Sciopero attori, il discorso di Fran Drescher contro gli Studios Hollywood

Cinema

Elena Pomè

©Getty

Poche ore prima della proclamazione del più grande sciopero del settore cinematografico e televisivo avvenuto dal 1960, la Presidente del sindacato Screen Actors Guild ha contestato l'avidità dei produttori rappresentati dall'Alliance of Motion Picture and Television Producers e ha ribadito l'unità con gli sceneggiatori ormai fermi da più di due mesi

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Non avevamo scelta. Noi siamo le vittime qui. Siamo vittime di un’entità molto avida”. Il 13 luglio, in occasione della conferenza stampa del Screen Actors Guild, Fran Drescher ha dismesso i panni di Tata Francesca per agitare i pugni in veste di Presidente del più grande sindacato statunitense degli attori, entrato in sciopero contro gli Studios di Hollywood dopo il fallimento delle trattative contrattuali. Il sindacato che rappresenta oltre 160.000 interpreti, dalle grandi star come Meryl Streep, Jennifer Lawrence e Glenn Close agli altri professionisti del grande e piccolo schermo, ha incrociato le braccia contro l’Alliance of Motion Picture and Television Producers, il sindacato statunitense dei produttori e dei broadcasters che include tra gli altri Netflix, Disney e Warner Bros., nel più grande sciopero del settore avvenuto dal 1960. Dal 14 luglio gli attori si sono infatti uniti alla protesta del Writers Guild of America, il sindacato statunitense degli sceneggiatori che sono ormai fermi da più di due mesi, infliggendo così un duro colpo all’industria cinematografica. I sindacati esigono migliori condizioni contrattuali in presenza del nuovo modello di business diffuso nel settore, inclusi gli aumenti dei compensi “gravemente erosi” nell’era dello streaming e le garanzie sull’uso dell’intelligenza artificiale in grado di generare copioni o di clonare voci e immagini, considerata una vera e propria “minaccia esistenziale per le professioni creative”. Come ha ricordato Drescher, i timori paventati da attori e sceneggiatori non sono confinati davanti o dietro la cinepresa, perché “quello che succede qui è importante perché ciò che succede a noi sta succedendo in tutti i campi del lavoro, quando i datori di lavoro fanno di Wall Street e dell’avidità la loro priorità e dimenticano i contributori essenziali che fanno funzionare la macchina”. La Presidente non ha neppure nascosto lo sgomento per il trattamento ricevuto dai produttori, in particolare “dal modo in cui invocano la povertà, si lamentano di perdere denaro a sinistra e a destra quando danno centinaia di milioni di dollari ai loro amministratori delegati. È disgustoso. Vergogna”. Con gli occhi inumiditi dalle lacrime, Drescher ha ribadito che “loro si schierano dalla parte sbagliata della storia in questo momento. Noi ci schieriamo solidali, in un’unità senza precedenti”, perché “non si può continuare ad essere sviliti, marginalizzati, subire mancanze di rispetto e di onore. L’intero modello di business è stato modificato dallo streaming, dal digitale, dall’intelligenza artificiale”. Il grido degli artisti di Hollywood rappresenta uno storico grido di verità: “Se non ci alziamo in piedi ora, presto saremo tutti in difficoltà. Tutti saremo in pericolo di essere sostituiti da macchine e da grandi imprese che si preoccupano più di Wall Street che di te e della tua famiglia”. L’attrice ha concluso con fierezza: “Noi chiediamo rispetto! Non potete esistere senza di noi!”.

GLI EFFETTI DELLO SCIOPERO

Lo sciopero degli attori ha congelato la produzione di film e serie tv, già rallentata negli ultimi due mesi dalla protesta degli sceneggiatori. Anche gli eventi cinematografici e televisivi risentiranno del blocco dei lavori, dal momento che gli attori non parteciperanno ai red carpet e alle promozioni dei progetti, con effetto immediato: il 13 luglio i protagonisti di Oppenheimer, l’attesissimo film di Christopher Nolan, hanno lasciato la première di Londra, già anticipata di un’ora per evitare il rischio di cancellazione, in seguito all’annuncio dello sciopero. In pericolo, tra le altre, anche la cerimonia degli Emmy Awards fresca dell’annuncio delle candidature, che potrebbe slittare da settembre a novembre o addirittura a gennaio 2024, e l’80ª edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

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LA REPLICA DEI PRODUTTORI

Nel frattempo l’Alliance of Motion Pictures and Television Producers, che si è detta “molto delusa” dal fallimento dei negoziati, ha replicato di aver offerto aumenti di stipendio “importanti” e “una proposta innovativa sull’intelligenza artificiale”. Ha rincarato la dose l'amministratore delegato di Disney Bob Iger, che in un’intervista alla Cnbc ha definito “non realistiche” le aspettative degli attori e degli sceneggiatori e “molto inquietante” la decisione di scioperare.

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