Kasia Smutniak debutta come regista con il documentario MUR

Cinema
©IPA/Fotogramma

L’attrice e modella fa il suo esordio dietro la macchina con un racconto che costeggia il muro anti-migranti di 186 km al confine tra la Polonia, suo paese natale, e la Bielorussia

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L’attrice e modella Kasia Smutniak ha annunciato il suo debutto alla regia con il documentario MUR. Prodotto da Fandango, il progetto è stato girato lo scorso anno tra la Polonia, suo paese natale, e la Bielorussia, in un crudo e coraggioso viaggio che attraversa il muro di 186 km costruito al confine tra i due paesi, al fine di respingere i migranti in cerca di asilo.

La prima volta dietro la macchina da presa

Kasia Smutniak, volto di innumerevoli film e serie come, rispettivamente, Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese e In Treatment con Sergio Castellitto, nella sua carriera ha vinto il Nastro d’argento come migliore attrice protagonista con Allacciate le cinture di Ferzan Özpetek e come migliore attrice non protagonista con Loro di Paolo Sorrentino. Ora, Kasia Smutniak è pronta a fare il suo esordio alla regia con MUR, un documentario girato al confine tra la Polonia e la Bielorussia. Nata proprio in Polonia nel 1979, Smutniak ambienta dunque il suo primo film da regista nel suo paese natale in un viaggio che, dal ghetto ebraico di fronte a cui la stessa Smutniak è cresciuta, arriva fino alla barriera di 186 km costruita dal governo polacco al confine con la Bielorussia. MUR di Kasia Smutniak è un documentario che, infatti, concentra la propria attenzione proprio sul tema del muro, del filo spinato e del confine, inteso sia come metafora divisoria che come barriera tangibile.

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Kasia Smutniak: “MUR è un racconto istintivo, difficile e un po’ folle”

L’attrice, modella e ora anche regista Kasia Smutniak, ha condiviso la notizia del suo esordio dietro la macchina da presa con uno scatto pubblicato nel suo profilo Instagram. Smutniak, in particolare, si è soffermata sull’urgenza di raccontare questa storia, scrivendo quando segue: “Un anno fa ho deciso di prendermi del tempo, per me stessa, con tutte le conseguenze che avrebbe potuto avere questa decisione per il mio futuro artistico e non solo. La verità è che da tempo sentivo che quello che mi circondava era più interessante di quello che raccontavo interpretando vari personaggi. Non mi apparteneva più quella voglia di sfida, di esplorare le emozioni sullo schermo. Non nella misura in cui conoscevo il modo di raccontare le storie fino ad adesso. Ero arrivata a fine corsa e stavo per cominciare un altro viaggio, eccitante perché ignoto. Ho voluto fermarmi e concentrarmi su una sola storia, quella che vivevo io in quel momento, che per me era diventata importante e urgente. Così è nato MUR. Un documentario che è stato girato l’anno scorso, al confine tra la Polonia e la Bielorussia, dove nell’intento di fermare i rifugiati veniva costruito un muro lungo 186 km, il più costoso d’Europa. MUR è un racconto istintivo, difficile, un po’ folle ma probabilmente il più personale che abbia mai fatto”.

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