Nel docufilm sullo spettacolo teatrale andato in scena tra il 2019 e il 2023, l'attrice interpreta la Callas più personale, quella della dedizione assoluta al canto, dell'amore, del trionfo e dei tormenti. Il docufilm presentato alla Festa del Cinema di Roma è basato su uno spettacolo teatrale internazionale andato in scena per tre anni
Monica Bellucci è Maria Callas. Dopo il tour nei teatri internazionali dal 2019 al 2023, ora esce il docufilm con lo stesso titolo: Maria Callas – Lettere e memorie, che nasce dallo spettacolo teatrale arricchito di interviste, immagini d’epoca, girati delle prove, del dietro le quinte, oppure ambientati negli spazi realmente vissuti dalla soprano che è considerata da moltissimi la maggiore del ‘900.
Monica Bellucci, le piace la lirica?
Sì, a me piace la lirica, però devo dire quello che ho scoperto e che mi ha affascinato: il fatto che la Callas è uno dei più grandi soprano di tutti i tempi lo sapevamo, ma quello che mi ha veramente incuriosito era la dualità di questa grande artista che faceva sognare tutti. Era una grande diva e allo stesso tempo un cuore semplice, che poi è quello che ha provocato la sua morte.
Intervisto Monica Bellucci in occasione della presentazione alla Festa del Cinema di Roma del film di Tom Volf e Yannis Dimolitsas, di cui l’attrice è protagonista assoluta con il suo volto, il suo portamento, la sua recitazione in francese, Inglese, Italiano degli scritti della Callas.
Monica Bellucci, a me sembra che questo film forse sia più su di lei che su Maria Callas.
In effetti è un film che racconta una tournée teatrale di tre anni che abbiamo fatto in giro per il mondo. La protagonista è Maria Callas perché la tournée è su di lei. Quando Tom Volf è arrivato a propormi questo spettacolo avevo molta paura, visto che era la mia prima volta in teatro, ma quando ho letto le lettere e le memorie non potevo dire di no perché era come se attraverso queste lettere avessi avuto la possibilità di entrare nell'anima di Maria. La chiamo Maria perché nello spettacolo si racconta più Maria che la Callas.
Oltre all’aspetto professionale dell’interpretazione c’è stata da parte sua immedesimazione con Maria Callas, o quanto meno ammirazione?
Quando accetti di rappresentare un personaggio è chiaro che c'è un'empatia forte. Quando un personaggio è molto lontano da te, se lo accetti è perché lo puoi capire. Ciò che mi ha toccato di più sono la sua fragilità e la sua forza. È una donna che ancora ispira tutti perché ha avuto il coraggio di vivere le sue emozioni fino in fondo. È una donna che ha sacrificato tutta la sua infanzia e tutta la sua giovinezza per il lavoro, ha dato tutta la sua anima e tutto il suo cuore e poi quando ho incontrato Onassis ha sacrificato il suo lavoro per amore.
Tra le caratteristiche di Maria Callas ce n’è una che vorrebbe avere anche lei?
Sicuramente c'è qualcosa che ci accomuna: l'anima Mediterranea. Inoltre Maria Callas è nata a New York, poi è andata a vivere in Grecia, poi è diventata una star in Italia, poi è andata a vivere a Parigi. Quindi era comunque una straniera ovunque andasse. Posso capire bene questo stato d'animo.
C’è la concreta possibilità che Maria Callas sia oggi soltanto un nome famoso, soprattutto nelle generazioni più giovani. Lei l’ha raccontata bene?
In questo spettacolo si è raccontata più Maria che Maria Callas. Si è raccontata la parte più intima, quella che poche persone conoscevano. Lo spettacolo era diviso in tre parti: si raccontava prima Maria giovane che cerca il successo e tutto il suo entusiasmo. Poi la Maria più adulta con il contrasto che viveva fra la sua vita privata e il suo lavoro. Poi la parte dove lei vive la sua solitudine e la sua tristezza con grande dignità. Quindi è più Maria che Callas.
Dunque l’ha raccontata bene?
Questo non lo so, però è stato un grande tour teatrale e il pubblico è stato molto generoso.