"Adagio", un super cast per la Roma criminale di Stefano Sollima

Cinema

Bruno Ployer

foto Emanuela Scarpa

Dal 14 dicembre nei cinema 'Adagio', il film di Stefano Sollima presentato in concorso alla Mostra di Venezia. "Non vedremo una Roma da cartolina", spiega il regista nell'intervista che abbiamo realizzato a lui e agli attori.

Dalla Mostra di Venezia, dove era in concorso, arriva in 350 cinema il 14 dicembre. Esce “Adagio”, il film di Stefano Sollima con un super cast di attori dove Roma diventa il campo d’azione di criminali in guerra tra loro. In questa storia la mala non ha alcun fascino, è solo cinica e spietata. Non c’è salvezza, né per i vecchi, nè per la generazione al comando. Sono violenza e corruzione a muovere i personaggi. L’unica, debole speranza sembra essere il giovane Manuel, che cerca la fuga da quel mondo di malavita che lo aveva già fatto suo. È interpretato da un esordiente, Gianmarco Franchini, scelto da Sollima al primo provino.

La città di Roma che si vede in “Adagio” è una metropoli di luoghi periferici e problematici, simili a quelli nei quali vivono tanti abitanti, non a quelli fotografati dai turisti. Quella di Sollima è una Roma priva della Grande Bellezza. “Proprio come può essere Roma, spiega il regista nella nostra intervista, abbiamo voluto evitare le vedute da cartolina, tenere fuori i monumenti che la rendono una città meravigliosa agli occhi di tutto il mondo. Ci siamo concentrati sulla Roma dei Romani, cioè la parte effettivamente abitata e non molto rappresentata dal cinema. Come ‘Sulle strade della California’ c’è ‘Sulle strade di Roma".

Nel film vediamo inquadrature larghissime della città circondata da incendi. Nella storia ci sono anche improvvisi e frequenti mancanze di energia elettrica che rendono la notte completamente buia. Se è una metafora ce la può spiegare?

“Siamo partiti da un elemento realistico, vissuto da qualsiasi cittadino, e lo abbiamo trasformato in qualcos’altro.  Le fiamme hanno un valore simbolico perché rappresentano la fine di un’era, cioè il periodo d’oro criminale dei nostri tre protagonisti, che oggi si ritrovano a vivere nelle macerie di quello che fu il loro mondo”.

I tre protagonisti citati da Sollima sono tre anziani criminali, ormai fuori dal giro e tormentati da problemi fisici. Sono interpretati da Toni Servillo, Valerio Mastandrea e Pierfrancesco Favino. Quest’ultimo è quasi irriconoscibile appena appare nella sua interpretazione di Cammello: lunghe sessioni di trucco lo hanno trasformato in smagrito e completamente calvo. 

“Questa trasformazione era scritta dagli sceneggiatori Bises e Sollima – ci dice Favino- dopodichè nella storia si dipanano le tensioni interne a quest’uomo. Sono contento di aver potuto sviluppare una fisicità diversa e secondo me è molto bello che Favino si perda dentro un personaggio: è una cosa che inseguo nel mio lavoro. Non voglio essere di distrazione alla storia”.

Toni Servillo è Daytona, un vecchio criminale che tutti credono ormai demente, ma allo spettatore rimane il dubbio che finga di non ragionare. Una scena di confronto con i rivali dà nuova luce al personaggio. Per per la prima volta Servillo recita con accento romano.

“Non ho molta dimestichezza con i dialetti, a parte il mio che poi è una lingua, cioè il Napoletano. Mi sono fatto molto aiutare dai colleghi e dal regista, che più romano non si può. Mi capita poi di stare per lunghi periodi a Roma, dove ho molti amici e quindi per me è stato facile. Se avessi dovuto fare un film sulla banda del Brenta avrei avuto qualche difficoltà in più”.

L’altro vecchio criminale che compare in 'Adagio' è Polniuman, vecchio e isolato nella sua casa malmessa. Lo interpreta Valerio Mastandrea, al quale chiedo come ha trovato il mondo di Sollima.

“Molto suo, molto particolare. Non ci ho trovato niente delle cose che ho trovato in tanti anni di carriera. Come attore ho praticato altri tipi di cinema e di personaggi. I miei colleghi si sono divertiti, ma per me è stato molto impegnativo., soprattutto perché quando lavori con Stefano la tua vita privata è sospesa. Non esisti più, sei solo suo.”

Su tre livelli il personaggio di Adriano Giannini, Vasco: è corrotto, spietato, ma capace di essere un padre premuroso. “ Sì, c’è questa alternanza. Vasco è un padre che sa amare, ma l’altra faccia è quella di un soldato che ha puntato il suo bersaglio, cioè il protagonista del film, e per raggiungerlo è disponibile a qualunque cosa. Nella sua caccia si frappongono questi vecchi malavitosi e lui si comporta di conseguenza, spesso in maniera letale."

Con un cast di questo calibro, il protagonista è un esordiente, scelto dal regista al primo provino. Si chiama Gianmarco Franchini ed interpreta un giovane che si ritrova ad essere l’obiettivo di una caccia all’uomo perché a conoscenza di informazioni scottanti. Gli domando cosa si aspetta da questo film.

"Per quanto mi riguarda è il primo tassello e spero di metterne altri. Ora sto studiando e vediamo come va. Certo, un progetto così ricco è un bel trampolino e se sarò apprezzato non potrò che esserne contento”.

“Una risposta molto diplomatica", osservo io, ma intervengono Sollima e Favino: “No, no, lui è proprio così”, garantiscono.

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