sia mirare ai “grandi”. Il tutto senza però considerarsi chissà chi, perché in fondo facciamo un mestiere molto bello che è un gioco molto serio, però è sempre un gioco insomma…non dobbiamo “farla troppo pesante!”